I sogni, l’intossicazione, il suicidio "impossibile: l’ultima misteriosa notte di Eduardo

La morte di Eduardo Granato lascia molti dubbi. Le sorelle e i consulenti dell’associazione Manisco World al Giornale: "Perché non si è ucciso"

I sogni, l’intossicazione, il suicidio "impossibile: l’ultima misteriosa notte di Eduardo

Eduardo Granato aveva 28 anni e tanti sogni. Aveva due sorelle e una compagna che amava. Aveva affrontato difficoltà ma era andato avanti. Aveva una cagna, Bella, che senza un aiuto umano non sarebbe stata autosufficiente, come accade a tutti gli animali domestici. Aveva, come si dice, una vita davanti. Ma in una notte misteriosa di gennaio 2023 tutto si è infranto: Eduardo è morto. Ma non si sarebbe suicidato, come sostiene la famiglia con i consulenti incaricati, sarebbe accaduto qualcos’altro: per questo Stefania e Valentina Granato, coadiuvate dall’associazione Manisco World, vogliono che si indaghi ancora.

“Secondo gli inquirenti a Eduardo erano pesate le morti di nostro padre e nostra madre, avvenute due anni e un anno prima della tragedia - dice a Il Giornale la sorella Stefania Granato, intervistata insieme a parte del team di Manisco World, associazione internazionale presieduta da Melissa Virginia Adamo, che si occupa di persone scomparse, di contrasto al fenomeno delle psicosette, nonché di fornire supporto legale e sostegno in casi di crimini violenti - Ma dopo la scomparsa dei nostri genitori, Eduardo era tutt’altro che solo: aveva una compagna con la quale condivideva un rapporto molto maturo, si prendeva cura di noi anche se eravamo le sorelle maggiori, adorava i nostri figli, e se non poteva venire a trovarci ci chiamava”.

E poi c’è Bella, l'amata cagnolona che lui non avrebbe mai lasciato da sola: quella sera l’aveva sistemata per la notte perché convinto di mangiare qualcosa con l’amico Valerio e tornare di lì a breve, altrimenti l’avrebbe messa in sicurezza in casa della sorella Valentina. “In quei giorni la compagna era tornata dai parenti fuori regione, e Valentina gli aveva proposto ospitalità, ma aveva declinato: non solo la compagna gli aveva preparato pasti e vestiti in vista dell’assenza, ma non voleva lasciare Bella da sola”.

L’ultima sera di Eduardo Granato

È il 25 gennaio 2023: Eduardo Granato termina un turno al lavoro. È un pizzaiolo da quando era adolescente, ha lavorato per diversi locali. Adesso lavora per Sorbillo, una pizzeria molto conosciuta non solo a Napoli, è molto soddisfatto del suo impiego, è una delle gioie della sua vita. Ma è anche ambizioso: un domani vorrebbe aprire una pizzeria tutta sua.

Quella sera, dopo il lavoro, Eduardo rientra a casa e porta Bella a fare una passeggiata. Poi rientra con la cagna per uscire nuovamente, stavolta con l’amico Valerio. Vanno a mangiare. Un hamburger, patatine fritte, qualche birra e per finire un amaro. Eduardo è allegro, forse un po’ brillo, ma sicuramente non ubriaco. Ne è certo Valerio, mentre lo guarda allontanarsi verso casa. Valerio non lo sa: è l’ultima volta che vede l’amico fraterno.

Un suicidio "impossibile"

La mattina dopo, il 26 gennaio, la polizia bussa alla porta di Valentina Granato. Gli agenti hanno in mano i documenti del fratello. In quel momento Valentina non lo sa, ma Eduardo è morto. Non glielo comunicano subito - le parlano inizialmente di un ragazzo in stato confusionale - ma circa un paio d’ore dopo. “Mio fratello - chiarisce Stefania Granato - è nato a diversi anni di distanza rispetto a noi. Era buono e generoso: aveva iniziato a lavorare molto giovane per aiutare la famiglia. È stato sempre una persona molto responsabile e fin da piccolo aveva un sogno e lavorava per concretizzarlo: aprire una pizzeria. Non era imminente, ma era un progetto cui non avrebbe mai rinunciato”.

Eduardo è stato ritrovato nel cortile di un palazzo in zona Duomo a Napoli, a due chilometri e mezzo di distanza dal punto in cui aveva salutato Valerio. Per gli inquirenti si sarebbe suicidato, buttandosi da un piano alto di quel palazzo. Ma ci sono delle cose che non tornano: Eduardo aveva i pantaloni slacciati, gli mancava una scarpa - ritrovata su un ballatoio in una posizione fuori gittata rispetto al corpo - sotto il corpo ci sono le foglie di una pianta compatibile con una coltivata al secondo piano, come abbia cercato di aggrapparsi. Indossa una sciarpa che non gli appartiene.

