
L'inspiegabile rapimento di un bambino innocente. Una vicenda che, dalla provincia di Parma, colpì l'Italia intera per l'angoscia dell'attesa e la tragica fine riservata a un bimbo di appena un anno e mezzo. Il programma Incidente Probatorio, in onda sul canale 122 Fatti di Nera, si è occupato del rapimento e dell'omicidio del piccolo Tommaso Onofri, a quasi vent'anni dai fatti e a pochi giorni dal ritorno in libertà di Salvatore Raimondi, uno dei sequestratori, condannato in via definitiva ed oggi cittadino libero dopo aver scontato la sua pena.
Era il 2 marzo 2006, quando due uomini fecero irruzione nella villetta di Casalbaroncolo, rapendo il piccolo Tommaso Onofri. Con Raimondi ideatore del rapimento, Mario Alessi, unico condannato all'ergastolo anche per l'omicidio del piccolo. Tra i tre sequestratori c'era anche la compagna di Alessi, Antonella Conserva, che sta scontando la condanna a 24 anni di carcere. Salvatore Raimondi è uscito dal carcere di Forlì nelle scorse settimane: aveva finito di scontare la pena già nel 2022, ma era rimasto in carcere perché, nel 2018, era stato condannato in via definitiva a 3 anni e mezzo anche per estorsione nei confronti di un altro detenuto. Già dalla primavera dello scorso anno, Raimondi stava beneficiando della semilibertà, uscendo la mattina dal carcere per andare a lavorare come operaio in una ditta di Forlì, per poi rientrare la sera. Intanto, nel 2016 si è sposato con un'altra detenuta, che sta ancora scontando la sua pena.
La sera del 2 marzo 2006 fu proprio Raimondi a sfilare il piccolo Tommy dal seggiolone nella casa di Casalbaroncolo, lasciando l'impronta decisiva sul nastro adesivo con cui fu legata tutta la famiglia. L'idea era quella di chiedere un riscatto, che in realtà non fu mai richiesto. Un mese dopo fu sempre lui il primo a crollare e a confessare che a organizzare il sequestro erano stati lui e Alessi, con la complicità di Antonella Conserva, raccontando che fu Alessi a colpire il piccolo con una vanghetta e a soffocarlo in via del Traglione. Il corpicino del piccolo Tommy fu ritrovato sotto un cumulo di terra e detriti.
"L'autopsia di Tommaso Onofri ha raccontato Armando Palmegiani, criminologo ed esperto della scena del crimine che si occupò delle ricerche, è quella che mi ha colpito di più. Lo stesso medico legale e gli assistenti erano pieni di lacrime al termine degli esami. Io mi occupai del sopralluogo e di alcuni accertamenti tecnici e scientifici dei luoghi. Quando si pensa a una persona che uccide un bambino, tra l'altro in questo modo atroce, è probabilmente la cosa più tremenda che possa succedere. In casi del genere, non credo si possa decidere arbitrariamente di far accedere l'imputato a un rito abbreviato su richiesta: ora non è più previsto. Ricordo che inizialmente si pensava a un rapimento simulato perché sembrava troppo assurdo. La famiglia fu subito messa sotto intercettazioni per capire se qualcuno chiamasse, ma il primo periodo delle indagini fu macchinoso. L'impronta di Raimondi fu rilevata solo 9 giorni dopo".
L'avvocato Antonello Viola ha spiegato come "l'inasprimento delle pene per questo tipo di reati così efferati nei confronti di minori che pagano con la vita c'è ma forse è giunto il momento di pensare all'ergastolo ostativo, che viene applicato solo per mafia. Oggi, gli autori di questi delitti, secondo il nostro ordinamento, possono tornare liberi. In caso di rapimento a scopo di estorsione, se la vittima muore, la pena è sempre di 30 anni. Ma bisogna lavorare sulla rieducazione, iniziare a preparare il detenuto al domani. Una volta libero, pensando ad esempio a Raimondi, al detenuto spetterà reinserirsi nella società e bisogna avere risposte da lui. Oggi a lui suggerirei di trovarsi un bel lavoro e iniziare, se possa essere utile, anche un reinserimento morale con atti concreti verso questa famiglia che è stata distrutta. Forse lo vedremmo con un occhio diverso. Ricordo che durante il processo la difesa puntava a un presunto mandante del rapimento, perché non fu mai avanzata una richiesta di riscatto. Le indagini furono molto estese e arrivarono fino in Sicilia".
Simona Salvatori, avvocato penalista e criminologa, ha ricordato che "si trattava di un bambino di appena 18 mesi, destò tanta attenzione da parte dell'opinione pubblica e causò molta apprensione. Chiunque poteva essere bersaglio in qualsiasi momento. Tommaso era un bambino, coinvolto suo malgrado in qualcosa che non aveva motivo di esistere. Ancora oggi fa venire i brividi. Tutti ricordano il dolore della famiglia, che per un mese sperava di trovare vivo il bimbo, fino alla terribile notizia. Pochi altri casi hanno provocato un choc mediatico e sociale del genere in Italia".
Marco Strano, criminologo ed ex dirigente della Polizia di Stato, ha fatto un'analisi dei responsabili. "Era un gruppo con ruoli diversi. Alessi è ritenuto l'assassino materiale del bambino ed era un po' la mente criminale; sia la compagna che Raimondi avevano un ruolo, anche intellettivo, un po' secondario. Purtroppo, i sequestri in cui l'ostaggio è a maggior rischio di morte sono quelli condotti da persone non ai lavori. I rapimenti delle classiche organizzazioni calabresi o sarde duravano più tempo, ma si avevano più possibilità di tornare a casa. Non essendo dei professionisti, non hanno saputo gestire la situazione e il bimbo è morto subito. Inoltre, a processo, la strategia è stata quella della reciproca accusa, che fa parte della storia di questo processo".
Secondo il criminologo Davide Cannella "il sequestro di persona è tra i reati più spregevoli; se poi interessa un bambino piccolo, non so quale aggettivo usare.
Inoltre, gli autori non erano esperti della materia, erano tre improvvisati che pensavano, nella loro mente malata, di affrontare una situazione semplice da gestire, che invece è andata nel peggiore dei modi. Tra l'altro, gli Onofri non avevano grandi disponibilità economiche per pagare: agirono senza pensare alle conseguenze e dimenticarono anche di lasciare la scheda telefonica per chiedere il riscatto".