“Il calice avvelenato”. La maledizione del titolo di duca di York

Il titolo a cui il principe Andrea ha appena rinunciato racchiude in sé una storia costellata di eventi infelici e strane coincidenze

“Il calice avvelenato”. La maledizione del titolo di duca di York

Il principe Andrea è ancora il duca di York. Lo scorso 17 ottobre ha rinunciato pubblicamente a usare il titolo dopo “una discussione con il Re”, come ha specificato nel comunicato ufficiale e, ipotizzano i tabloid, con il principe William. Per troncare definitivamente ogni legame tra il ducato e il fratello di Sua Maestà serve, infatti, un atto del Parlamento britannico. Una strada che, almeno per il momento, Carlo III non vorrebbe percorrere, forse per evitare ulteriori polemiche e dissidi familiari. Il titolo di duca di York, concesso dalla regina Elisabetta ad Andrea per il suo matrimonio, nel 1986, ha una lunga storia piena di tragici avvenimenti, diventati col tempo il terreno fertile su cui si è sviluppata la teoria di una presunta maledizione.

Un “calice avvelenato”

La dichiarazione del principe Andrea ha riacceso i riflettori sull’antico rango di duca di York. Si tratta di uno dei titoli più prestigiosi per la royal family britannica. A tale onore, però, non corrisponderebbe una storia altrettanto gloriosa, almeno secondo il magazine Tatler, per cui il ducato sarebbe alla stregua di un “calice avvelenato”, oppure di una “arma a doppio taglio”.

Il primo duca di York fu Edmondo Plantageneto (1341-1402), ricorda l'enciclopedia Britannica, figlio di Edoardo III, che ottenne il titolo nel 1385. Sul suo nome c’è l’ombra di una vicenda sanguinosa che portò all’usurpazione del trono d’Inghilterra. Edmondo era il fratello del principe di Galles Edoardo, conosciuto come “Il Principe Nero”. Quest’ultimo, però, morì nel 1376, un anno prima del padre. Così a mettere la corona sul capo, nel 1377, fu suo figlio Riccardo II, di appena dieci anni. Edmondo divenne uno dei consiglieri del nuovo sovrano e nipote.

Nel 1387 si formò un gruppo di nobili ostili al Re, i “Lord Appellanti”, che non solo avevano idee totalmente opposte a quelle di Riccardo II per quel che concerneva la politica interna ed estera (per esempio sulla guerra contro la Francia), ma lamentavano il fatto di essere stati estromessi dagli affari di governo, ormai controllati da un ristretto nucleo di uomini fedeli al monarca. I "Lord Appellanti" decisero, così, di ribellarsi con l’obiettivo di conquistare maggiore potere, limitando quello dell’autorità centrale.

Riccardo II dovette affrontare una fase incerta, costantemente minacciato dalla possibilità di essere deposto e perfino ucciso. A questa rivolta partecipò anche Enrico di Bolingbroke (Re Enrico IV dal 1399), nipote diretto di Edoardo III (era figlio di Giovanni Plantageneto, quartogenito di Edoardo III). In un primo momento Riccardo II non punì Enrico per il suo tradimento (molti altri ribelli erano stati condannati a morte). Nel 1398, però, decise di mandarlo in esilio per scongiurare il pericolo di una nuova guerra di potere.

Nel 1399, però, Giovanni Plantageneto morì e Riccardo II si appropriò dell’eredità che sarebbe spettata di diritto a Enrico. Fu l’inizio della fine. Approfittando dell’assenza del sovrano, impegnato in una battaglia in Irlanda, Enrico di Bolingbroke tornò in Inghilterra e usurpò la Corona.

Riccardo II venne catturato, costretto ad abdicare e imprigionato nella Torre di Londra, dove morì nel 1400 (forse assassinato). Enrico divenne il nuovo, acclamato Re d’Inghilterra con il nome di Enrico IV (questi eventi storici sono alcuni degli antefatti della Guerra delle Due Rose, combattuta dal 1455 al 1485, tra Lancaster e York, entrambi rami della dinastia dei Plantageneti)

Edmondo Plantageneto viene ricordato come un traditore perché quando Riccardo II partì per l’Irlanda fu lui a ricoprire il ruolo di reggente del regno. Di conseguenza spettava a lui opporsi a Enrico fino al ritorno del Re. Edmondo, però, oppose una certa resistenza, ma capitolò quasi subito, scegliendo di sostenere Enrico di Bolingbroke, come spiega il sito The History Press. Da questa cruenta fase storica trasse ispirazione William Shakespeare per scrivere il dramma “Riccardo II” (1595 circa).

