Scena del crimine

L'omicidio, la "latitanza dorata", la "mantide": quella danza mortale a Parma

Il 9 febbraio 1986, a Parma, venne ucciso l'imprenditore Carlo Mazza. Katharina Miroslawa, la sua compagna, fu condannata per concorso morale nell'omicidio assieme al marito. Lei si è sempre professata innocente

L'omicidio, la "latitanza dorata", la "mantide": quella danza mortale a Parma
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Era una gelida notte di febbraio del 1986 quando l'imprenditore Carlo Mazza, 52 anni, venne freddato con due colpi di pistola mentre si trovava a bordo della sua Renault Cinque. Nel mirino degli investigatori finirono la bella e fascinosa ballerina polacca Katharina Miroslawa, amante del 52enne, e il marito Witold Kielbasinski. Dopo un lungo e travagliato processo, in cui non mancarono colpi di scena, entrambi furono condannati: lei a 21 anni e sei mesi di reclusione per concorso morale nell’omicidio e lui a 24 anni come esecutore materiale del delitto.

Miroslawa, che fu ribattezzata "la mantide" dalla stampa dell’epoca, sì è sempre professata innocente. Il suo lungo calvario giudiziario, dall’imputazione per il delitto dell'amante al periodo di "latitanza dorata" per l’Europa, è al centro della docu-serie "Morte a Parma. L'ultima danza di Katharina" in onda su Sky Crime il 14 e il 15 febbraio e in streaming su Now. "Si tratta di una storia piena di elementi interessanti che troppo spesso è stata raccontata per stereotipi: la bella ballerina sexy, il ricco amante, il marito geloso. Volevamo capire che donna si celasse dietro questi cliché. Inoltre ci interessava molto anche descrivere il contesto in cui è avvenuto questo omicidio: gli anni otttanta, quelli del cosiddetto 'edonismo', una città di provincia ricca, i night club che pullulavano di ricchi playboy e donne affascinanti. In tal senso, potremmo dire che la docu-serie è anche un'occasione per raccontare un'Italia che non c'è più, dove si intersecano costume e crime", raccontano a ilGiornale.it le autrici Flavia Triggiani e Marina Loi.

Katharina Miroslawa
La copertina della docu-serie "Morte a Parma. L'ultima danza di Katharina"

Chi è Katharina Miroslawa

Katharina Miroslawa è una ballerina polacca naturalizzata tedesca. Ancora adolescente conosce Witold Kielbasinski, anche lui polacco ma molto più grande di lei. All’età di 18 anni dà alla luce il suo primo e unico figlio, Niki. Due anni dopo la coppia convola a nozze e si trasferisce a Vienna. Qui avviene l’incontro con il gestore di un night club che propone a Katharina, giovane e molto avvenente, di esibirsi nel locale assieme al marito. Lo spettacolo riscuote grande successo anche in altri Paesi. La coppia viene ingaggiata persino in Italia, a Mantova per l’esattezza, dove si trasferisce nella prima metà degli anni ottanta.

L’incontro con Carlo Mazza

Katharina e Witold si esibiscono ogni sera allo Shilling’s, un rinomato locale notturno di Modena. Tra i frequentatori del posto c’è anche Carlo Mazza, noto playboy e imprenditore parmense. Tra il 52enne e la bellissima Miroslawa scocca subito la scintilla: lui la corteggia, le fa regali costosi e la ricopre di attenzioni. Lei all’inizio tentenna, ma poi cede al fascino irresistibile dell’industriale. Dopo mesi di passione travolgente, vissuta in gran segreto, Witold si accorge del tradimento. Katharina, che ama profondamente Carlo, non nega davanti all'evidenza. Anzi. Decide di separarsi dal marito, che lascia l’Italia con il figlioletto.

L’omicidio dell’imprenditore

La seducente ballerina e il ricco imprenditore vivono un'intensa storia d’amore, che sembra destinata a un finale da fiaba. E invece tutto cambia in una fredda notte d’inverno. È l’alba del 9 febbraio 1986. Carlo Mazza viene ritrovato senza vita a bordo della sua Renault in via dei Turchi a Parma, dove vive. Qualcuno lo ha freddato con due colpi di pistola alla testa. Chi? I sospetti degli investigatori ricadono sin da subito su Miroslawa e l’ex marito. Il possibile movente? Una polizza da circa un miliardo di vecchie lire che Mazza aveva stipulato in favore della ragazza. I due vengono arrestati e poi rinviati a giudizio: Katharina con l’ipotesi di concorso morale nel delitto (si trovava ad Amburgo dal figlio quando Mazza fu ucciso), Kielbasinski come possibile esecutore materiale.

