Cronaca nera

Un mese dalla scomparsa di Kata: tanti dubbi, poche certezze. Gli indizi in mano agli inquirenti

Sono trascorsi esattamente trenta giorni dalla scomparsa della piccola Kataleya Alvarez, la bimba rapita dall'ex-albergo occupato di Firenze nel quale viveva. Gli inquirenti hanno ricostruito il percorso compiuto dai sequestratori ed individuato il probabile movente, ma della bambina non si hanno più notizie

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Gli inquirenti hanno ormai individuato il probabile movente e ricostruito il percorso compiuto dai rapitori per sfuggire alle telecamere. Ad un mese esatto dalla sua scomparsa però, nessuno ha più notizie della sorte della piccola Kataleya Alvarez. E in occasione della ricorrenza, stasera si terrà nel capoluogo toscano una manifestazione dell'Associazione Penelope, per ricordare la bimba e chiederne il rilascio. Era infatti lo scorso 10 giugno quando la bambina di 5 anni che viveva con la madre ed il fratello nell'ex-Hotel Astor di Firenze venne vista per l'ultima volta. La giovanissima appare alle 15.13 in un filmato girato da una telecamera del circuito di videosorveglianza, ma al momento del ritorno a casa della mamma (intorno alle 15.45) era con tutta probabilità già stata rapita.

Non si sa chi l'abbia sequestrata, ma chi indaga ha tracciato il percorso seguito dai sequestratori: questi ultimi avrebbero afferrato Kata, nascondendola forse in una borsa particolarmente capiente dopo averla stordita. Ed avrebbero poi scavalcato il cancello che dal cortile interno dell'ex-albergo (oggi sgomberato) dà sulla corte interna di un altro palazzo, sbucando da lì sulla strada in un punto non coperto dalle telecamere. Proprio l'assenza di ulteriori immagini nitide catturate dagli "occhi elettronici" del quartiere, unita ad una certa ritrosia mostrata da alcuni ex-occupanti dell'immobile a collaborare con le forze dell'ordine (stando perlomeno a quanto riportato nei giorni scorsi dalla stampa locale) ha finito con il rallentare le indagini. La svolta tanto attesa non si è al momento concretizzata, anche se l'inchiesta sta proseguendo a pieno ritmo.

E proprio nelle scorse ore lo zio di Kataleya, al quale la bimba era stata affidata quel giorno sino al ritorno della madre, si sarebbe presentato spontaneamente dai carabinieri per fornire di nuovo la propria versione dei fatti. L'uomo avrebbe in particolare voluto ribadire la propria estraneità al cosiddetto "racket degli affitti" vigente a quanto pare in quello stabile, del quale clan sudamericani e balcanici si contendevano il controllo. Dichiarazioni che non sembrano aver convinto del tutto gli investigatori, come riportato dal quotidiano Il Tirreno: nel loro mirino c'è un episodio del 28 maggio scorso, che confermerebbe la tesi della "guerra fra bande". In quel caso, un cittadino originario dell'Ecuador si gettò dal secondo piano di una camera dell'Astor per sottrarsi ad un'aggressione e fra gli uomini che premevano alla porta ci sarebbe stato anche lo zio di Kata. Su queste basi, il sequestro della piccola sarebbe quindi un sorta di ritorsione e proprio questa rimane la pista principale.

Anche se sullo sfondo c'è ancora l'ipotesi che porta all'azione di un pedofilo, non ancora tramontata ancora del tutto.

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