Resta ancora avvolta nel mistero la morte di Alessio Vinci, 18enne studente italiano il cui corpo, il 18 gennaio 2019, è stato ritrovato ai piedi di una gru a Parigi. Per gli inquirenti francesi il suo fu suicidio, gli inquirenti italiani hanno indagato per istigazione al suicidio e sono orientati all’archiviazione, che dovrebbe arrivare il prossimo martedì: eppure la legale Sara Dettori e la studentessa di Giurisprudenza Fabiana Milano hanno chiesto a gran voce, durante “Chi l’ha visto?” che si continui a indagare sì, ma per omicidio.
Dettori e Milano potrebbero essere infatti venute a capo del più grande dei misteri lasciati aperti dalla morte di Vinci. Lo studente, cresciuto dai nonni, viveva e studiava a Torino, ma all’insaputa del nonno, unico parente ancora in vita nel 2019, si recò a Parigi in un hotel di lusso. Nella stanza occupata dal giovane è stata trovata un scritta sul computer:
Le parole in francese significano “Io so” ed erano accompagnate da un altro biglietto: “Mostrate a tutti questo messaggio”. Il nonno Vincenzo Ferraro raccontò all’epoca che la sigla Etp campeggiasse anche sotto la scrivania del nipote, marchiata con un accendino. Dettori e Milano, in base alla geolocalizzazione del pc di Vinci, sono risalite a un luogo di Parigi, l’Eliporto Terre Plein du Lavrotto (iniziali Etp appunto), dal quale decollano e giungono velivoli di lusso. Non solo: l’eliporto si trova nei pressi di una banca, il cui nome figura sulla falsa ricevuta di una vincita al casinò che il 18enne avrebbe mostrato al nonno.
E questo è un altro mistero: i due non erano benestanti, il nonno faticava perfino a pagare l’ascensore condominiale, e il nipote, particolarmente dotato negli studi, aveva rivelato a un’amica di famiglia che il suo sogno era andare a lavorare all’estero, portando il nonno con sé. Appena prima di morire aveva fatto ricerche su eventuali voli per Las Vegas, acquistato una giacca abbastanza costosa e mostrato al nonno una foto con il portafogli gonfio: 990 euro. E l’albergo parigino che lo ospitò per un giorno non era certo economico. Da dove provenivano quei soldi?
Nel giallo torna anche la città di Las Vegas: Vinci aveva con sé un atlante per bambini, un regalo della madre defunta quando era piccolo. In corrispondenza della città di Las Vegas, su una cartina, aveva scritto “Aprile”. E aprile era il mese in cui, aveva confidato al nonno, sarebbe andato a Parigi con qualche compagno di università.
Tra i tanti punti oscuri la carta di identità mancante e lo smartphone perfettamente integro: secondo la ricostruzione, Vinci avrebbe fatto un volo di decine di metri da una gru per suicidarsi. Alla famiglia gli inquirenti francesi hanno restituito poi un solo zaino, in cui solitamente Alessio riponeva il pc. Manca all’appello uno zaino grigio in suo possesso, peraltro immortalato dalle telecamere dell’albergo parigino. Albergo in cui non si sa come sia arrivato: non sono stati ritrovati eventuali biglietti della metro, dalla Gare du Lyon.
L’hotel era inoltre dotato di apertura e chiusura elettronica delle porte, tutte registrate: ci sono state due aperture anomale della porta della camera occupata da Vinci, entrambe in serata, ma senza che il giovane uscisse dalla stanza. Ha fatto entrare qualcuno? Negli orari in cui le telecamere hanno inquadrato le sue uscite, il computer di Vinci ancora in stanza ha registrato la visualizzazione di un filmato su YouTube e un film in streaming. Chi si è collegato a quel computer?
Pare inoltre che Vinci volesse inviare una lettera che sarebbe dovuta essere recapitata al destinatario un anno dopo la sua morte, ma non si sa né se sia
inviata o giunta né chi fosse il destinatario. Certo è che, poche ore prima di essere trovato senza vita, abbia inviato un messaggio a un’amica di famiglia, un messaggio che suonava come una lettera d’addio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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