Cronaca nera

Vittorio Emanuele: “Juan Carlos uccise il fratello. Feci sparire l’arma”

Vitorio Emanuele sarebbe tornato a parlare di una vicenda accaduta nel lontano 1956, quando Alfonso di Borbone morì per un colpo di pistola mentre era col fratello, il futuro re Juan Carlos I

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Due gialli, un “Principe”. Si torna a parlare della morte di Alfonso di Borbone, l’infante di Spagna fratello minore di re Juan Carlos I, morto nel 1956 in circostanze che ancora oggi vengono ritenute misteriose. Ad accennare all’argomento sarebbe stato Vittorio Emanuele di Savoia, al centro della docuserie Netflix in 3 puntate “Il Principe”, diretta da Beatrice Borromeo Casiraghi. Come riporta Il Messaggero, l’ex principe ereditario del Belpaese - in cui è stata scelta la Repubblica con un referendum nel 1946 e conseguentemente fu deciso l’esilio dei maschi Savoia - avrebbe affermato con le telecamere spente, ma i microfoni accesi, durante l’ultima ripresa che: “Fu Juan Carlos a ucciderlo (il fratello Alfonso, ndr), io c’ero”.

La morte dell’infante Alfonso

Classe 1941, Alfonso di Borbone era il quarto e ultimo figlio di Giovanni di Borbone e Maria Mercedes di Borbone, che appartenevano a due rami differenti della stessa antica “gens”. Il giovane Alfonso studiava in una scuola a palazzo Miramar, creata appositamente per lui e il fratello, che nel 1955 si unì però all’Accademia di Saragozza. Durante la pausa di primavera del 1956, Alfonso si recò con la famiglia a Estoril in Portogallo, dove soggiornò a Villa Giralda. Ma il giorno del Giovedì Santo accadde qualcosa di imprevisto: il rampollo Borbone morì colpito da una pistola - quella stessa che in quel momento il 15enne stava pulendo, si disse all’epoca. L’ambasciata rilasciò un comunicato, in cui si leggeva: “Mentre Sua Altezza l'Infante Alfonso stava pulendo con suo fratello un revolver la scorsa sera, un colpo partì raggiungendolo alla fronte ed uccidendolo in pochi minuti. L'incidente accadde alle 20.30, dopo il ritorno dell'Infante dalla Messa del Giovedì Santo, dove aveva ricevuto la Santa Comunione”.

Già nell’immediato però le voci che potesse essere accaduto altro iniziarono a serpeggiare. Sebbene fosse chiaro per tutti che si fosse trattato di un incidente, alcune persone iniziarono a supporre che il colpo fosse partito non allo stesso Alfonso, ma al futuro re di Spagna Juan Carlos, all’epoca 18enne. E ora quelle perplessità tornano in auge. “Io sapevo, ero presente - avrebbe raccontato a fine riprese appunto Vittorio Emanuele - Eravamo in esilio e si andava a sparare a dei barattoli nel mare davanti a Caicais. Juanito ha fatto un casino, ha sparato al fratello e l'ha fatto fuori. Si chiamava Alfonsito. Non gli ha sparato diretto ma attraverso un armadio, lui per caso era lì, un incidente, al 100%. Io ho fatto sparire la mia pistola, sennò avrebbero detto di nuovo che ero io”.

Il giallo del 1978

La serie “Il Principe”, come accennato, riaccende i fari su una vicenda di cronaca nera accaduta nel 1978. Vittorio Emanuele fu accusato ma poi prosciolto per aver sparato dei colpi di carabina durante una rissa che era seguita alla bravata di un gruppo di turisti che aveva preso in prestito un gommone appartenente alla sua famiglia.

Uno di quei due colpi, secondo le accuse dell’epoca, avrebbe colpito Dirk Hamer, 19enne tedesco figlio di un medico che riposava nella stiva di un’imbarcazione in quei pressi: Hamer sarebbe morto 4 mesi più tardi e le accuse non avrebbero riguardato solo chi aveva sparato e perché, ma anche i ritardi nei soccorsi e i presunti intoppi giudiziari che non a tutti sarebbero apparsi regolari.

Si parla proprio di questo nella docuserie di Borromeo, basata su un libro scritto da Birgit Hamer, sorella di Dirk, che tuttavia non risparmia critiche nei confronti del padre, che a un certo punto avrebbe anche accettato un accordo, mentre lei ha continuato per tutta la vita a battersi per la verità, accantonando perfino la sua carriera di modella.

La serie è interessante e propone i ritratti delle persone che a vario titolo furono coinvolte all’epoca dei fatti: i Savoia (in cui sono compresi il figlio di Vittorio Emanuele, Emanuele Filiberto, e la moglie, l’ex atleta Marina Doria), la stessa Birgit Hamer, il defunto Nicky Pende con cui il “Principe” avrebbe litigato quella notte, numerosi testimoni come i ragazzi dell’epoca oggi adulti, il personale dell’isola di Cavallo nei cui pressi avvenne il fatto, e naturalmente alcuni giuristi.

Ne emerge un quadro complessivo sempre in bilico da una parte o dall’altra, in perfetto equilibrio narrativo.

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