Il rispetto, gli “umarell” e il supertestimone: il punto sulle indagini su Garlasco

Un po’ di chiarezza: la mamma di Chiara Poggi fa debunking su Garlasco. Cosa dicono gli “umarell” che hanno visto tutto

Il rispetto, gli “umarell” e il supertestimone: il punto sulle indagini su Garlasco

La voce di Rita Preda, quella di chi racconta una versione su Stefania Cappa “de relato”, quella del popolo. La trasmissione “Ore 14 Sera” si è dedicata a un lungo focus sul delitto di Garlasco, cercando di mettere un punto su cosa si sa sulle indagini e soprattutto sul cosiddetto circo mediatico che, nonostante la riservatezza degli inquirenti, le sta accompagnando.

Chi invoca il rispetto

Particolare rilevanza ha avuto in tal senso la voce di Rita Preda, mamma di Chiara Poggi, trucidata il 13 agosto 2007. “Ci amareggia già molto che si continui a gettare fango sulla nostra famiglia, su tutta la nostra famiglia: anche su Chiara, anche su nostro figlio, anche su di noi”, ha esordito la donna. Il riferimento non è solo alla recente pubblicazione di un settimanale, che avrebbe raccolto la testimonianza di un albergatore trentino, il quale avrebbe smentito l’alibi di Marco Poggi, fratello di Chiara. “Nostro figlio era in vacanza. Su questo articolo sono dette tante falsità”, conferma invece Rita Preda, aggiungendo che in merito alla verifica della presunta testimonianza, “nessuno ci ha chiesto nulla”.

Preda si è detta inoltre amareggiata inoltre per la vittimizzazione secondaria subita dalla figlia, della quale si è giunti a ipotizzare che avesse un amante (dettaglio peraltro negato nelle carte dell’iter giudiziario che ha portato alla condanna, nel 2015, del fidanzato Alberto Stasi). La madre di Chiara Poggi ha quindi affermato che lei, il marito e il figlio valuteranno con gli avvocati il da farsi, “perché non possiamo permettere che si continui a gettare fango”.

Il “supertestimone”

È un po’ impreciso definire “supertestimone” Gianni Bruscagin, l’uomo che ha riferito della presunta presenza di Stefania Cappa, con un pesante borsone il giorno del delitto, nella casa della nonna paterna a Tromello. È impreciso perché Bruscagin riferisce una presunta testimonianza de relato - quindi non è lui la persona che avrebbe visto - relativa a un’anziana che oggi non c’è più. Quindi si tratta di una testimonianza de relato, per giunta di una persona morta.

Bruscagin, ascoltato da “Ore 14 Sera” ha raccontato di aver incontrato la parente di un amico ricoverato in ospedale a Vigevano: questa ragazza gli avrebbe raccontato cosa la madre avrebbe visto il 13 agosto 2007, ovvero “che la mamma era sconvolta perché quel giorno stesso dell'omicidio alle ore 13 è arrivata una delle due gemelle, Stefania, voleva entrare nella casa dei nonni. È scesa dalla macchina, era molto agitata, cioè aveva un comportamento inquieto, aveva in mano una borsa abbastanza pesante e ha chiesto le chiavi alla signora perché lei non le aveva. La signora aveva le chiavi della casa della nonna. Allora gli ha dato le chiavi e voleva aprire la porta ma non riusciva talmente era agitata, perché non riusciva a infilare la chiave nella serratura”.

La narrazione prosegue con un rumore, quindi neppure con qualcosa che non è stato visto direttamente. “Poi ha sentito un tonfo nel fosso che passa dietro la casa, quindi è ovvio che quello che ha buttato era dietro la casa dei nonni”, ha detto Bruscagin riferendosi all’anziana, mentre, quando Stefania Cappa sarebbe andata via, “non aveva più il borsone”.

Gli umarell

In Lombardia vengono chiamati umarell quegli anziani che osservano cosa accade nelle città e nei paesi. E il 15 maggio 2025, quando gli inquirenti sono stati a Tromello, perquisendo il canale afferente alla casa della nonna delle gemelle Cappa, c’erano diversi pensionati ad assistere alle operazioni. E, secondo le ricerche effettuate da “Ore 14 Sera”, gli oggetti da lavoro trovati dagli inquirenti in un borsone sarebbero stati consegnati direttamente e non trovati nella roggia - tra l’altro non sarebbero stati ancora analizzati.

Loro sono venuti qua a fare un po’ di cinema. Cosa volevano trovare dopo 18 anni?”, ha confermato alla trasmissione uno dei presenti. Seguito da un’altra persona: “Nessuno ha visto. Hanno poi detto quel che hanno trovato. Nessuno ha visto! Secondo me serviva solo ed esclusivamente a ingigantire questa palla per poter andare avanti con l’indagine. Hanno giustamente fatto credere di aver trovato qualcosa per giustificare un’operazione di tre giorni che non è costata poco. Non hanno dragato. Hanno cercato di abbassare il livello dell’acqua chiudendo momentaneamente, creando un argine per chiudere, poi hanno tirato giù un po' d'acqua per abbassare il livello”.

Poi si è parlato della possibilità che il canale di Tromello potesse contenere diversi oggetti, non necessariamente legati al delitto di Garlasco. “Lì dentro puoi trovare di tutto, specialmente la infondo dove dicono che hanno trovato qualcosa. Li era uno che faceva il meccanico, è morto, hanno venduto, hanno smantellato l’officina, chissà la roba che hanno buttato dentro”, ha specificato un testimone delle perquisizioni, incalzato ancora una volta da un altro: “Attrezzi da camino ce ne saranno dentro a iosa. Tutti quelli che avevano il camino, che avevano attrezzi da camino, sono finiti lì dentro. Non hanno tirato fuori nessun borsone. Le barche che sono passate con la parte posteriore dove muovono la terra superiore tolgono l’erba se ci fosse stato un borsone lo macinavano. O avrebbe addirittura incagliato il meccanismo”. “Perché sono eliche”, aggiunge il primo.

Non solo: tra il delitto di Garlasco e oggi, sono accadute diverse cose, tra cui una pulizia del canale. “Otto anni fa è stata fatta questa operazione. Se la borsa è stata buttata dentro, 18 anni fa, fatti voler bene… Se era in un borsone, la barca la macinato”, ha illustrato uno dei due. E l’altro: “Ma io non ci credo a questa storia, quella del borsone. Il borsone può essere anche magari la sopra, in qualche cantina, in qualche soffitta e hanno buttato un mattone dentro per far finta di averlo buttato lì”. Infine i pensieri e le considerazioni conclusive: “Entrare in questo fosso e percorrerlo di notte si può fare tranquillamente.

Perché è aperto di lì, li avanti è aperto si può entrare dal portone in qualunque momento, posizionare della roba, ma nonna… Devi tirare fuori un borsone praticamente pulito. Io insisto, secondo me non hanno trovato niente”.

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