Cronaca nera

Muore a 61 anni Ferdinando Carretta: sterminò la famiglia nella casa di Parma

L'uomo si trovava a Forlì, città in cui ha trascorso gli ultimi nove anni in licenza-esperimento all'interno di una comunità

Muore a 61 anni Ferdinando Carretta: sterminò la famiglia nella casa di Parma

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Ferdinando Carretta è morto quest'oggi a Forlì all'età di 61 anni. Il suo nome è divenuto tristemente noto per il massacro compiuto nella casa di famiglia di Parma, dove uccise a colpi di pistola entrambi i genitori, Giuseppe e Marta (rispettivamente di 53 e 50 anni) e il fratello minore Nicola (di 23 anni).

Cosa accadde

Uno degli aspetti più singolari della vicenda, tuttavia, è che il pluriomicida riuscì per anni a tenere nascosta la strage. La prima ipotesi che circolò allora, per motivare la sparizione improvvisa della famiglia, fu una fuga programmata ai Caraibi, ritenuta la patria degli scomparsi: il padre lavorò per oltre 30 anni come contabile in una rinomata azienda vetraria, per cui si ipotizzò la sottrazione di non ben precisati fondi neri con l'obiettivo di ottenere una vita agiata.

Il piano di Carretta naufragò nel novembre del 1998, quando fu rintracciato a Londra, dove lavorava come pony express: fermato per un controllo, fu identificato da un poliziotto. Inizialmente l'uomo negò di essere a conoscenza del destino dei suoi familiari, poi, in modo del tutto inatteso, confessò tutto dinanzi alle telecamere di "Chi l'ha visto?". Carretta rivelò dettagli che solo l'omicida poteva conoscere, e spiegò di aver trasportato i cadaveri in una discarica di Viarolo, alla periferia di Parma. Ciò nonostante, tuttavia, nè i corpi nè l'arma del delitto furono mai ritrovati dagli inquirenti.

La pena

Il 61enne è venuto a mancare a Forlì, città in cui ha trascorso gli ultimi nove anni in licenza-esperimento all'interno di una comunità, nella quale svolgeva la mansione di impiegato presso una cooperativa sociale. Prima di questo aveva scontato sette anni e mezzo nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere (Mantova). E questo per via del fatto che era stato assolto dai reati a lui ascritti in quanto ritenuto totalmente incapace di intendere e di volere all'epoca dei fatti. In virtù di ciò, nel maggio del 2015, il magistrato di sorveglianza di Bologna accolse, pur con certe prescrizioni, la richiesta di libertà avanzata da Cesare Menotto Zauli, legale di Carretta.

"Certamente mi sono pentito di quello che ho fatto", ammise il pluriomicida durante un'intervista. "Ho rovinato non solo la mia vita, ma quella dei miei genitori, di mio fratello e dei miei parenti. La gente non ha niente da temere nei miei confronti, perché quello a cui guardo io è di fare una vita tranquilla, di lavorare, fare una vita normalissima". "Vorrei che questa cosa non fosse mai successa" aggiunse, "quello che ho fatto non lo avrei mai dovuto fare. La gente deve giudicare, io accetterò sempre qualsiasi conseguenza".

La vendita della casa del massacro

Suscitò più di qualche polemica la notizia della vendita, da parte sua, della casa in cui avvenne il massacro, un appartamento di 120 mq sito al primo piano di una palazzina in via Rimini: Carretta riuscì a ottenere 200mila euro, dopo aver stretto un accordo con le sorelle della madre circa la divisione dell'eredità. Dopo di che , coi proventi, acquistò la sua casa di Forli. "Ha scontato la sua pena, mi auguro solo che ora sia una persona serena ed equilibrata", disse allora la zia Paola Carretta, unica rimasta in vita dopo la morte di Adriana e Carla Chezzi, sorelle di Marta.

"I corpi però' non sono stati scoperti e non riesco a darmi una spiegazione logica".

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