Morti in battaglia e mancati Re

Il secondo duca di York fu Edoardo Plantageneto (1373-1415), figlio di Edmondo Plantageneto. Crebbe alla corte di Riccardo II, ma la sua vita adulta si svolse sotto i regni di Enrico IV ed Enrico V. Divenne duca alla morte del padre. Con l’ascesa al trono di Enrico di Bolingbroke perse gran parte del suo potere e i suoi titoli. Così nel 1400 Edoardo prese parte a una congiura per deporre e uccidere Enrico. Il piano fallì, ma il secondo duca di York riuscì a ottenere la grazia del sovrano. Nel 1415 partecipò a una spedizione contro la Francia, trovando la morte durante la Battaglia di Azincourt (combattuta il 25 ottobre 1415, nell’ambito della Guerra dei Cent’Anni).

La Storia lo ricorda come uno dei due soli nobili inglesi a cadere in battaglia (l’altro, precisa l’Enciclopedia Britannica, fu Michael de la Pole terzo conte di Suffolk). Per la Francia, poi, quello scontro si tramutò in una tremenda sconfitta (non solo in termini politici, ma soprattutto per quel che concerne il numero di soldati che perse la vita), mentre per l’Inghilterra si trattò di un assoluto trionfo. Edoardo non aveva figli, così il suo titolo e i suoi beni passarono al nipote Riccardo Plantageneto (1411-1460, figlio di Riccardo terzo conte di Cambridge, fratello di Edoardo), che divenne il terzo duca di York.

Riccardo fu un personaggio molto importante nella storia inglese. Ricoprì incarichi militari in Francia e in Irlanda, ma la sua vera mira sarebbe sempre stata il trono d’Inghilterra, a cui poteva aspirare grazie alla sua ascendenza. Proprio questa ambizione accese la miccia della celebre Guerra della Due Rose. Nel 1452 tentò, invano, di spodestare Enrico VI. Dopo un giuramento di sottomissione al Re Riccardo cominciò di nuovo la scalata al potere, ma in modo più cauto, dall’interno della corte. Nel 1453, infatti, il sovrano manifestò gravi problemi mentali, che si aggiunsero alla situazione di crisi dell’Inghilterra, che aveva perso gran parte dei territori conquistati in Francia.

Riccardo divenne Lord Protettore, reggente del regno. Nel 1460 chiese al Parlamento di essere eletto Re. La proposta venne respinta, ma il terzo duca di York ottenne almeno di diventare erede al trono, escludendo il legittimo principe di Galles e figlio di Enrico VI, cioè Edoardo di Lancaster. Riccardo Plantageneto, però, non riuscì mai a indossare la corona: morì undici anni prima del sovrano, nella Battaglia di Wakefield (30 dicembre 1460), insieme al figlio Edmondo, conte di Rutland. Sul capo del duca venne posta una corona di carta, come precisa Tatler. L’ultima beffa. Infine le due teste vennero issate su due picche e portate in trionfo fuori da Micklegate Bar, a York.

Il titolo di duca di York passò all’altro figlio di Riccardo, Edoardo, che divenne Re d’Inghilterra nel 1461 con il nome di Edoardo IV York (1442-1483). La sua vita non fu affatto facile, tra cospirazioni, lotte di potere (il regno di Edoardo è diviso in due fasi intervallate dal brevissimo ritorno sul trono di Enrico VI) e conflitti (la fine della Guerra dei Cent’Anni e la Guerra delle Due Rose). Il sovrano si sarebbe gravemente ammalato a causa di un’alimentazione scorretta, fatta perlopiù di eccessi a cui si sarebbe aggiunta una polmonite fatale. Tatler, però, riporta anche un’altra teoria dibattuta dagli studiosi, secondo cui Edoardo sarebbe morto di sifilide.

I bambini nella Torre

Poco prima di terminare il suo viaggio terreno Edoardo nominò Lord Protettore suo fratello, Riccardo di Gloucester. Mai scelta fu meno appropriata. Pur di ottenere il trono d’Inghilterra Riccardo non esitò a far rinchiudere nella Torre di Londra i figli di Edoardo IV, cioè Edoardo V (1470-1483) e il duca di York Riccardo Plantageneto (1473-1483, che ottenne il titolo nel 1474). Questi nomi sono diventati il simbolo di uno dei più grandi misteri storici inglesi e del mondo. Un enigma rimasto, finora irrisolto.

