L'ufficio in casa. Il coworking. La flessibilità. Le nuove tecnologie. Il lavoro (sempre più da inventare) sta cambiando rapidamente. E gli spazi si adeguano. Quest'anno il Salone dedica quasi 12mila metri quadrati all'abitare degli «uffici», anche se ormai pare un termine antico. «Workplace 3.0» offrirà le visioni di un futuro non troppo lontano per lavorare meglio. Cuore del Salone è «La Passeggiata», una grande installazione firmata dall'architetto Michele De Lucchi. Un percorso ad anello infinito.
Perché?
«Bisogna pensare all'ambiente di lavoro come a una palestra attrezzata per allenare la mente e ciò significa farlo diventare uno spazio in cui le relazioni generino nuove idee e possibilità. L'ufficio del futuro è un paesaggio mutevole, privo di convenzioni, sempre diverso e creatore continuo di novità».
Qual è l'idea di partenza?
«Oggi l'ufficio inteso alla vecchia maniera ha senso più per incontrare le persone che non per stare seduti alla scrivania a cercare idee con la testa fra le mani. L'ufficio è dappertutto. Con le tecnologie che abbiamo a disposizione possiamo lavorare ovunque. Anzi, è più bello al parco o seduti a un caffè o su una panchina e anche a casa, piuttosto che in un ufficio disadorno. Con questa idea in testa, mi sono accorto che gli spazi raccontano molto di un'azienda che, proprio come gli uomini, ha una personalità. L'ambiente trasmette il desiderio di evolversi oppure il suo essere sciatta».
Camminare, muoversi mentre si lavora per nutrire la propria creatività. Oggi non si può stare fermi...
«La mia Passeggiata rimanda ai Peripatetici, a Socrate che insegnava camminando. Nel muoversi c'è il senso della ricerca. Si vedono le cose differentemente ogni passo che si fa».
Come è costruita?
«Ci sono quattro aree tematiche, Club, Uomini Liberi, Agorà, Laboratorio. La prima, che preferisco chiamare Sala d'aspetto, è realizzata come un club inglese. La seconda è il luogo dove le persone lavorano, con la possibilità di concentrarsi perché è importante avere anche uno spazio per isolarsi. Abbiamo realizzato una specie di mobili in cui si può entrare».
L'Agorà rimanda ancora all'antichità...
«È il luogo degli incontri per le decisioni importanti. Io la vedo come un teatro greco in piccolo. Poi ci sono i laboratori con tutta la tecnologia indispensabile del lavoro di oggi. Ma c'è anche un laboratorio di ricamo per trasmettere il valore del fare le cose con le mani».
Cosa non può mancare in un ufficio a suo parere?
«La natura e l'arte. Sensibilità e creatività. L'ufficio di oggi deve essere come la Grotta di Lascaux , dove ci sono le prime raffigurazioni primitive.
È la prima testimonianza di uomini che hanno abbandonato la ricerca della soddisfazione primaria. Ecco, l'ufficio del futuro dovrebbe essere il luogo dove l'umanità cerca qualcosa di sempre migliore e più utile per tutti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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