
Una persona equilibrata "senza scompensi psichici". E anche capace di coltivare "relazioni affettive" sul lavoro. Con il famoso "senno di poi", destano inquietudine le parole usate dal pool di esperti nelle relazioni su Emanuele De Maria, il detenuto 50enne in permesso di lavoro che nei giorni scorsi ha accoltellato un collega di lavoro, e ha poi ucciso una donna, sempre sua collega, con cui aveva una relazione. Relazioni che sono finite sul tavolo del tribunale di Sorveglianza di Milano, per chiedere l'approvazione al lavoro esterno disciplinato dall'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario. Questa mattina è arrivata al presidente della Corte d'appello di Milano, Giuseppe Ondei, la richiesta del ministro della Giustizia Carlo Nordio di ricevere copia di tutti gli atti del fascicolo trattamentale-penitenziario di De Maria che saranno notificati in via Arenula a stretto giro.
In più passaggi delle relazioni, la seconda del 2024 firmata a nome del pool di educatori e psicologi dal direttore del carcere di Bollate, Giorgio Leggieri, si parlerebbe della "massima collaborazione" resa da De Maria, l'inizio di un percorso di studi universitari in cella, la volontà di riconoscere gli errori commessi in passato, come l'omicidio giudicato d'impeto commesso nel 2016 a Castelvolturno di una prostituta in una storia di droga che lo ha portato alla condanna definitiva a 14 anni e 3 mesi, e la
voglia di reinserirsi. Agli atti ci sarebbero anche gli elogi del datore di lavoro dopo un'iniziale diffidenza dovuta al fatto di non aver mai assunto persone detenute come maestranze e la storia della sua famiglia in Olanda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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