La vendetta dopo la lite al bar: ucciso nel posteggio dell’ateneo

Il corpo trovato vicino alla facoltà di Matematica. L’omicidio e l’ipotesi di uno sgarbo. Gli amici: "Era un bravo ragazzo"

 La vendetta dopo la lite al bar: ucciso nel posteggio dell’ateneo
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Una spallata, una parola di troppo e la lite in un locale finisce in tragedia. È morto a 23 anni Hekuran Cumani, ragazzo italiano di origini albanesi, colpito da una sola coltellata sferrata in pieno petto da un coetaneo nel parcheggio dell’Università di Perugia.

È caccia all’assassino, descritto dagli amici della vittima con i capelli ricci e la carnagione olivastra. Squadra mobile e polizia scientifica sono al lavoro soprattutto per analizzare le riprese delle videocamere piazzate sia davanti al 110 Caffè che al Dipartimento di Matematica e Informatica, a pochi passi dal luogo dell’omicidio.

È venerdì sera, Hekuran è in auto assieme ad altri amici. In tutto sono una decina su due macchine, da Fabriano nelle Marche, diretti al capoluogo umbro. I ragazzi fanno il giro di bar e discoteche attorno alla città universitaria dove c’è la movida perugina. Sono le 4 del mattino quando il gruppo di Fabriano si incontra, anzi si scontra, nel bar con altri ragazzi. Tutti stranieri, qualcuno studente fuori sede, altri figli di immigrati di seconda generazione. Gli inquirenti sottolineano che alla base del litigio ci sarebbero futili motivi. Niente a che fare con

il mondo della droga tantomeno con l’ambiente universitario. Di certo c’è una rappresaglia per quello che è accaduto all’interno del locale. Hekuran, un ragazzo dal fisico vigoroso, «palestrato», viene invitato a uscire in strada. Fra lui e l’avversario spunta la lama di un coltello. Il 23enne viene colpito tra il torace e il collo con un solo colpo sferrato con violenza. Il fratello prova a fermare l’aggressore ma viene ferito a una gamba. Poi il fuggi fuggi generale. Sono le 4,30 quando il 112 riceve una chiamata per un litigio fra le auto in sosta tra via Alessandro Pascoli e via Luigi Vanvitelli.

Quando arriva la prima volante il giovane è immobile a terra, colpito a morte. Le tracce lasciate sull’asfalto raccontano che Hekuran si è trascinato per alcuni metri prima di accasciarsi al suolo. Mentre arriva il medico legale, il procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, apre un fascicolo per omicidio volontario aggravato, per ora, contro ignoti. Un episodio di violenza irrituale e incontrollata ma niente di diverso, chiosano in Procura. Il primo esame sul corpo del giovane evidenzia una sola ferita, mortale, che avrebbe leso organi vitali. Inutile ogni tentativo di rianimazione dei medici del 118.

«Hekuran era un bravo ragazzo - dicono gli amici - . Amava gli animali, il fitness e i tatuaggi.

Aveva il cuore d’oro, difendeva sempre gli amici in difficoltà. D’estate lavorava in un ristorante di famiglia, in inverno faceva vari lavoretti». Una tragedia che ha sconvolto la cittadina universitaria. «È straziante e insopportabile - commenta la presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, assieme all’assessore alle politiche giovanili Fabio Barcaioli - sapere che una vita così giovane sia stata spezzata. È un momento di grande sofferenza, ci stringiamo ai familiari».

Un omicidio avvenuto a pochi giorni di distanza da quello di Paolo Taormina, il 21enne ucciso a Palermo con un colpo di pistola davanti al pub di famiglia. In quel caso non c’è stata una rappresaglia «punitiva» ma tutto è nato per futili motivi. «Mi metteva in cattiva luce con gli altri» ammette l’assassino che gli ha sparato.

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