Delitto di Afragola, la madre di Martina: "Hanno scritto che non mi importava della morte di mia figlia"

Enza Cossentino, madre di Martina Carbonaro, la ragazza di 14 anni uccisa ad Afragola: "Se non mi fossi mostrata forte, qui saremmo crollati tutti"

Delitto di Afragola, la madre di Martina: "Hanno scritto che non mi importava della morte di mia figlia"
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"Sono state dette tante cattiverie, hanno scritto che ho reagito con indifferenza alla morte di mia figlia, come se non mi importasse nulla. Ma se non mi fossi mostrata forte, qui saremmo crollati tutti." Lo ha detto Enza Cossentino, madre di Martina Carbonaro, la ragazza di 14 anni uccisa ad Afragola, che ha incontrato il parlamentare di Avs, Francesco Emilio Borrelli con il consigliere comunale Salvatore Iavarone.

"Avevo capito che qualcosa non andava - ha aggiunto la donna - quando lui è tornato a casa senza di lei ed è corso subito a farsi una doccia. Ho avuto un terribile presentimento, ho pensato che l'avesse uccisa. Così è stato. Ci ha anche ingannati, partecipando alle ricerche per depistare le indagini". Anche il padre, al fianco di Fiorenza, ha espresso il suo dolore con una frase che è ormai diventata un grido di giustizia: "Ce l'hanno ammazzata. Ora vogliamo solo verità e giustizia."

Borrelli ha espresso solidarietà alla famiglia e ha condannato con fermezza "l'ondata d'odio" che li ha travolti. "È inaccettabile che, oltre al trauma devastante, questa famiglia debba affrontare anche il fango sui social. In momenti come questi si deve solo stare vicini alle vittime e ai loro cari, non infangarli o colpevolizzarli."

Il deputato ha inoltre richiesto maggiore attenzione istituzionale e un sostegno psicologico immediato per i familiari: "Non possiamo lasciare sola questa famiglia. Le istituzioni devono fare la propria parte per garantire giustizia e impedire che episodi simili possano ripetersi. Continuerò a monitorare da vicino la situazione." Borrelli ha poi rivolto un appello alla magistratura: "I giudici non devono farsi intenerire. Il ragazzo non si è costituito per pentimento, ma perché si è sentito braccato. È necessario verificare se abbia avuto complici: è difficile immaginare che da solo abbia potuto legare e occultare il corpo per poi fingersi partecipante nelle ricerche."

Infine, un messaggio chiaro a chi continua a colpire la famiglia con parole insensate: "Chi non ha nulla da dire in

termini di vicinanza e rispetto, taccia. Basta con chi infanga la memoria di Martina, che era solo una bambina. E basta con chi, come il padre dell'assassino, prova a giustificare l'omicidio accusando la vittima. È vergognoso."

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