- Continuo a ritenere il calcio uno sport incapace di risolvere i suoi problemi. Il caso del rigore dato al Napoli su indicazione del guardalinee, rigore che l’arbitro non aveva assegnato, dimostra che il problema non è il VAR (non può esserlo mai un computer) ma chi ha partorito delle regole illogiche. Se la Figc o chi per loro avesse previsto, come succede nel basket e nella pallavolo, la possibilità per gli allenatori di chiedere un challenge, Chivu avrebbe chiesto al direttore di gara di andare allo schermo e rivalutare l’azione. Il che l’avrebbe portato, evidentemente, ad annullare un tiro dal dischetto che lui, in diretta, non voleva neppure fischiare.
- Altro punto. Nel calcio sono poche le situazioni “decisive”, molte meno che nella pallacanestro. Al netto del possibile challenge, quindi, basterebbe rendere AUTOMATICO il ricorso alle immagini da parte dell’arbitro in caso di rigore dubbio o assegnato. Così come per fuorigioco e gol/non gol. È, anzi sarebbe, molto molto semplice: un giocatore cade in area, vado al monitor o lascio che, una volta a tempo, l’allenatore mi chieda di andarci. Ma il mondo del pallone è vittima di questa storiella del “deve decidere sul campo” e “non possiamo aspettare così tanto che guardi le immagini”. Patetici.
- Il calcio è l’unico sport al mondo in cui il VAR crea problemi invece di risolverli. Siete da ricovero.
- Un ragazzo di 16 anni è stato fermato e gli hanno messo le manette. Per i giornali è uno scandalo mentre lui frigna per i segni rimasti ai polsi. Se verrà giudicato per resistenza a pubblico ufficiale, vedremo. Non c’è niente di strano nell’ammanettare un 16enne. A quell’età i ragazzi possono guidare scooter in strada, per dire. Quindi prendetevi la denuncia, le manette e amen. Basta frignare.
- La storia delle povere famigliole sfrattate a suon di mazzate è diversa da come ve l’hanno raccontata. O meglio: è decisamente diversa da come l’hanno spacciata i movimenti per la casa, i quali avevano riferito a) che le due famiglie con minori non erano morose e b) che gli appartamenti sarebbero diventati B&B. State bene a sentire, perché quanto dichiarato dall’avvocato della proprietà cambia e non poco le carte in tavola.
- Primo: non è vero, a quanto pare, che gli appartamenti liberati verranno trasformati in B&B come avevano fatto credere gli anti-sfratti nelle loro invettive anti-capitalistiche. Quell’immobile, infatti, “non appartiene ad un’unica proprietà” e “il 90% degli appartamenti risulta locato ad uso abitativo con contratti a lungo termine, ad oggi solo due sono adibiti a bed and breakfast”.
- Secondo: non è vero che agli inquilini non è stato dato tempo e modo di trovare un altro immobile da affittare. “La proprietà – spiega l’avvocato – ha notificato disdetta dei contratti di locazioni alle famiglie nel dicembre 2022 per le scadenze, rispettivamente, del novembre del 2023 e del settembre 2024″. Capito? Uno o due anni di anticipo sono un preavviso inaudito, visto che normalmente ruotano attorno ai sei mesi. Senza contare che, stando al legale, i successivi pagamenti “non risultano regolari” e che i tentativi di sfratto sono stati rinviati tre volte in un caso e sette nell’altro.
- Terzo: non è vero che alle povere famiglie con bambini non è stata data una alternativa, anzi: soluzioni di emergenza erano state trovate ma sono state rifiutate “perché non ritenute idonee”. Invece di ringraziare di non essere stati buttati in mezzo a una strada, pur non essendosi mossi in tempo per trovare un altro affitto, vogliono pure poter scegliere la soluzione d’emergenza?
- Quarto: come abbiamo già detto sui questi schermi, il blitz non avrebbe provocato alcun disagio ai bambini se i genitori avessero aperto la porta all’ufficiale giudiziario, inviato dal Tribunale di Appello, e se avessero evitato di barricarsi dentro. Senza contare che “la data dell’esecuzione dello sfratto e le modalità con l’ausilio delle Forze dell’ordine erano ben note alle famiglie esecutate che avrebbero dovuto evidentemente tutelare in altro modo i minori evitando la loro presenza sul posto”.
- La sinistra fa i conti con i Pro Pal.
Dopo averli coccolati, adesso alcuni di loro impediscono a Emanuele Fiano di parlare. Due cosette: primo, quando accadde ad altri non ho sentito pari indignazione; secondo, ma perché chiamarli "fascisti" visto che esponevano la falce e il martello?