Morta per un’anestesia al dente, l'incubo del padre di Gaia: "Sentivo che si lamentava perché aveva dolore"

Il padre di Gaia Pagliuca ha raccontato in un'intervista l'incubo della morte della figlia: cos'è successo quel 29 settembre e il possibile corso della giustizia

Morta per un’anestesia al dente, l'incubo del padre di Gaia: "Sentivo che si lamentava perché aveva dolore"
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Quella che sembrava essere un'operazione di routine si è trasformata in un incubo per il padre di Gaia Pagliuca, 23enne morta il 29 settembre 2024 dopo tre giorni di agonia. La giovane si era sottoposta a un trattamento medico per l'estrazione del dente del giudizio e una carie, in uno studio dentistico di Bastia Umbra, ma dopo l'anestesia sarebbe accaduto qualcosa di molto diverso dalla routine. Cosa sia accaduto potrebbe stabilirlo la giustizia, considerato che le indagini sono ancora in corso: intanto il padre di Gaia sia rivolto all'avvocato Simone Moriconi del foro di Perugia.

L'uomo, che si chiama Vincenzo Pagliuca, ha rilasciato al Corriere della Sera un'intervista in cui ripercorre quei momenti tragici del 26 settembre, tre giorni prima della morte appunto: “L’ho accompagnata io dal dentista. Mi sono accomodato in sala di attesa: da lì sentivo che Gaia si lamentava perché aveva dolore, forse perché c’erano problemi con l’anestesia. Dopo un’ora circa che ero lì, una delle assistenti è venuta a chiamarmi dicendomi di entrare con la massima urgenza nella stanza dove la stavano curando”.

Vincenzo Pagliuca spiega che, nel momento in cui è entrato nella stanza in cui si trovava la figlia, l'avrebbe trovata già “priva di sensi, praticamente cianotica, in arresto cardiaco”. Sono stati poi contattati elicottero e ambulanza per il trasporto tempestivo della giovane, mentre il padre e il fratello di Gaia raggiungevano l'ospedale in macchina. “Un incubo. L’inizio di un incubo”: così l'uomo ha descritto la situazione da lui vissuta.

Al momento il padre di Gaia è concentrato sulle indagini in corso, alla scoperta della verità: “Come genitore è stato il primo obiettivo che mi sono prefissato. Ho atteso tutti questi mesi quasi impotente, perché senza il deposito della perizia autoptica non c’erano elementi concreti su cui basarmi per capire le cause della morte di mia figlia. Anche se poi un’idea me l’ero fatta”.

La speranza è infatti quella della giustizia: da padre, Vincenzo Pagliuca non può fare a meno di dimenticare una giovane sempre sorridente, che sognava di lavorare nella moda, generosa, coraggiosa, amante dei viaggi e dei cani. E la speranza non è solo la giustizia per la morte di una 23enne circondata di affetto, ma anche stabilire un precedente affinché eventi simili non accadano più.

Le indagini si stanno indirizzando verso quello che ho sempre pensato, ossia che vi sono state delle negligenze e delle colpe gravi che hanno portato alla morte di mia figlia, perché se non fosse mai entrata in quello studio medico, quel maledetto 26 settembre di un anno fa, mia figlia sarebbe ancora in vita.

Chi ha sbagliato dovrà assolutamente pagare per le sue colpe ed è doveroso che vengano presi seri provvedimenti, anche a tutela di futuri pazienti. Quello che è successo è gravissimo e io piango una figlia sanissima, senza patologie pregresse, che conduceva una vita esemplare, senza nessun vizio, ma che è deceduta a soli a 23 anni”, ha concluso l'uomo.

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