Cronaca nera

Il giallo dell'ansiolitico nella cisterna. La madre di Ciccio e Tore: "Riaprite le indagini"

I due fratellini furono ritrovati senza vita nella cisterna di un rudere abbandonato a Gravina di Puglia nel 2008. La mamma, Rosa Carlucci, ha presentato un'istanza di riapertura delle indagina: "I colpevoli ci sono"

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Era il febbraio del 2008 quando i fratellini Francesco e Salvatore Pappalardi, meglio noti come Ciccio e Tore, furono trovati senza vita sul fondo di una cisterna all'interno un rudere abbandonato - "la casa delle cento stanze" - a Gravina in Puglia, dopo che per circa 1 anno e mezzo se ne erano perse le tracce. Per gli inquirenti dell'epoca si trattò di morte accidentale, una tragica fatalità. Un'ipotesi che non ha mai convinto fino in fondo Rosa Carlucci, la mamma dei due bambini, che proprio stamattina ha depositato un'istanza di riapertura delle indagini in Procura a Bari. "Mi auguro che questa volta il procuratore Roberto Rossi, dopo le nostre esistenza, faccia luce sul caso: i colpevoli ci sono ed è giusto che su Ciccio e Tore venga fatta giustizia. Siamo fiduciosi", ha detto la donna al Corriere.it.

L'istanza di riapertura delle indagini

A spingere per la riapertura dell'inchiesta è anche Filomena, la sorella di Ciccio e Tore. "Riteniamo che due bambini in tenera età - spiegano l'avvocato Giovanni Ladisi, che insieme al consulente Rocco Silletti assiste Rosa Carlucci e la figlia - non possano essersi recati spontaneamente in un casolare sperduto poco prima di mezzanotte. Furono indotti o costretti a recarsi lì. Noi non puntiamo il dito contro nessuno, e con questa istanza offriamo degli spunti perché pensiamo che le indagini vadano riaperte". "Qualsiasi reato diverso dall'omicidio - puntualizza il legale - sarebbe già stato prescritto".

I dubbi

L'istanza verte su due questioni principali: l'ora del decesso e le eventuali reticenze delle persone che al tempo furono sentite dagli investigatori. "La prima riguarda il momento della caduta nella cisterna, che noi riconduciamo alle 23.30 di quella notte sulla base di alcuni approfondimenti svolti a partire dall'autopsia. - continua l'avvocato Ladisi - La seconda riguarda la molteplicità di omissioni e contraddizioni da parte di diverse persone, sentite in un primo momento a sommarie informazioni nell'ambito del processo penale, poi archiviato, e poi nel processo civile".

Il mistero dell'ansiolitico

C'è poi un'altra circostanza mai chiarita, verosimilmente sospetta. E riguarda il ritrovamento di un farmaco ansiolitico non distante dal punto in cui furono rinvenuti i corpi senza vita dei due fratellini nella "casa delle cento stanze". "Questo farmaco (il Midazolam ndr) può essere ricondotto a un contesto vicino alla famiglia dei bambini", precisa ancora il legale di Rosa Carlucci. All'epoca Ciccio e Tore erano stati affidati al papà, Filippo e Tore, che viveva con la compagna dalla quale ha poi avuto un'altra figlia.

La tragedia di Ciccio e Tore

Salvatore e Francesco Pappalardi, rispettivamente di 11 e 13 anni, scomparvero a Gravina di Puglia, una cittadina distante poco più di 40 chilometri da Bari, la sera del 5 luglio 2006. I corpi furono ritrovati all'interno di una cisterna, in una casa abbandonata, dopo un anno e mezzo di ricerche andate a vuoto. Il papà dei due bambini, Filippo Pappalardi, venne arrestato il 27 novembre 2007. Dopo quattro mesi di carcere e uno ai domiciliari, l'uomo tornò in libertà. La sua posizione fu definitivamente archiviata nel 2009 poiché "estraneo ai fatti". Sia lui che la madre di Ciccio e Tore hanno spinto più volte per la riapertura delle indagini.

Fino ad oggi, le richieste non sono mai state accolte.

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