Scena del crimine

Narcotizzato e soffocato nel bidone con l'acido: i killer di Andrea La Rosa e il movente economico

Andrea La Rosa scomparve la sera del 14 novembre 2017. L’unica traccia lasciata fu una mazzetta di banconote. Dopo un mese la scoperta: era stato ucciso. Per l’omicidio furono condannati un conoscente e la madre

Narcotizzato e soffocato nel bidone con l'acido: i killer di Andrea La Rosa e il movente economico
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Una serata passata al campo della sua squadra di calcio. Un appuntamento poco dopo e, alla fine, il nulla. Di Andrea La Rosa, ex giocatore di calcio e dirigente sportivo, si perse ogni traccia la sera del 14 novembre 2017 e per settimane il suo rimase un caso di scomparsa avvolto nel mistero. Poi la scoperta agghiacciante: Andrea era stato ucciso. Per l’omicidio vennero condannati il conoscente Raffaele Rullo e la madre di questi Antonietta Biancaniello, che insieme avevano architettato un piano diabolico che portò alla morte di La Rosa.

Un gesto premeditato e studiato nei minimi dettagli. "Alla base c'è una profonda ignoranza dei sentimenti e del rispetto della vita umana", ha commentato a ilGiornale.it il luogotenente dei carabinieri Giulio Buttarelli, che si occupò del caso. Madre e figlio, attualmente in carcere, sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo.

La scomparsa

"Da 20 giorni nessuno ha più notizie di Andrea La Rosa, manager 35enne scomparso senza lasciare traccia". A distanza di oltre due settimane, giornali e telegiornali parlavano della misteriosa sparizione del direttore sportivo del Brugherio calcio. Nessuno aveva sue notizie e nessuno poteva sapere cosa fosse realmente accaduto a La Rosa.

L’ultima volta in cui era stato visto era il 14 novembre 2017, un martedì. Prima di cena, Andrea La Rosa era andato a prendere la fidanzata Estella all’uscita dal lavoro. Quella sera alle 20 avrebbe dovuto andare al campo di calcio del Brugherio, per la presentazione del nuovo allenatore. L’impegno al campo di calcio terminò intorno alle 21.30. Per la restante parte della serata La Rosa informò la fidanzata circa i suoi spostamenti: l’ultimo messaggio le arrivò intorno alle 22.10, quando si trovava in via Cogne a Quarto Oggiaro. Da quel momento, di Andrea La Rosa si perse ogni traccia: l’uomo scomparve nel nulla.

Le prime indagini

Quella sera Andrea La Rosa aveva mostrato alla fidanzata delle mazzette di banconote nascoste nei calzini. Si trattava di circa 8000 euro. L’uomo li aveva sistemati a mo’ di parastinchi e aveva rivelato di doverli consegnare a una persona. Successivamente, quando gli investigatori perquisirono la casa di La Rosa, trovarono un foglio di carta: "Era il testo di una mail inviata ad Estella, ma su cui vi erano appuntate varie somme di denaro, che poi accertiamo essere dei prestiti che Andrea fa ad alcuni soggetti. Sono persone che noi abbiamo sentito e che ci hanno confermato di aver ricevuto dei soldi in prestito che corrispondevano alle cifre riportate a penna sull’e mail", spiegò il maresciallo dei carabinieri Pasquale Afeltra, nel documentario Il mistero del calciatore. Un totale di 64mila euro, prestati ad amici e conoscenti.

E fu proprio intorno ai soldi che i carabinieri iniziarono a indagare, analizzando il conto bancario del ragazzo scomparso, per individuare eventuali movimenti di denaro sospetti. Nel frattempo si cercarono di ricostruire anche gli spostamenti di La Rosa e di rintracciare la sua auto, una Audi A3 grigia. Le prime verifiche diedero esito negativo. Poi la svolta. "Una delle telecamere più importanti che analizziamo è quella nei pressi di via Cogne", spiegò il maresciallo Afeltra. Quella videocamera infatti riprese il passaggio della macchina di Andrea La Rosa alle 22.09 del 14 novembre.

