Omicidio Lilly Resinovich: indagato il marito Sebastiano Visintin

Il vedovo di Liliana Resinovich è stato formalmente indagato per l’omicidio della donna

Omicidio Lilly Resinovich: indagato il marito Sebastiano Visintin
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Svolta nel giallo di Liliana Resinovich, la pensionata della Regione uccisa il 14 dicembre 2021 e risultata scomparsa per tre settimane, per poi essere ritrovata cadavere il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste, avvolta in sacchi neri. Nelle scorse settimane, è emerso come la perizia collegiale guidata dall’anatomotatologa Cristina Cattaneo abbia rilevato che si sia trattato di omicidio - e non di suicidio, come in precedenza si è indagato - e che la donna sarebbe stata aggredita e sia rimasta per quelle tre settimane nel boschetto.

Adesso c’è un indagato, il primo dacché l’omicidio è avvenuto. Si tratta del vedovo Sebastiano Visintin: a rivelarlo è Quarto Grado, per bocca del suo ospite fisso, il giornalista Carmelo Abbate. Stando a quanto riportato, lo scorso martedì, alle 20.20, le forze dell’ordine avrebbero fatto irruzione nell’abitazione dell’uomo, per uscirne solo alle 5 del mattino “e non a mani vuote”. I reati contestati a Visintin sarebbero quelli previsti dagli articoli 575 e 577 del codice penale, ovvero omicidio con l’aggravante del legame di parentela. Tra gli oggetti sequestrati ci sarebbero alcuni coltelli, un maglione e un paio di guanti.

Non si conoscono altri dettagli, ma la perizia collegiale, della quale non si conosce l’intero contenuto, sembra essere, per quello che è dato sapere, illuminante dal punto di vista dell’indagine. Innanzi tutto perché stabilisce un’epoca della morte: la prima autopsia aveva indicato che Lilly Resinovich sarebbe morta a ridosso della data di ritrovamento, mentre nella seconda autopsia l’epoca della morta è stata indicata in non più di 4 ore dal momento della colazione, dato che nello stomaco, ora come in passato, sarebbero state presenti delle uvette consumate durante in quel pasto.

Non solo: la donna sarebbe rimasta, come detto, sempre nel boschetto, le cui temperature e il microclima avrebbero contribuito alla buona conservazione del cadavere. Resinovich sarebbe stata inoltre aggredita: le lesioni sul volto, sulle quali ha tanto battuto la famiglia d’origine che si era opposta all’archiviazione per suicidio (erano state presentate tre opposizioni, per conto di Sergio e Veronica Resinovich, fratello e nipote della vittima, e del vedovo Visintin), sono state indicate come inferte da terzi.

Ora bisognerà attendere per capire cosa accadrà, quali sono gli indizi e le ipotesi su cui si basa l’indagine a carico di

Visintin e se ci saranno ulteriori persone indagate. "Cercheremo di capire", ha detto Visintin alle telecamere di Quarto Grado, raccontando di aver ricevuto delle telefonate minacciose.

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