"Il portone aperto giorni prima": quell'ipotesi sulla scomparsa di Kata

C'è un altro ingresso dell'ex hotel Astor che potrebbe aver avuto un ruolo nella scomparsa di Kataleya, ma purtroppo non ci sono filmati a disposizione

"Il portone aperto giorni prima": quell'ipotesi sulla scomparsa di Kata
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Nonostante si continui a cercare Kataleya Chicclo Alvarez all’interno dell’ex hotel Astor di Firenze - nei giorni scorsi sullo stabile sono intervenuti anche i “cacciatori” dei carabinieri, specializzati in reati legali alla criminalità organizzata - la madre Katherine Alvarez è convinta che la figlia, quel 10 giugno, 2023, sia stata portata fuori dall’edificio da qualcuno che l'avrebbe rapita.

Molto si è indagato e molto è stato scritto sulla dinamica degli ultimi momenti noti di Kata: i giochi con i bambini, lei che rientra nell’ex albergo ripresa dalle telecamere di sorveglianza sull’uscita di via Boccherini, un “lupo” che a detta di un’amichetta potrebbe aver portato via la bimba di 5 anni le cui ricerche sono incessanti da oltre 4 mesi.

Ma l’Astor ha anche un’altra uscita, quella di via Maragliano 101, protetta ora da un portone di legno chiuso da un catenaccio e una porta a vetri. Qui è giunta una troupe di Quarto Grado, che ha raccolto la testimonianza di una residente nel palazzo di fronte: “Quella porta è stata chiusa fino a qualche giorno prima della scomparsa della bambina. Era sempre stato chiuso, sia il vetro che il portone, a chiave, credo con un catenaccio che avevano messo le persone che ci abitavano. Quella porta è sempre stata chiusa da quando sono entrati, fu aperta quando hanno occupato, poi è stata sempre chiusa e passavano solo da via Boccherini. Qualche giorno prima di Kata, potrebbe essere una settimana, dieci giorni, non ve lo so quantificare, è stata riaperta e gli abitanti passavano, andavano e venivano”.

Non solo, quell’ingresso sarebbe stato sorvegliato da alcune persone: “C’erano due persone che si alternavano, uno alla mattina, e si davano il cambio all’ora di pranzo, e stava appoggiato accanto al portone di via Maragliano 101. Stavano lì sembrava a piantonare. Erano sicuramente sudamericani, due uomini. Credo giovani, visti da lontano sembravano giovani”. La donna ha aggiunto di non aver più rivisto queste persone dopo la scomparsa di Kata.

E certo è che non ci sono filmati di videosorveglianza disponibili: il portone è ripreso da una telecamera a circuito chiuso che però non funziona, mentre le altre nelle vicinanze non lo inquadrano bene.

Lo stesso ingresso fu quello ripreso sempre dalla trasmissione di Rete 4 all’indomani della scomparsa: la troupe interagì con alcuni occupanti che dissero di essere rumeni. Questi uomini erano intenti a lavare il pavimento con la candeggina e si giustificarono dicendo che, dato che uno di loro sarebbe stato molto malato, stavano cercando di disinfettare il più possibile.

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