"Perché ero in Francia". Il tunisino accusato di omicidio cerca la scappatoia

Il ventinovenne indiziato per la morte di Alice Neri nega la fuga. Intanto, sul luogo della tragedia è stato rinvenuto un reggiseno che potrebbe appartenere alla vittima

Un primo piano di Alice Neri
Un primo piano di Alice Neri

Il principale indiziato, il ventinovenne tunisino Mohamed Gaaloul, continua a dichiararsi innocente: tramite il proprio legale ha fatto sapere di non essere fuggito, ma di essere andato in Francia per lavorare come imbianchino e che per puro caso la sua partenza risale alle ore successive alla tragedia. E proprio nelle scorse ore, nella zona nella quale si è consumato il dramma, è stato rinvenuto un reggiseno rosa, parzialmente bruciato, su un mucchio di cenere. Questi gli ultimissimi sviluppi relativi alla scomparsa di Alice Neri, la trentaduenne trovata priva di vita lo scorso novembre a Concordia, paese situato nella provincia di Modena. Com’è noto il cadavere della donna, carbonizzato, si trovava nelle campagne modenesi all'interno dell'automobile sulla quale si era appena allontanata da un locale nelle primissime ore del mattino.

Qui, secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, avrebbe trascorso alcune ore in compagnia di un amico, chiacchierando davanti ad uno spritz. Le telecamere del sistema di videosorveglianza della zona avrebbero però ripreso anche l'extracomunitario, risultato peraltro destinatario di un provvedimento di espulsione. In particolare, sempre secondo gli investigatori, si vedrebbe l'uomo avvicinarsi all'automobile della trentaduenne intorno alle 3, dopo che quest'ultima era uscita dall'esercizio commerciale. La fuga del magrebino, che subito dopo la tragedia lasciò l'Italia, insospettì subito le forze dell'ordine. A seguito della cattura, aveva dichiarato di essere estraneo alla vicenda e di aver semplicemente accettato, quella notte, un passaggio da una "donna bionda". Dopo esser stato arrestato in territorio francese, Gaaloul è stato estradato nei giorni scorsi e si trova attualmente detenuto presso il carcere modenese.

Stando a quanto riportato dai media locali, dopo aver rilasciato una dichiarazione spontanea ai giudici, si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Secondo chi indaga però, le prove della sua colpevolezza sarebbero sempre più schiaccianti e la difesa ha chiesto di poter visionare i filmati delle telecamere. C'è poi un altro potenziale indizio, emerso proprio qualche ora fa, che potrebbe contribuire a delineare un quadro che appare per certi versi ancora nebuloso: un reggiseno con la chiusura a fascia, trovato proprio nell'area in cui si svolsero gli avvenimenti. Secondo il marito della vittima, Nicholas Negrini, si tratterebbe per colore e modello di un capo molto simile a quelli che Alice indossava di solito.

I carabinieri dovrebbe quindi analizzare l’indumento intimo, anche per escludere qualsiasi collegamento con l’atroce delitto. E, di conseguenza, la presenza di eventuali tracce e impronte digitali. A breve, insomma, potrebbero esserci novità.

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