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"Non pensavo che Diana potesse morire". La Pifferi sulla morte della piccola

Il video dell'interrogatorio della donna a poche ore dalla morte della figlia: "Sapevo di fare una cosa sbagliata"

"Non pensavo che Diana potesse morire". La Pifferi sulla morte della piccola
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Dal rapporto burrascoso con l'ex ai weekend fuori casa, fino ad arrivare al tentativo inutile di rianimare la figlia: per la prima volta, grazie a Quarto Grado, vengono diffuse le immagini della confessione fatta da Alessia Pifferi ai carabinieri, a poche ore dalla tragica morte della piccola Diana.

Il rapporto con Angelo Mario

La donna rivela agli inquirenti le prime fasi della crisi con Angelo Mario, escludendo che questa fosse dovuta in qualche modo alla presenza della bimba. "La crisi quindi non era dovuta alla bambina, era il rapporto tra voi due che non andava", considera il carabiniere. "Quindi il 23 di dicembre decide di chiudere il rapporto con me", spiega Pifferi, "poi invece abbiamo fatto pace e abbiamo tirato fin dopo l'Epifania". Da allora passa del tempo prima che Angelo Mario si rifaccia vivo. "Di punto in bianco, dopo sei mesi, mi manda un messaggio chiedendo di incontrarci, rimasi sorpresa. Voleva che provassimo di nuovo a stare insieme", racconta la donna. "Ci siamo visti per un aperitivo all'Idroscalo e c'era anche mia figlia. Vedeva in lui una figura paterna, lo chiamava "Papà".

"Quando invece andava via nei weekend, sua figlia?", incalza il militare."Andavo via venerdì sera e tornavo lunedì mattina", la risposta. "E sua figlia?". "Mia figlia era a casa", dice la Pifferi."La lasciava sola per l'intero fine settimana?", chiede l'interlocutore. "Sì, infatti ero sempre molto agitata". "E quando tornava a casa in che stato fisico e psichico era?". "Fisico, l'ho sempre trovata abbastanza bene", dice la donna. "Era pulita?", chiede il carabiniere. "La lavavo subito, a volte non teneva il pannolino, se lo strappava". "Come faceva a mangiare?", insiste l'inquirente. "Quando andavo via le mettevo sempre due biberon di latte, quattro bottigliette d'acqua e due di tè deteinato".

La consapevolezza

"Perchè si è comportata così? Non era preoccupata per sua figlia?", domanda uno degli inquirenti. "Sapevo di fare una cosa che non andava fatta. Perché poteva capitare qualunque cosa", replica la Pifferi."Che cosa?". "Poteva cadere dal lettino, poteva subentrare un malessere, un malore, ma non pensavo che sarebbe potuta morire", specifica la donna. "Tuttavia è rimasta fuori per tutti questi giorni?", domanda il carabiniere, senza ottenere una risposta.

Il ritorno a casa

"Quando è rientrata come ha trovato sua figlia?", incalza il militare. "Così com'era, nel lettino...", si limita a dire la donna. "Il pannolino ce l'aveva?", insiste l'interlocutore. "No, io glielo avevo messo, ma non ce l'aveva. L'ho trovato sul letto", rivela la Pifferi,"appena ho visto la bambina mi sono spaventata, aveva le mani e i piedi viola, sono andata subito nel panico". La piccola, tuttavia, era già morta e a nulla sono valsi i tentativi di rianimarla. "Ho pensato che era successa una cosa troppo grave", ammette Pifferi, "poi ho preso la bambina, l'ho tirata su, le ho fatto un massaggio cardiaco, ma non succedeva niente. Allora l'ho presa, le ho dato delle pacchette sulla schiena, le ho massaggiato le mani e le ho messo dell'acqua in bocca, ma vedevo che non si muoveva".

"Lei conosce le conseguenze del digiuno prolungato?", domanda uno degli inquirenti.

"A parte la disidratazione no", si limita a rispondere la donna. "Signora, il fatto che è successo è molto grave, quindi lei stasera non può tornare a casa, penso che ne sia consapevole. Purtroppo lei deve andare in carcere", annuncia il carabiniere.

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