Cronache

Sea Eye vuole portarci migranti I militari libici sparano in mare

A pochi giorni dal ritorno in mare della nave dell'Ong tedesca, adesso l'equipaggio della Alan Kurdi ha rivendicato il recupero di 68 migranti a largo della Libia: "La Guardia Costiera di Tripoli ha provato ad impedire il salvataggio"

Sea Eye vuole portarci migranti I militari libici sparano in mare

Era in mare già da giorni ed adesso, così come annunciato su Twitter, la Alan Kurdi ha a bordo almeno 68 migranti recuperati in acque Sar libiche.

La nave, appartenente all’Ong tedesca Sea Eye, è stata la prima nei giorni scorsi a tornare nel Mediterraneo centrale da quando l’Europa, e l’Italia soprattutto, è entrata nella morsa dell’emergenza legata alla pandemia da coronavirus.

Due post, uno in tedesco ed uno in inglese, hanno annunciato questa prima missione di una nave Ong da diverse settimane a questa parte: “Questa mattina – si legge sul canale social dell’organizzazione – la nostra nave Alan Kurdi ha tratto in salvo 68 migranti da un’imbarcazione in difficoltà”.

“La Guardia Costiera libica – hanno poi specificato sempre nello stesso post i membri di Sea Eye – Ha provato ad interrompere le operazioni di soccorso sparando alcuni colpi in aria. Molte persone si sono gettate in acqua. Adesso sono tutti in salvo all’interno della nave”.

Dunque, seguendo la dinamica descritta dagli stessi membri dell’Ong, l’operazione di recupero dei migranti sarebbe avvenuta in acque di piena competenza libica, visto che si parla della presenza di militari di Tripoli che avrebbero rivendicato la competenza sul salvataggio. Non ci sarebbe stato, stando sempre alle parole dell’equipaggio della Alan Kurdi, alcun conflitto a fuoco ma solo dei colpi sparati in aria come avvertimento.

La nave tedesca adesso si troverebbe ancora nel Mediterraneo centrale, possibili nuove operazioni di salvataggio nelle prossime ore. Anche perché, con il mare tornato in condizioni ottimali, dalla Libia il flusso di migranti potrebbe riprendere e numerosi sarebbero già i barchini pronti a salpare dalle coste della Tripolitania.

L’equipaggio della Alan Kurdi non sembra molto preoccupato sul fronte dei possibili contagi da coronavirus: “Le navi tedesche – ha dichiarato nei giorni scorsi Jan Ribbeck, capomissione della Alan Kurdi – hanno le più alte condizioni di sicurezza. Inoltre, abbiamo sufficienti dispositivi di protezione per il nostro equipaggio”.

Il problema vero però, di cui l’Ong tedesca sembra non curarsene, è quello che potrebbe accadere in Italia una volta sbarcati i migranti. Perché appare chiaro come la Sea Eye farà puntare fra non pochi giorni la sua Alan Kurdi versi il nostro Paese.

Le autorità di sicurezza e di soccorso italiane, obbligatoriamente impegnate nelle attività relative alla grave emergenza coronavirus che da un mese attanaglia l’Italia, dovrebbero anche fronteggiare nuovi arrivi e nuovi approdi. Una circostanza che significherebbe di fatto dover distrarre uomini e mezzi e cercare luoghi per la quarantena, circostanza quest’ultima non semplice come accaduto in occasione degli ultimi sbarchi autonomi a Lampedusa.

La Sea Eye però tira dritto, con la complicità delle autorità tedesche dalle quali gli stessi membri dell’Ong rivendicano “costanti contatti”.

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