Il santuario, le ricerche di Chiara, tante voci: quel legame mai provato col delitto di Garlasco

Non c'è niente di provato nel presunto legame tra lo scandalo al santuario della Madonna della Bozzola e il delitto di Garlasco

Il santuario, le ricerche di Chiara, tante voci: quel legame mai provato col delitto di Garlasco

Cosa lega il presunto scandalo sessuale del santuario della Madonna della Bozzola al delitto di Garlasco? Di fatto, al momento, nulla. Ci sono le dichiarazioni di un uomo condannato per estorsione, latitante fino a poche settimane fa, ci sono delle ricerche effettuate da Chiara Poggi su internet, ci sono delle voci sulle presunte frequentazioni del santuario da parte di alcune persone connesse alla vittima e alla sua famiglia. Non si tratta neppure di indizi, ma di suggestioni.

Il primo a parlare del santuario sarebbe stato l’avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati, il quale nella puntata di ieri di “Ore 14 Sera” ha suggerito di scandagliare le ricerche su internet effettuate da Chiara Poggi per capire meglio: il legale ha ipotizzato, come fa da tempo, l’azione di un sicario e non solo smentisce qualunque collegamento al delitto con il suo assistito ma anche con la persona condannata nel 2015 per l’omicidio, il fidanzato della vittima Alberto Stasi.

Le rivelazioni di Flavius Savu

La vicenda del presunto scandalo sessuale al santuario parte ufficialmente il 21 giugno 2014, quando un carabiniere sotto copertura, all’interno dei locali della diocesi di Vigevano, ascolta due cittadini rumeni chiedere 250mila euro al promotore di giustizia del Vaticano, facendogli ascoltare un audio in cui si sarebbe sentita - ma è tutto da verificare - la voce dell’allora rettore del santuario, don Gregorio Vitali, impegnato in atti sessuali.

Ne è scaturita un’indagine per estorsione, che ha portato alla condanna dei due rumeni. Uno dei due è Flavius Savu, fino a poche settimane fa latitante, poi catturato in Svizzera alla vigilia del rilascio di un’intervista. Savu, in una telefonata a “Chi l’ha visto?” ha sostenuto che Chiara Poggi sarebbe stata uccisa per aver scoperto il presunto scandalo: “Ha scoperto tutto e la ragazza ha detto che parla”, sono state le sue parole. Tuttavia Savu, la cui estradizione è attesa anche per capire se farà altre rivelazioni, era a Garlasco nel 2013, mentre Chiara Poggi viene uccisa il 13 agosto 2007: sei anni prima.

La denuncia del 2006

Del presunto scandalo c’è però un indizio già nel 2006. Un sacerdote, don Cervio (nel frattempo deceduto nel 2016), denunciò ciò che avrebbe saputo ai carabinieri e di questo avrebbe informato anche la curia: “Mi riferirono di particolari sconcertanti in merito alle condotte ‘immorali’ tenute da Padre Gregorio, che persino pagava alcuni uomini al fine di ottenere da loro prestazioni sessuali”. Don Vitali, nei giorni scorsi a Lo stato delle cose, aveva dichiarato di sentirsi tranquillo che la verità prevarrà.

La pendrive di Chiara Poggi

C’è una chiavetta pendrive, tra i materiali informatici valutati e studiati nelle vecchie indagini per l’omicidio di Chiara Poggi: si tratta di una pendrive appartenuta alla vittima. Qui la giovane avrebbe archiviato gli articoli più vari, tra cui un pezzo sulla pedofilia nella Chiesa statunitense, ma anche argomenti come l’anoressia, alcuni approfondimenti sull’arte e così via. È stato detto che sul suo computer qualcuno avrebbe visualizzato delle immagini del santuario della Madonna della Bozzola, ma si tratta di immagini, come altre di Garlasco, che normalmente si visualizzano su Google, senza necessariamente approfondire. Anche il contenuto della chiavetta non evidenzierebbe nulla di notevole: nel 2007 le connessioni internet e ciò che si faceva con esse corrispondevano ad altre modalità e abitudini. In altre parole esiste più di una persona con interessi eclettici che all’epoca salvava i suoi argomenti di interesse su archivi esterni per poi tornarci in un secondo momento.

Il suicidio di Michele Bertani

Al presunto scandalo sessuale è legata la cosiddetta pista satanica del delitto di Garlasco, poco più che una teoria del complotto, dato che pare che gli inquirenti non l’abbiano presa in considerazione. La pista satanica, ricollegandosi ai festini di cui ha parlato Savu, avrebbe dato la stura all’idea che al santuario potrebbero essersi tenuti rituali esoterici, forse connessi ad alcuni suicidi.

Nel 2016 si tolse la vita, impiccandosi, Michele Bertani, un amico di infanzia di Andrea Sempio: di Bertani parla lo stesso Sempio in un soliloquio intercettato nel 2017, ma se si eccettua una foto pubblicata su Facebook del giovane al santuario, non c’è niente che in effetti lo colleghi a esso. Tuttavia il profilo social di Bertani, passato al setaccio dai media, ha dato la stura a ipotesi fantasiose, in particolare per via di una frase dei Club Dogo che lui stesso avrebbe postato con un’alternanza di maiuscole e minuscole.

Chi c’era al santuario?

Chi tra Chiara Poggi e le persone legate a lei, entro due o tre gradi di separazione, frequentava il santuario all’epoca? Per certo nessuno, ma esistono voci che avrebbero collocato alcune persone di cui i media si sono occupati parlando del delitto di Garlasco, ma si tratta di voci impossibili da provare. In effetti però il santuario era frequentato per lo più da pellegrini da fuori Garlasco.

Alla Madonna della Bozzola don Vitali effettuava dei rituali di riparazione, dato che la Chiesa ne riconosceva il ruolo di esorcista.

Nei mesi scorsi Fabrizio Corona aveva affermato in una puntata del suo podcast Falsissimo che il sacerdote “curava l’anoressia”, facendo riferimento ai pettegolezzi che attribuivano alla cugina di Chiara, Paola Cappa, questo disturbo alimentare. Ma anche queste circostanze non sono ufficialmente provate, presunto disturbo compreso.

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