Riccardo di Gloucester non si “accontentò”, diciamo così, di imprigionare i bambini. Tramò affinché venissero dichiarati figli illegittimi di Edoardo IV. Vi riuscì facilmente, servendosi di un’indiscrezione mai dimostrata: prima di sposare Elizabeth Woodville, (madre dei piccoli principi), Edoardo IV avrebbe contratto matrimonio o firmato un accordo prematrimoniale con Elizabeth Butler, figlia del conte di Shrewbury Lord Talbot.

Quest’ultima sarebbe morta senza lasciare una discendenza. Di conseguenza se queste nozze fossero davvero avvenute, il secondo matrimonio con la Woodville sarebbe stato nullo e i bambini nati da tale unione considerati illegittimi. Bastò un semplice sospetto a compromettere il destino dei principi. Il 6 luglio 1483 Riccardo di Gloucester venne incoronato sovrano d’Inghilterra con il nome di Riccardo III.

Dei piccoli Edoardo V d’Inghilterra e Riccardo Plantageneto duca di York non si seppe più nulla. Alcuni testimoni dissero di averli visti giocare per l'ultima volta nei giardini della Torre di Londra nell’agosto 1483. Secondo l’ipotesi più accreditata (ma non dimostrata) Riccardo III, considerando i nipoti una minaccia al suo potere, li avrebbe fatti uccidere.

Da Enrico VIII a Giorgio VI

Nel 1494 Enrico VII creò duca di York al figlio, Enrico Tudor. Il titolo tornò alla Corona nel 1509, quando quest’ultimo divenne Enrico VIII (1491-1547). Un personaggio celebre e controverso, il cui regno viene ricordato soprattutto per lo Scisma Anglicano: il monarca, infatti, voleva a tutti i costi un erede maschio. La moglie Caterina d’Aragona non era riuscita a dargliene. Così Enrico pensò che, se fosse riuscito ad annullare il suo matrimonio e a sposare Anna Bolena, che corteggiava da tempo, sarebbe riuscito ad assicurare la sopravvivenza della dinastia. Il categorico rifiuto di Papa Clemente VII alle richieste del Re d’Inghilterra portò alla nascita della Chiesa Anglicana nel 1534.

Nel 1605 fu Carlo I Stuart (1600-1649) a ottenere il rango di duca di York. Nel 1625 salì al trono come Carlo I d’Inghilterra, ma il suo regno fu relativamente breve. Il sovrano, infatti, venne accusato di essere troppo vicino al Cattolicesimo e il Parlamento contestò con forza la sua politica di stampo assolutista. Tutte queste tensioni sfociarono nella Guerra Civile Inglese (1642-1649) che terminò con la condanna a morte per decapitazione di Carlo I con l’accusa di alto tradimento e la nascita della breve repubblica guidata da Oliver Cromwell.

Nel 1644 l’onore del titolo di duca di York toccò al giovane Stuart che sarebbe diventato, nel 1685, Giacomo II (1633-1701). Anche il suo destino fu drammatico: il Re, infatti, si convertì al Cattolicesimo nel 1672, provocando il malcontento del popolo. Gli inglesi lo accusarono anche di usare i proverbiali due pesi e due misure nei confronti dei cattolici e degli anglicani. Le tensioni religiose esplosero nella Gloriosa Rivoluzione (1688-1689), durante la quale Giacomo II venne spodestato e condannato all’esilio. I suoi tentativi di riconquistare il trono furono vani.

Nel 1725 il titolo passò al cardinale Henry Benedict Stuart (1725-1807), nipote di Giacomo II e pretendente al trono d’Inghilterra che non riuscì mai a sedersi sul trono. Nel 1892 toccò al futuro Giorgio V (1865-1936), nipote della regina Vittoria (e nonno paterno della regina Elisabetta). Giorgio era terzo nella linea di successione, quindi nessuno credeva che la corona si sarebbe mai posata sul suo capo. Le convinzioni della famiglia e del popolo, però, vennero spazzate via improvvisamente, quando l’erede al trono e fratello di Giorgio, il principe Alberto Vittorio, morì di polmonite nel 1892.

