Da qualche giorno si scava alla Casa del Jazz di Roma con ruspe e georadar: l'obiettivo è l'ex abitazione di Enrico Nicoletti, considerato il banchiere della Banda della Magliana, successivamente espropriata e divenuta appunto la Casa del Jazz. Nicoletti aveva acquistato quella casa nel 1983, un complesso architettonicamente notevole, che comprendeva un casino di caccia, sotto al quale c'era una cantina, trombata intorno alla metà degli anni ’90. C'è chi suppone che al suo interno si possano trovare ancora armi e denaro appartenuti alla Magliana, o forse corpi tra cui quello del giudice Paolo Adinolfi, scomparso nel 1994. Ma il 1983 è accaduto qualcos'altro di importante a Roma: la scomparsa di Emanuela Orlandi, il 22 giugno di quell’anno.
Il possibile coinvolgimento della Banda della Magliana
A “Chi l'ha visto?” è intervenuta la sorella Natalina Orlandi, commentando: “Come dice Pietro, qualsiasi cosa succede a Roma può darsi pure che c’è Emanuela Orlandi lì”. Nei giorni scorsi lo stesso Pietro Orlandi confermò a “Storie italiane” come di quella cantina, posseduta prima che da Nicoletti da una congregazione religiosa, gli avesse parlato qualcuno in passato.
E qui la narrazione diventa un intreccio su uno dei più grandi gialli della storia italiana. Nicoletti aveva infatti acquistato la casa all'asta, e la vendita era stata autorizzata dal cardinal Ugo Poletti, la stessa persona citata in una telefonata anonima ricevuta a “Chi l'ha visto?” nel 2005, per aver autorizzato anche la sepoltura di De Pedis nella basilica di Sant'Apollinare. Del fatto che De Pedis potesse aver avuto a che fare con il caso Orlandi aveva parlato agli inquirenti anche la sua ex amante, Sabrina Minardi, la quale però venne non ritenuta attendibile.
Da Natalina Orlandi era andato anche a padre Domenico Celata, economo della congregazione che aveva fruito la villa successivamente in possesso di Nicoletti. Celata afferma di essere entrato nella cantina fino al 1974, e ha fornito in passato agli Orlandi una cartina, anche se chiaramente la famiglia non poteva disporre per organizzare degli scavi in una proprietà privata. Celata che sta coadiuvando gli scavi dice che per trovare la scala della cantina bisogna notare un dislivello.
Il pedinamento
Ma c'è anche dell'altro. Nei giorni precedenti alla scomparsa di Emanuela Orlandi - hanno raccontato gli inquirenti dell'epoca alcuni suoi amici - la giovane sarebbe stata seguita da un gruppo di ragazzi, è uno di loro, passando lì accanto, le avrebbe toccato il braccio esclamando: “Eccola, è lei!”. Nel gruppo, gli amici avrebbero riconosciuto riconosciuto Marco Sarnataro e Angelo Cassano detto “Ciletto”. Quest'ultimo contattato anni fa dalla redazione della trasmissione di Raitre, negò non solo un proprio coinvolgimento ma, come sua supposizione personale, anche qualsiasi coinvolgimento tra cardinali e Banda della Magliana: “Come mia deduzione penso che si sarebbero serviti di altre persone”.
Sarnataro, quando gli inquirenti ascoltarono Cassano, era deceduto, per cui fu interrogato il padre, il quale affermò che il figlio e altri avrebbero pedinato Emanuela Orlandi su ordine di De Pedis, per poi farla salire su una Bmw berlina a piazza Risorgimento, alla fermata dell’autobus. “Mi corre l’obbligo morale di confermare il coinvolgimento di mio figlio in quella vicenda”, avrebbe detto l'uomo agli inquirenti. Un testimone in effetti aveva raccontato di aver visto la quindicenne salire proprio su una Bmw nera. C'è poi la telefonata che uno dei fedelissimi di De Pedis, Sergio Virtù, ebbe con una sua compagna dell'epoca. Nella telefonata parla di aver vissuto una giovinezza scapestrata e di non essere pentito di ciò che aveva fatto. La donna il telefono nomina inizialmente Emanuela Orlandi. “L’ho fatto per i soldi”, è il commento che si ascolta nel intercettazione di Virtù. Come sarebbe risultato dai documenti della procura, Giuseppe Pignatone, che archiviò l’inchiesta, trovò alcuni indizi di un possibile coinvolgimento della Magliana nel rapimento della quindicenne.
Ti interessa l'argomento?
Il diario e la Bmw nera
Il diario di Emanuela Orlandi può contenere informazioni utili? Il quaderno usato dalla giovane venne sequestrato dagli inquirenti nei primissimi giorni delle indagini. Ora si torna a parlare di questi scritti grazie alla Commissione parlamentare di inchiesta, dove è stato notato come Emanuela abbia scritto di un teatro cineforum sulla Cassia, “Il montaggio delle attrazioni”. La struttura si sarebbe trovata nei pressi della casa di un regista di b-movie, tale Bruno.
E qui il giallo si infittisce, perché c'è una donna di 24 anni che seguiva le stesse lezioni di musica di Emanuela Orlandi e i cui genitori lavoravano nella scuola di musica. La 24enne e il marito dell'epoca furono ascoltati dagli inquirenti, poiché nei giorni della scomparsa di Orlandi si sarebbero resi i reperibili. Entrambi si sono sempre detti e si dicono ancora estranei, nonostante il fratello di lei avesse rivelato agli inquirenti la propria supposizione, ovvero che nel caso Orlandi avrebbe potuto esserci la mano del cognato. La 24enne in questione, prima del matrimonio, avrebbe avuto una relazione con il regista Bruno, il quale sarebbe stato in possesso di una Bmw nera. E i genitori della donna, all'interno della scuola di musica proprio nelle ore in cui veniva rapita la quindicenne, stavano festeggiando le nozze d’argento.
Ma le coincidenze non finiscono qui.
Una scuola sulla Cassia era frequentata da José Garramon, per il cui omicidio preterintenzionale è stato condannato Marco Accetti, il fotografo che si ipotizza essere l'Amerikano, ovvero colui che telefonava a casa Orlandi per fornire presunte indicazioni per il rilascio, e che aveva affermato di essere in possesso del flauto di Emanuela - eventualità che poi si è rivelata falsa.