Cronaca nera

La zia di Saman accusa: "È stato Shabbar". Il giallo del taglio sul collo

Dal Pakistan nuove teorie sulle responsabilità nell'omicidio di Saman Abbas. Intanto l'autopsia ha iniziato a rivelare, ma è troppo presto per le certezze

Screen "Quarto grado"
Screen "Quarto grado"
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Il cerchio continua a stringersi sulle presunte responsabilità nell’omicidio di Saman Abbas, in vista del processo che inizierà a febbraio 2023.

In particolare spuntano nuove testimonianze in relazione ai presunti ruoli svolti da Shabbar Abbas, padre di Saman, che è stato ritenuto dagli inquirenti il mandante del delitto d’onore, e dallo zio Danish Hasnain, ritenuto l’esecutore materiale, additato per questo dal fratello della 18enne e sulla cui giacca è stata trovata della saliva appartenuta a Saman.

Cosa scrive la moglie di Danish

La moglie di Danish ha parlato in chat con la redazione di Quarto grado. La donna è in Pakistan, ma sente il marito, attraverso videochiamate, tutte le settimane. “Se suo padre non avesse voluto ucciderla, avrebbe potuto salvarla da Danish - ha scritto la donna senza mai nominare Saman, ma è a lei che si riferisce - Lui era a casa, che è lontana da quella di Shabbar”. Quando alla moglie di Danish è stato chiesto come l’uomo conoscesse il luogo di sepoltura, ha risposto che gli era stato detto da Shabbar e dalla moglie Nazia Shaheen. Aggiungendo successivamente: “Shabbar è il responsabile di questo piano. Danish non vuole fare queste cose”.

Il ruolo delle donne

Nella vicenda di Saman Abbas capita, soprattutto in Italia, dove la giovane è stata uccisa, e in generale in Occidente, di interrogarsi sul ruolo delle donne pakistane. Spesso si è tornati sulla figura misteriosa di Nazia, la madre di Saman attualmente latitante, chiedendosi se fosse complice o semplicemente si fosse adeguata a quanto deciso dagli uomini.

Ma proprio dal Pakistan arrivano due figure femminili molto importanti nel caso: una è la giudice che attualmente sta interrogando Shabbar a Islamabad, e che ha sostituito un uomo, l’altra si chiama Amna Baig, ed è la superpoliziotta che ha tradotto in carcere Shabbar dal Punjab e che ha creato un’unità speciale per contrastare alla violenza sulle donne.

L’autopsia

È stato un momento terribile. Vederla stesa su un tavolo è stato terribile. Ne ho seguite tantissime nella mia vita professionale di autopsie, ma questa certamente mi rimarrà nel tempo, senza soluzione di continuità”. Sono state queste le parole usate da Riziero Angeletti a Quarto Grado. L’uomo, in qualità di legale dell'Unione delle Comunità Islamiche in Italia (Ucoii), ha partecipato all’autopsia perché l’Ucoii si è costituita parte civile.

Il corpo di Saman non ha presentato segni evidenti di strangolamento, ma intanto è stato smentito che avesse anche un taglio alla gola. L’avvocato dell’associazione Penelope Barbara Iannuccelli ha spiegato all’Ansa: “Il corpo di Saman era integro, ma saponificato. Per fortuna però i tessuti consentono degli accertamenti. Dall’analisi esterna del corpo sono emersi scollamenti e abrasioni che possono essere dettati dall'effetto tappo, essendo stata sotto terra per un anno e mezzo”.

Uno di questi scollamenti potrebbe essere quel taglio visto sulla gola: è ancora troppo presto per avere certezze.

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