Cronaca nera

Oncologo arrestato a Bari, il racconto: "Chiedeva soldi e noi pagavamo"

Il primario di oncologia dell'ospedale Giovanni Paolo II di Bari è stato arrestato per peculato e concussione lo scorso 12 luglio. La donna dalla cui denuncia è partita l'indagine: "Ci ha manipolati, chiedeva soldi esplicitamente"

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"Aveva chiesto soldi esplicitamente, ma io in quel momento non ragionavo, non davo valore a nulla se non alla vita di mia madre. La situazione purtroppo in quel periodo era grave, però lui ci aveva fatto capire che avrebbe visto i nipoti. Lui disse esplicitamente: 'Io mi prendo 250 euro', riferito a quella prima visita". Lo racconta al Corriere.it la figlia di una paziente a cui, secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla procura di Bari, il primario di Oncologia dell'Irccs dell'ospedale Paolo Giovanni II del capoluogo pugliese, Vito Lorusso, avrebbe chiesto una cospicua somma in denaro per una prestazione che il servizio sanitario nazionale garantisce gratuitamente. Da qui la denuncia e poi il successivo arresto del professionista con l'ipotesi di reato per concussione e peculato. Secondo il gip Rosa Caramia, che firmato l'ordinanza di custodia cautelare, l'indagato "ha percepito indebitamente somme di denaro sia nell'ambito delle prestazioni rese durante la sua attività di servizio pubblico che in quelle di intramoenia, al di fuori di ogni contabilizzazione presso il cup".

"L'essenziale è che mia madre stesse bene"

È una testimonianza a dir poco sconcernante quella della donna dalla cui denuncia sono partite le indagini. Lei si era rivolta a Lorusso affinché curasse sua madre, poi deceduta, affetta da una forma rara di tumore alla rinofaringe. Stando al racconto, l'oncologo avrebbe chiesto ad ogni visita tra i 100 e i 200 euro. "Lui ci prendeva in cura, - racconta la signora - si faceva carico di tutto. Durante la prima visita si vantò di aver curato nel migliore dei modi tanti tumori alla rinofaringe. Disse: 'non vi preoccupate. Sapete quanti ne ho visti!'". I familiari della paziente, confidando nelle parole del medico, non riuscirono a sottrarsi alle richieste di denaro. "Quando purtroppo ci sono queste tragedie - continua la figlia della paziente - uno non si chiede 'Perché mi chiede i soldi? Perché sto pagando? Tu mi dici quello che devo fare e io lo faccio'. L'essenziale, per me, era che mia madre stesse bene e non soffrisse. C'erano delle speranze".

"Era quello che muoveva le marionette"

Secondo quanto emerso della indagini, Lorusso avrebbe chiesto soldi anche ad altri pazienti. "La consapevolezza della reiterazione del suddetto modus operandi anche con gli altri pazienti - si legge negli atti - finiva per acuire la loro condizione di sudditanza psicologica nei confronti dello stesso, alimentata dal costante timore che, ove si fossero rifiutati di elargire le somme di denaro indebitamente pretese, il medico avrebbe potuto rallentare l'iter terapeutico". E ancora: "All'apice di tutto, della piramide, c'era sempre Lorusso, era quello che muoveva le marionette. A noi servivano le sue ricette e la sua approvazione per la chemio. Era fondamentale. Ed è stato manipolatorio".

Le accuse nei confronti del medico

Vito Lorusso, chirurgo oncologo dell'Irccs Giovanni Paolo II di Bari, è stato arrestato in flagranza lo scorso 12 luglio con l'ipotesi di reato per peculato e concussione. A far scattare le indagini è stata la querela sporta dalla parente della paziente defunta. Il medico è stato "sorpreso all'interno dello studio medico al primo piano del presidio ospedaliero - si legge in una nota della Procura - subito dopo aver ricevuto una somma di denaro da parte di un paziente oncologico presente nella struttura per una visita di controllo che il Servizio sanitario nazionale garantisce gratuitamente". Il tutto "con le modalità concussive già riscontrate in altri episodi precedentemente accertati. Poco prima di essere arrestato ha detto al paziente 'dove si fa la coda...

io cerco di evitarti ovviamente tutti quei…quelle rotture'".

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