Le ombre su Liliana Resinovich: chi era l'uomo con la barba bianca?

Spunta una testimonianza inedita nel caso della morte di Liliana Resinovich: una donna avrebbe visto un anziano sul luogo del ritrovamento

Le ombre su Liliana Resinovich: chi era l'uomo con la barba bianca?

C’era un uomo anziano con una barba bianca nei pressi del luogo di ritrovamento del corpo di Liliana Resinovich. Proprio quel 5 gennaio 2022. È quanto afferma una testimone, il cui racconto finora inedito è stato svelato a Chi l’ha visto?.

La testimone afferma di essersi trovata nei pressi dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste alle 6.50 del giorno del ritrovamento. Era lì insieme al compagno: entrambi vivono a Muggia e lavorano nel comprensorio in cui si trova anche la struttura sanitaria. La donna avrebbe visto un uomo, che ha riconosciuto come anziano per via della presenza di una barba bianca. L’uomo sarebbe stato vestito con colori scuri e con un cappello dalla corta visiera, e avrebbe avuto in mano una torcia, anche perché quel luogo era scuro, in particolare a quell’ora e in quel momento dell’anno.

La testimonianza può essere connessa con la scomparsa di Lilly? Resinovich scomparve da Trieste la mattina del 14 dicembre 2021, per poi essere ritrovata cadavere 3 settimane più tardi, con il corpo ricoperto da sacchi neri. La procura ha deciso di archiviare il caso come suicidio, ma le parti civili è molto probabile si oppongano all’archiviazione.

Su cosa verterà l’opposizione

Non si conoscono i dettagli dell’opposizione che quasi certamente sarà presentata dal fratello di Lilly, Sergio Resinovich. Il congiunto non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio e ha dato mandato ad alcuni esperti, attraverso l’associazione Penelope, per ottenere aiuto nel ricostruire cosa sia accaduto alla sorella.

È molto probabile che si punterà sulle lesioni presenti sul viso di Liliana al momento del ritrovamento. “Il viso di Liliana ci dà a oggi una sorpresa negativa perché pieno di lesività, sembra il viso di un pugile che ha finito un incontro”, ha spiegato in studio il presidente di Penelope Nicodemo Gentile. A questo si aggiunga che sui sacchi neri da cui era avvolta Liliana non ci sono impronte digitali, ma l’impronta di un guanto di stoffa: Lilly non indossava i guanti e, accogliendo l’ipotesi della procura, se si fosse suicidata i sacchi sarebbero stati pieni delle sue impronte.

La procura di Trieste aveva anche accantonato le lesioni, liquidandole come accidentali: “La riconduzione dei segni ad una genesi violenta omette di considerare le possibili origini alternative”, cioè che sia inciampata e caduta per terra o contro un albero”, c’è scritto nella documentazione.

La pista del suicidio

Per la procura quindi si è trattato di suicidio. Ma dalle carte risulta che qualcuno avrebbe parlato dell’eventualità prima di tutti. Una testimonianza documentale riporta: “Il 16.12.2021, ossia due giorni dopo la scomparsa della Resinovich, il medesimo Visintin […] alla richiesta su che idea si fosse fatto a proposito della scomparsa della moglie, Sebastiano avrebbe risposto testualmente: ‘… ah, si è suicidata’”. Visintin, così come nessun altra persona, non è mai stato indagato, ma è stato ascoltato dalla procura durante l'indagine.

In altre parole qualcuno avrebbe attribuito queste parole al marito di Liliana Sebastiano Visintin, il quale ha deciso di non rispondere a un’inviata

di “Chi l’ha visto?”, dopo aver sentito telefonicamente il suo avvocato. Il legale aveva parlato in sua vece anche nei giorni scorsi a Ore 14, scatenando l’incredulità di Milo Infante e dei suoi ospiti.

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