Caso Resinovich, il giallo della poesia per Sterpin: "Quando non ci sarò cercami"

Spunta una poesia dedicata da Liliana Resinovich e Claudio Sterpin: cosa significava quel messaggio?

Caso Resinovich, il giallo della poesia per Sterpin: "Quando non ci sarò cercami"
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Tra i tantissimi, oltre mille, messaggi che Liliana Resinovich avrebbe inviato all’amico speciale Claudio Sterpin, ci sarebbe una mail contenente una poesia. E in calce una firma: “Tua Lilly”. Un paio di giorni dopo che gli inquirenti hanno cristallizzato la testimonianza del maratoneta in incidente probatorio, quella firma sembra quasi un ulteriore indizio a riprova della presunta relazione tra i due. Ma, come sempre, in questa vicenda, non è più possibile sentire l’altra versione. Va ricordato che, sebbene nelle indagini iniziali fu chiesta l’archiviazione per suicidio, le indagini ora ipotizzano l’omicidio, tanto che ad aprile 2025 il vedovo della donna, Sebastiano Visintin, è stato iscritto nel registro degli indagati.

La poesia

Liliana Resinovich scompare da Trieste il 14 dicembre 2021, venendo ritrovata tre settimane più tardi nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico giuliano. Di lì a qualche giorno - sostiene Sterpin - i due avrebbero dovuto avviare una convivenza. Ma dieci giorni prima della scomparsa, Resinovich invia all’amico una poesia forse trovata sui social network.

Il testo della poesia è questo: “Quando non mi vedrai, quando non ci sarò più, tu cercami… Chiudi gli occhi e cercami fra i tuoi ricordi, pensa alle nostre canzoni, ad un'autostrada deserta, ad un giallo campo di girasoli, al ticchettio di una pioggia incessante, ad una panchina, ad una dolce serena mattina. Cercami anche in una lacrima che brilla di un pianto d'amore. Tu cercami, cercami ovunque fra i tuoi ricordi. Mi vedrai, sarò al tuo fianco come sempre. Ti sembrerà di toccarmi, di baciarmi, di tenermi ancora stretta al tuo fianco. Cercami, io sarò sempre lì, ferma nei tuoi ricordi, ed appena ti vedrò apparire ti bacerò, con quel sorriso che solo a te ho donato. Quando non mi vedrai, quando non ci sarò più, tu cercami… Cercami nei tuoi ricordi… Io ci sarò”.

Non si conosce l’autore - qualcuno riporta si possa trattare di un poeta “social” con diverse sillogi presenti su varie piattaforme letterarie, Francesco Vero, la cui pagina Facebook, ferma al 2024 conta oltre 11mila follower. Ma più che interrogarsi su questo, ci si interroga sul perché Resinovich abbia mandato a Sterpin la poesia.

Sognavamo di noi, facevamo progetti e obiettivamente non ricordo neppure di averle fatto delle domande in merito. Era per me è uno dei tanti messaggi affettuosi che lei mi mandava. Invece, oggi, sembra essere un messaggio premonitore”, ha dichiarato l’ottuagenario atleta a Il Piccolo di Trieste in merito a quel messaggio.

Suicidio o omicidio?

Sui social è partita la ridda delle ipotesi. C’è chi dice che quella poesia sia dedicata a chi ha perso una persona cara, e in effetti Sterpin è rimasto vedovo per due volte: che fosse questo il gancio? C’è anche chi, a differenza di Sterpin che vede una premonizione, ravvisa la lettera di un’aspirante suicida.

Va ricordato che, sebbene nelle indagini iniziali fu chiesta l’archiviazione per suicidio (resta celebre il video del ritrovamento, in cui uno degli inquirenti fa riferimento a un’altra donna che si sarebbe tolta la vita in zona), tuttavia le indagini ora ipotizzano l’omicidio, tanto che ad aprile 2025 il vedovo della donna, Sebastiano Visintin, è stato iscritto nel registro degli indagati.

A supporto della tesi omicidiaria c’è la consulenza collegiale guidata dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo, che ha stabilito come Resinovich sia stata uccisa il giorno stesso della scomparsa. Grande peso hanno avuto le lesioni riscontrate sul corpo, e non solo, della donna.

A marzo 2025 l’avvocato Nicodemo Gentile, che sostiene la parte lesa, ovvero il fratello della donna Sergio Resinovich, aveva detto a IlGiornale: “Chi alla luce, ancora oggi, della consulenza Cattaneo, di tutte le consulenze delle parti - che hanno valutato quella costellazione di lesività, che, unitariamente valutate,

ci dicono che non sono compatibili in nessun modo con lesività da colpi di natura accidentale - chi continua a oggi, in qualsiasi modo, diretto o indiretto, a parlare di suicidio, evidentemente non è in buona fede”.

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