
La Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) aveva già lanciato l'allarme ad inizio mese: solo tra giugno e luglio nei laghi e nei fiumi italiani erano morte annegate 31 persone. Una vittima ogni due giorni. Ma questo agosto rischia di diventare il mese nero sul fronte dei decessi in acqua. L'ultimo weekend, quello a ridosso di Ferragosto, ha confermato drammaticamente il fenomeno quando in meno di 48 ore quattro ragazzi hanno perso la vita nei corsi d'acqua lombardi.
L'ultimo dramma si è consumato sabato pomeriggio al Belgiardino, nel Lodigiano, dove un 27enne è morto tra le acque dell'Adda. Il ragazzo era a una grigliata insieme ad altri tre amici quando, dopo essersi tuffato nel fiume, non è più riemerso. Dopo minuti interminabili di ricerche, i vigili del fuoco lo hanno riportato a riva ma neppure i tentativi di rianimazione sono bastati. Poche ore prima, proprio nel giorno di Ferragosto, l'Adda aveva portato via anche Karim Hamed Mandi, 16enne ospite in un centro d'accoglienza a Spino d'Adda. Il giovanissimo si era tuffato in una zona vietata in località Bocchi di Comazzo: l'impatto con l'acqua gli è stato fatale e il ragazzo è morto dopo il trasporto in ospedale. È stato l'ultimo bagno anche per un 24enne di origini romene, che sabato mattina si è tuffato nel Ticino a Somma Lombardo, nel Varesotto e dopo essere stato risucchiato dai mulinelli non è più riemerso. Poche ore prima un coetaneo, anche lui di origine romena, è scomparso nelle acque del canale di bonifica di Moglia, nel Mantovano: il corpo dell'uomo, che stava partecipando a una battuta di pesca con la famiglia, è stato recuperato dai sommozzatori tra sterpaglie e rami del fossato.
Due vittime nell'Adda, una nel Ticino e una nel Mantovano ai quali se ne aggiunge una quinta nel Bresciano. A inabissarsi nelle acque dell'Oglio mercoledì scorso è stato un 21enne del Burkina Faso. Un elenco tragico e sempre più lungo. I numeri, d'altronde, sono in crescita e rischiano di contribuire a fissare un nuovo triste primato nel 2025 (ogni anno sono circa 400 le persone che muoiono annegate tra mare, laghi, fiumi, torrenti nel nostro Paese).
Spesso sono i giovani stranieri, con scarsa esperienza in acqua e mancata conoscenza dei rischi, a incappare nel vortice dei pericoli.
Da un lato mulinelli d'acqua e correnti nei fiumi, dall'altro fondali improvvisamente profondi dei laghi e difficoltà a risalire a riva: insidie che sempre meno raramente trasformano giornate di festa in tragedie. «Serve più prevenzione in Italia - afferma il presidente Sima, Alessandro Miani -, promuovendo nella popolazione una maggiore consapevolezza circa le norme base di sicurezza e incrementando controlli e divieti».