
Avrebbero picchiato e drogato la figlia, appena maggiorenne, pretendendo che accettasse di sposare un uomo nel loro Paese di origine, il Bangladesh. Per questo motivo due genitori, entrambi di origini bengalesi, sono stati arrestati dai carabinieri del Nucleo Operativo di Rimini con l'accusa di maltrattamenti in famiglia, costrizione e induzione al matrimonio. Al momento, marito e moglie si trovano ai domiciliari. I reati sarebbero stati commessi all'estero, per cui il provvedimento restrittivo è stato disposto su richiesta del procuratore di Rimini Davide Ercolani, che coordina le indagini, su istanza di procedimento da parte del ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Il viaggio in Bangladesh e il matrimonio combinato
Secondo quanto apprende l'Ansa da fonti investigative, la giovane era arrivata in Italia all'età di 7 anni. Lo scorso dicembre, adducendo la motivazione di dover fare visita alla nonna malata, i genitori l'avrebbero riportata con l'inganno nel Paese d'origine. Una volta giunti a Dacca, la capitale del Bangladesh, avevano presentato alla figlia un uomo, più grande di 10 anni, dicendole che avrebbe dovuto sposarlo. La ragazza, che peraltro era innamorata di un connazionale residente a Forlì, si è rifiutata. A quel punto i familiari le avrebbero sottratto i documenti e la carta di credito.
Picchiata e costretta ad assumere farmaci
Per molti mesi la giovane sarebbe stata costantemente controllata e picchiata. Nel tentativo di fiaccare i tentativi di ribellione, i genitori le avrebbero somministrato, contro la sua volontà, sedativi e farmaci per favorire la fertilità. La ragazza, infatti, sarebbe stata costretta a subire anche abusi sessuali. Ad ogni modo, per scongiurare il rischio di una gravidanza indesiderata, è riuscita a procurarsi la pillola anticoncezionale, che ha assunto all'insaputa dei familiari.
La fine dell'incubo
L'incubo è finito grazie all'intervento di un'amica, tramite la quale la ragazzina è riuscita a mettersi in contatto con il consultorio del dipartimento salute donna e con una volontaria di un centro anti violenza in Italia. Da qui la segnalazione ai carabinieri e successivamente alla procura. La svolta è arrivata quando, vista la difficoltà di rimanere incinta, i genitori hanno acconsentito che la figlia tornasse per un breve periodo in Italia. Nell'aprile scorso, atterrata all'Aeroporto di Bologna, assieme alla famiglia, la ragazza è stata immediatamente presa in carico dai carabinieri e portata in una località segreta. I genitori, invece, sono stati rintracciati nell'abitazione di residenza e sottoposti agli arresti domiciliari, a disposizione dell'autorità giudiziaria.
Lucaselli (FdI): "Niente spazi a cultura di coercizione"
Sulla vicenda è intervenuta la deputata di Fratelli d'Italia Ylenja Lucaselli, esprimendo sgomento e indignazione per quanto accaduto. "Una storia terribile, purtroppo non la prima, che testimonia come la 'favola' del multiculturalismo abbia il lato oscuro della sopraffazione e della coercizione, specie su donne indifese. - ha dichiarato Lucaselli - Non può e non deve esserci spazio in Italia per tutto questo e dunque è doveroso che sia applicata la legge con massima severità". E infine: "Congratulazioni agli inquirenti e ai carabinieri per il loro intervento. Alla ragazza vittima di soprusi in famiglia, l'augurio di una vita da donna libera in una Nazione libera, la nostra".
Ravetto (Lega): "Matrimonio forzato inaccettabile in Italia"
"A dir poco sconcertante quanto accaduto a Rimini, dove due genitori bengalesi hanno costretto la figlia ad un matrimonio combinato nel Paese di origine dopo averla segregata in casa, picchiata e drogata. Ora, grazie all'ottimo lavoro di carabinieri e investigatori marito e moglie sono agli arresti domiciliari". Così la deputata Laura Ravetto, responsabile del dipartimento Pari opportunità della Lega, ha commentato la drammatica notizia. "Situazioni inaccettabili che non possiamo in alcun modo accettare nel nostro Paese.
Situazioni inaccettabili che non possiamo in alcun modo accettare nel nostro Paese. - ha continuato - Chi vive in Italia deve rispettare le nostre leggi e ricordare che siamo in Occidente: per noi la libera autodeterminazione delle donne è un principio inviolabile".