“Non abbiamo alcuna spiegazione circa il collegamento di Eduardo in quel palazzo - illustra la legale Giorgia Bagnasco - Ma intanto le consulenze tecniche e medico-legale al vaglio ci stanno fornendo spunti interessanti sulla dinamica e il motivo della morte. In quel palazzo non ci si entra casualmente, perché è ben chiuso con due portoni: bisogna indagare più a fondo. Non possiamo dire se sia stato un omicidio o un incidente, possiamo dire che sicuramente non è stato un suicidio. Con l’egregio lavoro del team Manisco, abbiamo scoperto sia verosimile che la notte tra il 25 e il 26 gennaio ci sia stata una festa in quel palazzo, ragione ipoteticamente plausibile perché Eduardo fosse lì, per una presunta festa tra coetanei”.

Gli investigatori iniziano a indagare, su indicazione della pm Vincenza Marra, per istigazione al suicidio contro ignoti. Ma che cosa è accaduto tra il momento in cui Eduardo saluta Valerio e quello in cui viene ritrovato morto?

“Quella di Eduardo Granato - spiega lo psicologo Sergio Caruso - è una storia anomala dall’inizio alla fine. Dal mio punto di vista psico-forense, ho preparato una relazione confluita nell’opposizione all’archiviazione. In criminologia sappiamo che le persone non si suicidano per caso: Eduardo era una persona che aveva una compagna, ci andava d’accordo, aveva un lavoro lavoro dignitoso e assicurato, proveniva da una famiglia umile ma unita e felice nonostante la perdita dei genitori. E soprattutto aveva un aspetto antagonista al fenomeno dei suicidi: progettava il suo futuro. Senza dimenticare che un soggetto che si toglie la vita lo fa in un luogo che ritiene appropriato dal punto di vista emotivo: quel palazzo non significava nulla per lui, forse ci sarà passato davanti un paio di volte nella sua vita”.

Durante il tragitto, commerciati e abitanti della zona lo avvistano. L’autopsia non chiarisce l’epoca della morte, ma nello stomaco del giovane pizzaiolo è stato trovato cibo non digerito: Eduardo avrebbe mangiato e bevuto così tanto da avere un’intossicazione in corso al momento della morte. Eppure, quando era con Valerio, non aveva esagerato né col mangiare né col bere.

Purtroppo non si può risalire a nulla grazie al telefono, che Eduardo aveva portato in assistenza alcuni giorni prima. Aveva un vecchio telefono del suocero in quei giorni, neppure uno smartphone che ne tracciasse il percorso.

Le indagini possono continuare

La procura vuole archiviare il caso come suicidio, ma la famiglia si oppone: bisogna continuare a scavare ancora. “La nostra idea è che Eduardo si sia trovato lì per una serie di motivi personali e che successivamente possa essere avvenuta una colluttazione con qualcuno, finendo per cadere da un piano alto. In altre parole un’ipotesi che potrebbe corrispondere a morte in conseguenza di altro reato”, aggiunge Caruso.

Ci sono diverse ragioni per cui appare necessario che le indagini proseguano. “Il corpo di Eduardo - aggiunge Bagnasco - presentava segni di evidente colluttazione, dei quali non si fa completamente menzione nella prima consulenza a firma della dottoressa Gargiulo incaricata dal pm. Abbiamo dato incarico a un collegio di esperti, che non solo hanno confermato i segni di colluttazione, ma hanno anche aggiunto che sia impossibile che Eduardo sia caduto di testa o di faccia, perché le ossa del viso erano intatte, eppure aveva entrambi gli occhi neri”.

C’è poi il nodo dell’epoca della morte non stabilita. “Non abbiamo inoltre nessuna spiegazione sull’epoca della morte, quesito fondamentale per capire cosa sia accaduto quella notte. L’opposizione non serve a puntare il dito o a creare indagati, ma a chiedere una prosecuzione e un completamento delle indagini laddove hanno lasciato interrogativi”, prosegue Bagnasco.

Il corpo non in linea con la gittata di un eventuale gesto volontario è l’altro punto importante per la prosecuzione delle indagini, così come il riesame delle testimonianze e l’acquisizione dei tabulati telefonici. “La posizione in cui è stato trovato Eduardo - conclude Bagnasco - andrebbe analizzata attraverso sistemi di ingegneria, per ricostruire la meccanica dell’evento, com’è stato fatto ad esempio per il caso di David Rossi.

Inoltre alcune testimonianze cozzano con altre e questo è un dato investigativo importante, perché significa che forse qualcuno sta mentendo. Infine la polizia giudiziaria aveva chiesto l’acquisizione dei tabulati telefonici di Eduardo e delle persone sentite a sommarie informazioni: questo è un altro ambito di indagine che va approfondito”.

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