Quell'appuntamento la sera della scomparsa

Ma la macchina di La Rosa non era la sola. Davanti all’Audi A3 sfrecciava un’altra automobile: era quella di Raffaele Rullo, un conoscente dell’uomo scomparso che con lui aveva appuntamento proprio dopo l’impegno al campo da calcio. A rivelarlo era stata la fidanzata Estella. A lei La Rosa aveva parlato di un incontro tra i due quella sera. Il motivo? A detta della donna, i due si sarebbero dovuti incontrare proprio a causa dei soldi che l'ex calciatore aveva nascosto nei calzini. Ma, secondo Rullo, l’appuntamento era stato fissato perché si sarebbe voluto confidare circa il rapporto con la fidanzata.

La sera della scomparsa Rullo chiese a La Rosa di raggiungerlo al McDonald’s di Viale Certosa e, una volta arrivato lì, lo invitò a seguirlo. I due, quindi, raggiunsero via Cogne, la zona dove una delle telecamere analizzate dagli inquirenti aveva ripreso le autovetture dei due ragazzi. Proprio in quella zona abitava la madre di Rullo, Antonietta Biancaniello, che disse di essere scesa in strada con il cane e di aver visto il figlio parlare con La Rosa.

I sospetti degli inquirenti

Nonostante la segnalazione di una possibile presenza straniera, un dettaglio portò i sospetti degli inquirenti a concentrarsi intorno all’ultima persona che aveva visto La Rosa prima della scomparsa: Raffaele Rullo. Il suo nome, infatti, compariva nella lista trovata dai carabinieri in casa del calciatore. A fianco al nome di Raffaele Rullo erano segnati 30mila euro. Ma l’uomo non aveva mai accennato a quel debito. A quel punto i carabinieri iniziarono a monitorare Rullo con delle intercettazioni ambientali. Rullo, sposato con due figli, conduceva una vita che sembrava al di sopra delle sue possibilità economiche. A renderla possibile sarebbero state le truffe che l’uomo metteva in atto ai danni delle assicurazioni automobilistiche.

Anche le dichiarazioni della madre di Rullo, relative all’ultimo avvistamento di La Rosa, lasciarono dubbiosi gli inquirenti. Antonietta Biancaniello disse di aver visto il calciatore salire su una macchina con targa straniera, ma questa affermazione non ebbe alcun riscontro. "Quasi tutte le strade in allontanamento da via Cogne erano monitorate da telecamere - spiegò il maresciallo Afeltra nel documentario - e nessuna ha catturato il passaggio di un’auto riconducibile a quella descritta dalla Biancaniello". Questo portò i carabinieri a concludere che quella macchina non fosse mai esistita.

Ad alimentare i sospetti verso madre e figlio intervennero anche le analisi effettuate sul traffico telefonico del cellulare di La Rosa. Dopo l’ultimo messaggio inviato alla fidanzata alle 22.10, in cui l'atleta le rivelava la sua posizione in via Cogne, il cellulare dell’uomo perse la connessione. Qualche ora dopo, all’1.35, il segnale si riattivò per qualche istante e mostrò la sua presenza nella stessa zona in cui sembravano attivi anche Rullo e la madre. Poi, pochi minuti dopo, una videocamera riprese l’auto di Rullo in uscita da via Cogne. Così Antonietta Biancaniello e Raffaele Rullo divennero i sospettati numero uno per la scomparsa di Andrea La Rosa.

"Andrea La Rosa è stato ucciso"

A quel punto, come spiegato a ilGiornale.it dal luogotenente Giulio Buttarelli, i carabinieri decisero di "pedinare la signora Biancaniello". Le intercettazioni infatti avevano catturato una conversazione tra la donna e il titolare di un magazzino, a proposito di qualche oggetto ingombrante che doveva essere recuperato. Così, alle 11 del 14 dicembre 2017, Antonietta Biancaniello uscì da casa, diretta al magazzino. Dietro la Lancia Y della madre di Rullo procedevano i carabinieri.

