
Il caso di Garlasco è attualmente in una fase di quiete. È agosto, non ci sono stati particolari avvenimenti che giustifichino la sospensione delle ferie e quindi non emergono particolari novità in merito. Tuttavia nei programmi di informazione estivi si continua a discutere del caso e qualche elemento trapela dalle parole di chi lo sta seguendo, in particolare avvocati e consulenti, mentre i periti e la procura hanno l'obbligo del silenzio. Nell'ultima puntata di "Filorosso" andata in onda lunedì sera tra gli ospiti c'erano il generale Luciano Garofalo, che ai tempi dell'omicidio era capitano dei Ris di Parma che hanno condotto parte delle indagini mentre oggi è consulente di parte di Andrea Sempio, e l'avvocato Antonio De Rensis, che difende Alberto Stasi.
"Sono convinto che sulla scena del crimine ci fossero più persone. Dobbiamo aspettare, credo arriveranno molti accertamenti che susciteranno confronti piuttosto vivi", ha spiegato De Rensis, lasciando intendere che potrebbero esserci sviluppi importanti in un prossimo futuro. Nella stessa puntata era ospite anche Flaminia Bolzan, criminologa, che è tornata sull'autopsia della vittima fatta nel 2007 dal dottor Marco Ballardini e, in particolare, sulla possibile arma del delitto che, è bene specificarlo, non è mai stata trovata. Secondo lei, è "difficile ipotizzare che quelle lesioni (i tagli sugli occhi, ndr) si siano prodotte con la parte fina del martello, mi sembra un mezzo ad azione tagliente più fine". E tra le altre cose ha voluto mettere in evidenza un'altra anomalia, un "foro di diametro molto piccolo che si trova più o meno all'altezza della tempia, vicino all'orecchio". Questa lesione, "mal si sposa con tutto il quadro di quello che abbiamo descritto, quindi diventa difficile immaginare la presenza di un terzo mezzo lesivo che possa averla prodotta".
Sono stati numerosi i temi trattati nel corso della puntata, compresa la spazzatura che è stata repertata nel 2008 e analizzata di recente dal perito genetista incaricato dal gip. In quel sacchetto non c'era altro Dna se non quello di Chiara Poggi e quello di Stasi nella cannuccia di un Estathe.
"Il mio assistito, al procuratore, quando è stato interrogato, che è la sede dove si deve parlare e Alberto è sempre andato a parlare con tutti i Magistrati a differenza di altri, ha spiegato di aver sempre bevuto l’Estathé e magari lo ha fatto anche quella sera, dopo la pizza", ha dichiarato ancora l'avvocato a "Filorosso".