Nel 1920 fu il futuro Giorgio VI (1895-1952), figlio di Giorgio V e padre della regina Elisabetta, a ottenere il titolo di duca di York. Neppure lui era destinato a regnare. Nel 1936, infatti, salì al trono il fratello maggiore, Edoardo VIII, che abdicò solo undici mesi dopo per sposare l’americana Wallis Simpson.

A quanto sembra il potere non sarebbe mai stato tra le ambizioni di Giorgio VI. Il Re, però, non si sottrasse a quello che considerava un dovere davanti al quale la sorte e la Storia lo avevano posto. Stando alle biografie e ai resoconti dei giornali la Seconda Guerra Mondiale avrebbe logorato il sovrano al punto da comprometterne la salute. Gli venne diagnosticato un cancro ai polmoni e il 6 febbraio 1952 morì a causa di una trombosi coronarica.

Una maledizione?

Naturalmente le vicissitudini secolari dei duchi di York non hanno nulla a che vedere con una maledizione. Niente e nessuno ha il potere di manipolare o di influire sul destino degli uomini attraverso una specie di sortilegio. Si tratta di una semplice superstizione, (come è anche per la questione dell’anatema che per alcuni graverebbe sul titolo di principessa del Galles), creata da chi, guardando al passato, mette insieme sventure e sofferenze di un buon numero di persone senza alcun criterio, magari giudicando attraverso la “lente” chiamiamola così, dell’era contemporanea.

La realtà è un’altra: la vita non è affatto paragonabile a una linea retta. In più le esistenze degli uomini presi in considerazione appartengono a epoche in cui non erano certo rari gli intrighi, le congiure i conflitti cruenti. Pensiamo, per esempio, alle cause e alle conseguenze delle tensioni religiose in Inghilterra (e non solo lì). L’aspettativa di vita, poi, era più bassa di quella odierna. Quelle che per qualcuno sono sfortune personali che avrebbero perseguitato i duchi di York, per la verità non sono altro che coincidenze, fatti avvenuti in contesti molto diversi, sebbene legati alla Storia inglese.

Non è neppure vero, come vuole la leggenda, che il titolo non sarebbe mai stato ereditato, poiché tutti i duchi sarebbero morti senza eredi maschi: il caso di Edmondo Plantageneto e del figlio ne è un esempio. Il ducato di York non è maledetto. È solo il simbolo di una storia lunga e intensa che ha attraversato i secoli.

Il prossimo York

Chi sarà il prossimo duca di York? Questa è la domanda che i tabloid si pongono dalla rinuncia al titolo del principe Andrea. “Il futuro del ducato è incerto”, ha scritto il People. Tuttavia ci sono delle ipotesi concrete, in quanto basate sulla tradizione: dal 1474, sotto il regno di Edoardo IV, a ereditare il prestigioso rango è il secondo figlio maschio del monarca, come precisa la società esperta di etichetta britannica Debrett’s. Per questo i tabloid ritengono che, nel momento in cui il ducato tornerà alla Corona (ovvero dopo la morte di Andrea), il Re, presumibilmente il futuro sovrano William, potrebbe decidere di concederlo al principe Louis.

Tuttavia le consuetudini possono cambiare: William potrebbe scegliere di dare al suo secondogenito un altro titolo, o nessun titolo. Questo dipenderà da molte variabili, per esempio dal ruolo che il principino avrà nella royal family. Il ducato di York, dunque, potrebbe rimanere vacante per molti anni.

Questa è anche la previsione dell’esperta reale Hilary Fordwich, che a Fox News Digital ha commentato: “Il titolo tremendamente danneggiato del duca di York non sarà offerto al principe Louis né, per dirla tutta, a nessun altro reale in questa generazione, né tantomeno in un prossimo futuro. È più probabile che venga sospeso con la morte del principe Andrea. La tradizione dovrebbe essere abbandonata per recuperare la fiducia del pubblico e dimostrare più trasparenza”.

La Fordwich ha concluso: “William non vuole che suo figlio sia danneggiato dal ricordo del suo screditato prozio". Questo è un punto di vista realistico.

Non è affatto escluso, però, che nell’eventuale ruolo di duca di York il principe Louis possa far dimenticare gli scandali dello zio, dando lustro a un titolo che nulla ha a che vedere con le vicende scabrose di chi lo ha portato in passato.

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