Katharina Miroslawa e Witold Kielbasinski
Katharina Miroslawa e Witold Kielbasinski al processo

La polizza e l’inizio del processo

In primo grado i giudici della Corte d’Assise di Parma assolvono entrambi gli imputati per insufficienza di prove. Caso chiuso? Tutt’altro. Chiamata a riscuotere la polizza, Katharina decide di rifiutare i 600 milioni che le propone l’assicurazione. Circostanza che induce l’istituto di credito a condurre un’indagine privata. Il detective scopre che mattina del 7 Febbraio 1986 il fratello della ballerina, Zbigniew Drozdzik, e un tedesco di origine greca, Dimosthenes Dimopoulos, avevano noleggiato a Monaco un’auto per poi riconsegnarla ad Amburgo la sera del 9 febbraio. La vettura aveva percorso circa 2.200 chilometri: un viaggio di andata da Monaco a Parma e ritorno ad Amburgo, ipotizzano. Per gli inquirenti non ci sono dubbi: i quattro sono coinvolti a vario titolo nell’omicidio.

La "latitanza dorata" e le condanne

Il 27 maggio 1991 la Corte d’Appello di Bologna condanna tutti gli imputati: Witold Kielbasinski a 24 anni e gli altri a 21 anni di reclusione. Ma pochi mesi dopo c’è un colpo di scena. Il 17 dicembre del 1991 la Cassazione annulla le sentenze. In parole semplici: il processo è da rifare. Il 30 Giugno 1992 la Corte d’Appello di Bologna conferma le condanne emesse in primo grado, ma assolve Dimopoulos. Le sentenze, compresa quella di assoluzione nei confronti del "greco", diventano definitive l’anno successivo. Nel frattempo Witold e Katharina fanno perdere le tracce. Lui viene catturato in Germania dopo quattro mesi di latitanza, mentre l’affascinante ballerina riesce a schivare il carcere per ben otto anni. Una "latitanza dorata", come fu definita dalla stampa dell’epoca, durante la quale Miroslawa cambia per ben due volte identità, si concede vacanze esotiche e cene raffinate in locali di lusso. Conosce anche un uomo, con cui intrattiene una tenera amicizia. Katharina viene arrestata a Vienna agli inizi del 2000. Gli investigatori la trovano perché commette una leggerezza: acquista con la sua carta di credito un divano per la casa nuova. Per lei si spalancano le porte del carcere della Giudecca, a Venezia, dove resterà per 13 anni.

Katharina Miroslawa
In foto Katharina Miroslawa sul set della docu-serie "Morte a Parma. L'ultima danza di Katharina"

"L’ho fatto per gelosia"

Nel 2001, davanti alle telecamere di "Storie Maledette", il programma condotto dalla giornalista Franca Leosini, Kielbasinski ammette per la prima volta di aver ucciso l'imprenditore Carlo Mazza: "L’ho fatto per gelosia, non per soldi" dice, precisando che Katharina era completamente all’oscuro delle sue macabre intenzioni. Ma la confessione, avvenuta 15 anni dopo il delitto, viene ritenuta tardiva o comunque ininfluente sul giudizio. Non per Miroslawa che tenterà invano, per ben tre volte, la revisione del processo.

Cosa fa oggi Katharina Miroslawa

Dal 2013 Katharina Miroslawa è tornata in libertà. Nel 2020 ha sposato un manager informatico svedese, Carl Gustav (fatalità della vita), e ora vende vini italiani all’estero. In una recente intervista al Corriere della Sera ha dichiarato: "Carl vorrebbe la revisione del processo, cosa che ho già tentato invano io. Non si può più fare perché i testimoni sono ormai tutti morti o spariti. Io vorrei il processo al processo". Witold Kielbasinski è morto a marzo del 2021. Miroslawa è andata al suo funerale: "È stato molto triste. C'eravamo solo io, Niky e il vento"”.

Flavia Triggiani e Marina Loi
Flavia Triggiani e Marina Loi (ph. Riccardo Riande per concessione di Triggiani)

La docu-serie

L’omicidio dell'imprenditore ha ispirato la nuova docu-serie in due puntate "Morte a Parma - L’ultima danza di Katharina", prodotta da Alessandro Lostia per Indigo Stories, scritta da Marco Gregoretti, Marina Loi e Flavia Triggiani per la regia di Graziano Conversano. Al centro della narrazione c’è l’intricata vicenda giudiziaria che ha coinvolto Katharina Miroslawa. "Abbiamo passato molti giorni con lei, cercando di conoscere la donna, non il personaggio. - raccontano Loi e Triggiani - Dall’intervista emerge il quadro di una donna forte, ironica, determinata, con piccole fragilità e una grande voglia di andare avanti nella sua nuova vita. Ma c’è una parte di lei misteriosa, imperscrutabile. Forse anche per questo Katharina ha sempre destato l’interesse dei media". Dal punto di vista giudiziario il caso è chiuso. Eppure questa storia lascia un senso di velata incompiutezza e mistero. "Sicuramente rimangono ancora delle domande aperte, - concludono le due autrici - dal momento che lei si è sempre dichiarata innocente e che in molti, tra cui Antonio Di Pietro, l’hanno creduta estranea all’omicidio di Carlo Mazza. C’è poi la zona d’ombra sulla sua latitanza. Katharina viaggiava, non ha vissuto gli anni dopo la sua fuga chiusa in un rifugio.

Perché non è stata cercata per otto anni?”.

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