
"Sono stata io e so che ciò che ho fatto è mostruoso". È quanto ha detto Lorena Venier, 61 anni, ammettendo davanti al sostituto procuratore di Udine, Giorgio Milillo, di aver ucciso il figlio Alessandro, di 35 anni. Come conferma il suo legale, l'avvocato Giovanni De Nardo, la donna avrebbe reso "piena confessione" nel corso dell'interrogatorio di questa mattina. Secondo l'accusa, la sessantunenne avrebbe agito assieme alla compagna della vittima, Marilyn Castro Monsalvo, 30 anni, di origini colombiane ma residente a Gemona, il piccolo comune friulano dove si è consumato l'efferato delitto. "Per le due persone che si sono autoaccusate del reato sarà contestata la premeditazione", ha detto all'Ansa il procuratore aggiunto Claudia Danelon. L'applicazione dell'aggravante, rispetto all'omicidio volontario e all'occultamento di cadavere, sarà proposta nell'udienza di convalida davanti al Gip, in programma domani. "Non possiamo fornire alcun altro elemento - ha aggiunto Danelon - la vicenda è molto delicata e prima della conclusione degli accertamenti non possiamo asserire se ci siano state responsabilità preponderanti nel delitto di un'indagata rispetto all'altra".
L'interrogatorio di Lorena Venier
Lorena Venier ha ammesso le proprie responsabilità, aggiungendo che Marylin "era la figlia che non ho avuto". "La mia assistita ha risposto a tutte le domande del sostituto procuratore che l'ha interrogata. - ha puntualizzato l'avvocato De Nardo - Come si può immaginare, era visibilmente scossa per la crudeltà della sua azione e per la contrarietà a qualsiasi regola naturale del suo gesto". Circa il movente, nel rispetto del segreto istruttorio, il legale ha preferito non sbilanciarsi, assicurando però che "è stato completamente dettagliato".
Slitta l'interrogatorio della compagna della vittima
Era previsto per questa mattina anche l'interrogatorio dell'altra indagata, la nuora di Lorena Venier, ma l'udienza è slittata. "Mi sto recando al carcere del Coroneo di Trieste per conoscere la mia assistita", ha dichiarato all'Ansa l'avvocato di fiducia di Marilyn Castro Monsalvo, Federica Tosel. "Non ho alcun elemento relativo all'inchiesta. - ha precisato - Mi è stata descritta come molto provata dal collega Francesco De Carlo, che l'ha già incontrata". La vicenda "è delicatissima - ha continuato il legale -e serve massima cautela, anche in ragione delle sue condizioni di salute e della presenza di una bimba di pochi mesi, la cui posizione va assolutamente tutelata".
Il delitto e i dubbi sul movente
Secondo quanto ricostruito, il delitto si sarebbe consumato la notte di venerdì 25 luglio. I resti di Alessandro Venier, il cui cadavere è stato fatto a pezzi, sono stati trovati giovedì 1 agosto, all'interno di un bidone della spazzatura nella cantina della villetta in cui la vittima abitava assieme alla madre e alla compagna. Sono state proprio le due donne ad allertare il 112, consegnandosi ai carabinieri subito dopo il macabro ritrovamento. La dinamica e il movente dell'omicidio restano ancora da accertare. Nella serata di ieri era trapelata l'indiscrezione secondo cui, durante l'ultima cena in famiglia, sarebbe nata una discussione dai toni molti accesi tra il 35enne e le indagate. Suocera e nuora avrebbero contestato all'uomo, che non aveva un'occupazione fissa, di non collaborare alle faccende domestiche. Quest'ultimo avrebbe reagito, aggredendo verbalmente entrambe. Poi la lite sarebbe degenerata, fino al drammatico e terribile epilogo.
Tuttavia il difensore di Lorena Venier, smentisce la circostanza di "un episodio scatenante". "La mia assistita - ha chiarito l'avvocato De Nardo - ha spiegato nei dettagli la successione degli eventi".