Caso Orlandi, anche la procura di Roma potrebbe riaprire le indagini

La possibilità non è stata esclusa dal procuratore capo Francesco Lo Voi, anche se i quaranta anni trascorsi potrebbero costituire un problema

Caso Orlandi, anche la procura di Roma potrebbe riaprire le indagini

Si continua a parlare del caso Orlandi, con la procura della Repubblica di Roma che addirittura non allontana la possibilità di riaprire l'inchiesta sulla scomparsa di Emanuela, anche se i tanti anni trascorsi potrebbero comportare considerevoli difficoltà.

La procura di Roma potrebbe essere coinvolta

Ad esprimersi a riguardo è Francesco Lo Voi, procuratore capo di Roma, che, intervenuto a un evento organizzato con gli studenti della scuola don Bosco di Palermo, non ha escluso l'eventualità di una ripresa delle indagini, specie ora che si stanno muovendo sia lo Stato italiano, con la Commissione d'inchiesta, che il Vaticano.

"Dopo quaranta anni non solo non è facile trovare elementi, ma nemmeno fare le pulci alle attività svolte dagli inquirenti dell'epoca perché ogni situazione, ogni indagine va contestualizzata", ha dichiarato Lo Voi, come riportato da Il Messaggero. "Non è da escludere che sarà coinvolta nuovamente la Procura di Roma, motivo per cui non posso parlarne", ha aggiunto.

Qualcosa potrebbe presto muoversi, dunque. E non è escuso che la anche la magistratura romana possa coprire un ruolo cruciale nel tentativo di fare finalmente luce su cosa sia realmente successo a Emanuela Orlandi, scomparsa all'età di 15 anni nel maggio del 1983.

"Quel che si poteva fare nel 1983 non è quello che si può fare ora e ciò spiega anche molte lacune nelle indagini", ha proseguito il procuratore capo. "Di sicuro c'è che ci sono alcuni reati cosiddetti comuni, anche se gravi, in cui o la soluzione arriva in pochi giorni, oppure ci si impantana e dopo trenta-quaranta anni ancora se ne discute", ha concluso.

La speranza non vacilla

Lo stesso Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha più volte menzionato la procura della Repubblica di Roma, auspicando un suo possibile coinvolgimento nella ripresa delle indagini. Ospite ad Atlantide, trasmissione su La7, l'uomo ha auspicato che Marcello Neroni, persona vicina alla Banda della Magliana nel cui audio si fa riferimento a certi comportamenti di papa Wojtyla, venga presto ascoltato.

"Noi ci proviamo", avrebbe dichiarato Alessandro Diddi, promotore di Giustizia della Città del Vaticano, come affermato da Orlandi, "se non ci riusciamo, chiederò l'aiuto di Lo Voi, affinché lo ascolti e poi ci riferisca, noi scaveremo in questa direzione".

Alla luce delle pesanti accuse mosse contro Giovanni Paolo II, ascoltare di persona Marcello Neroni diviene più che mai indispensabile.

Cosa sta facendo lo Stato italiano

Intanto anche il Parlamento si sta muovendo, e si lavora alacremente per la Commissione d'inchiesta. Si vuole fare chiarezza su quanto accaduto non solo a Emanuela, ma anche a Mirella Gregori, scomparsa il 7 maggio 1983.

La speranza è che la Commissione possa partire già dal prossimo mese. Tutti i parlamentari sono consapevoli della grande rilevanza di questo momento. "Bisognerà fare un lavoro serio di setaccio con chi se n'è occupato seriamente, sia in ambito giudiziario che nel mondo dell'informazione; ovviamente in sinergia con le istituzioni vaticane", ha affermato il deputato dem Roberto Morassut, come riportato da Il Messaggero.

Morassut non dà valore all'audio di Neroni, e precisa che il compito dei parlamentari"deve essere quello di non dare seguito a documenti che non hanno nessuna fondatezza e al contempo

indagare sul vero tema, cioè gli intrecci più che probabili tra ambienti finanziari deviati, servizi segreti e criminalità organizzata che, in questa vicenda, hanno coinvolto settori alti del Vaticano".

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