"Ne fanno di tutti i colori". Cosa c'è nel campo rom dei ragazzini che hanno ucciso la 71enne

La zona di via Selvanesco è da tempo luogo di insediamenti abusivi. Era stata sgomberata ma un anno fa i nomadi sono tornati: "Ci stanno rubando tutto"

"Ne fanno di tutti i colori". Cosa c'è nel campo rom dei ragazzini che hanno ucciso la 71enne
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I residenti di via Selvanesco a Milano sono stanchi: da anni combattono contro gli insediamenti abusivi dei nomadi che, ciclicamente, occupano terreni agricoli realizzando campi dove la legge italiana risulta sospesa. Provengono da qui i quattro minori di 14 anni che ieri pomeriggio hanno investito e ucciso una donna con un'auto rubata. È una zona complicata per la quale i residenti chiedono da anni un intervento risolutivo del Comune. "L'insediamento risale a circa un anno fa: rischiamo ogni giorno di fare a botte. Due settimane fa avevano rubato due macchine, le hanno portate qui e le hanno incendiate. Ne fanno di tutti i colori e noi non possiamo fare niente", ha dichiarato un cittadino ormai rassegnato.

"Prima qui in via Selvanesco c'era una sbarra e potevano entrare solo quelli che avevano un orticello. Poi sono arrivati loro, hanno spaccato il lucchetto della sbarra e sono entrati dentro: ci stanno rubando tutto dagli orticelli. Mi hanno rubato il motorino e la scala", ha aggiunto ancora. "Arrivano con le roulotte. Non sono mai stanziali. Vanno in giro, compiono furti e rompono i vetri delle auto. Ce ne sono tanti ma è difficile conoscere la loro provenienza. Da diversi mesi ne arrivano di nuovi. Tutti piccoli minorenni presumibilmente di origini rom. Ma fino a ieri si sono sempre macchiati di furti e danni di piccolo cabotaggio", ha raccontato Don Paolo Steffano, responsabile della cura pastorale di quattro parrocchie della zona. "C’è da dire che questi ragazzini guidano già tutti a 12-13 anni. Lo sanno fare tutti. Tempo fa chiesi di spostare un Mercedes da un passo carraio. È venuto fuori un ragazzino a torso nudo, sarà stato al massimo un tredicenne, e l’ha spostata lui", ha aggiunto.

Nel 2013 era stato effettuato un primo sgombero in quella stessa zona di Milano: 48 rom (bosniaci e rumeni) in quell'occasione realizzarono una bidonville ai lati dei terreni dove ai tempi sorgeva una discarica abusiva nel mezzo dei terreni agricoli. La particolarità era che quei terreni sui cui sorgeva l'accampamento erano di loro proprietà. Dei 48 nomadi, ben 33 erano minori e anche per questo motivo venne loro offerta accoglienza in un centro, che però non è stata accettata.

Nel 2017, dopo il ricorso al Tar da parte dei nomadi per lo sgombero, il tribunale diede ragione al Comune di Milano. Il Tar nella sua sentenza ricordò anche il sopralluogo della Asl di settembre 2013, in cui si faceva notare la "totale assenza dei requisiti minimi di vivibilità per le persone insediate nell'area, tra cui diversi minori" e la "contestuale presenza di rifiuti eterogenei ed organici con probabile infestazione di ratti".

Lo sgombero definitivo è stato compiuto a gennaio 2014 e da allora sembrava che la zona si fosse liberata dell'insediamento, almeno fino a un anno fa, stando ai racconti del testimone, quando i nomadi sarebbero tornati. Non è chiaro se si tratti della medesima famiglia o di altre, ma ora il tema è tornato prepotentemente alla ribalta dal punto di vista della sicurezza.

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