Cronaca locale

Dopo la morte di Barbara Capovani, un'altra aggressione: allarme al Santa Chiara a Pisa

La dottoressa è stata aggredita nello stesso reparto in cui Barbara Capovani venne massacrata a colpi di spranga da un ex paziente

Dopo la morte di Barbara Capovani, un'altra aggressione: allarme al Santa Chiara a Pisa

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Da tempo medici e operatori sanitari chiedono aiuto, denunciando a cadenza quasi quotidiana aggressioni e minacce nei loro confronti. Oggi, a distanza di pochi mesi dalla morte di Barbara Capovani, psichiatra uccisa durante il suo turno di lavoro all'ospedale Santa Chiara di Pisa, arriva la notizia di una nuova violenza commessa nel medesimo nosocomio.

Allarme aggressioni

Non si fermano le aggressioni all'interno degli ospedali. La situazione è ormai fuori controllo, e medici e operatori sanitari hanno sempre più paura di presentarsi sul posto di lavoro. Spaventa il fatto che un nuovo attacco sia accaduto proprio al Santa Chiara, dove lo scorso aprile la dottoressa Barbara Capovani è stata massacrata a colpi di spranga da un suo ex paziente, Gianluca Paul Seung.

Malgrado l'atroce episodio, che ha portato alla morte della Capovani, l'ospedale pisano è stato nuovamente una volta teatro di un'aggressione, ancora una volta contro un medico. Lo scorso 3 giugno, riferisce il quotidiano PrimaFirenze, è stata attaccata un'altra dottoressa del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura. A seguito dell'aggressione, la donna ha riportato la frattura di un dito.

Ma non finisce qui. Passata una settimana, la stessa professionista è stata nuovamente assalita. Giovedì 8 giugno, infatti, un ragazzo in evidente stato di alterazione, condotto in ospedale dalla polizia per un Tso, ha colpito la donna con un forte colpo di mano, facendole saltare via la medicazione che stava tenendo fermo il dito precedentemente fratturato.

Il giovane, che prima di essere portato via dalle autorità aveva aggredito i propri familiari, era considerato pericoloso, eppure ha avuto la possibilità di aggredire la dottoressa.

Questo ennesimo episodio porta ancora una volta l'attenzione sulle precarie condizioni in cui sta operando il personale sanitario, ormai costretto a lavorare nella paura.

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