Una volta che la donna giunse al magazzino, sulla sua automobile venne posizionato con un muletto un bidone blu, poi coperto con dei cartoni. "Dopo aver caricato il bidone all’interno dell’auto e aver percorso qualche chilometro - ha raccontato Buttarelli - fece una cosa che ci spiazzò: parcheggiò la macchina in doppia fila e si fermò al bar a prendere un caffè". Un comportamento anomalo per una donna che poteva avere un cadavere nel bagagliaio: "Per questo pensammo che potevamo aver preso un granchio".

Una volta risalita in auto, la donna continuò per la sua strada. "Decidemmo di farla fermare da un’altra pattuglia, facendo passare l’accertamento come un controllo di routine su strada", ha spiegato Buttarelli. Una volta bloccata la Lancia Y della donna, i carabinieri portarono il bidone in caserma per controllarne il contenuto. E lì trovarono il cadavere di Andrea La Rosa. Il calciatore era stato ucciso.

Un delitto premeditato

Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, La Rosa venne attirato in una trappola ben ordita da Raffaele Rullo e da Antonietta Biancaniello. La coppia killer infatti aveva già predisposto tutto il necessario per compiere l’omicidio: "Dall’analisi dei file riscontrammo che c’era stata una chiara pianificazione del delitto", ha rivelato alla nostra redazione il luogotenente Buttarelli.

Raffaele Rullo aveva cercato su Internet “parole come ‘acido’, ‘acido forte’, ‘ascia’, ‘motosega’, ‘teli protettivi’”. Non solo. "Riuscimmo a ricostruire che, più di una volta, Rullo aveva disdetto l’incontro con La Rosa perché non aveva a disposizione tutto il materiale per dare seguito al piano criminale". Prima dell’appuntamento con La Rosa, Rullo si era procurato il fusto in cui venne ritrovato il corpo, diverse taniche di acido cloridrico, che sarebbero potute servire per eliminare ogni traccia del cadavere, e dei potenti narcotici. L’uomo inoltre aveva acquistato una motosega che, secondo gli inquirenti, sarebbe dovuta servire per il depezzamento del corpo, i cui tentativi (non riusciti) vennero rilevati a livello della gola della vittima. "Andrea La Rosa fu narcotizzato con le benzodiazepine - ha ricostruito il luogotenente Buttarelli, riportando le conclusioni del medico legale - e morì per soffocamento causato da due fattori, per inalazione dei fumi dell'acido e per la costrizione all'interno del bidone in cui era stato chiuso".

Per l’omicidio di Andrea La Rosa, Raffaele Rullo e Antonietta Biancaniello vennero condannati all’ergastolo per omicidio pluriaggravato, soppressione di cadavere e tentato omicidio, nonostante l’intenzione della madre di prendersi tutta la colpa. Nello stesso processo, madre e figlio vennero accusati e condannati anche per un’altra vicenda: il tentato omicidio di Valentina Angotti, allora moglie di Raffaele Rullo. Nelle motivazioni che accompagnavano la sentenza di Appello, il giudice definiva Rullo come "ideatore, istigatore, e forse determinatore del tentato omicidio di Valentina Angotti, al solo scopo di incassare i soldi dell’assicurazione che lui stesso aveva stipulato sulla vita della moglie". Anche per l'omicidio La Rosa il movente sarebbe da ricercare nei soldi, quelli che la vittima aveva prestato a Rullo e che lui non aveva intenzione di restituire.

La Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna nell’aprile del 2022, sottolineando come la sentenza di appello fosse stata "chiara nell’evidenziare l’assenza di qualunque disturbo di origine mentale o psichico" e di attribuire a Rullo una "piena capacità di intendere e di volere".

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