Cronache

Il ragioniere e la "cricca dei permessi" ai clandestini

Due agrigentini e due senegalesi sono finiti in manette per aver emesso falsa documentazione ai fini del rilascio del permesso di soggiorno agli stranieri. Sono 36 le istanze sospette

Sbarchi, il ragioniere e la "cricca dei permessi" ai clandestini

Falsa documentazione finalizzata al rilascio dei permessi di soggiorno e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sono le accuse che questa mattina hanno portato, ad Agrigento, all’arresto di quattro persone. L’esito della minuziosa indagine chiamata “Illegal Stay” e condotta dalla guardia di finanza del Comando provinciale di Agrigento, vede coinvolti due agrigentini e due senegalesi residenti nella Città dei Templi. Per la precisione si tratta del ragioniere Nicolò Massimo Vancheri, 55 anni, dell’imprenditore Salvatore Randisi, 35 anni, di Thierno Moutaga Fall, 44 anni, e Papa Papì Ndiaye, 67 anni. Tutti in carcere, tranne l’imprenditore per il quale sono stati disposti i domiciliari con il braccialetto elettronico. Sono 36 in totale le istanze di permesso di soggiorno emesse per gli immigrati, al momento esaminate e ritenute sospette.

I motivi dell’arresto

Il provvedimento emesso dal gip, su richiesta della procura di Palermo parla chiaro. I quattro avrebbero agito “per favorire - si legge nella nota emessa dalle Fiamme gialle - la permanenza illegale sul territorio italiano degli stranieri che chiedevano il permesso di soggiorno”. A tal fine si sono adoperati “fornendo a questi documenti contabili e fiscali falsi (quali bilanci d'esercizio, dichiarazioni fiscali, scontrini e fatture per acquisto merce), predisponendo anche contratti di locazione o dichiarazioni di ospitalità non rispondenti alla reale situazione di alloggio dello straniero”. Attività illecita diretta dunque a dimostrare tutti i requisiti basilari per il conseguimento del permesso di soggiorno nelle vesti di commerciante e quindi di lavoratore autonomo.

Il ruolo centrale del ragioniere

Secondo l’accusa il ragioniere Vancheri avrebbe avuto un ruolo centrale. Titolare di uno studio di consulenza contabile e di alcuni patronati sul territorio provinciale, avrebbe tenuto le fila dell’illecita attività predisponendo “le dichiarazioni fiscali e i bilanci d'esercizio delle ditte individuali degli stranieri richiedenti permesso di soggiorno con dati non veritieri, impartendo loro direttive e indicazioni sulle modalità di compilazione delle ricevute e degli scontrini fiscali e delle fatture d'acquisto. Il tutto al fine di farli coincidere con i dati relativi ai costi d'acquisto e ai ricavi di vendita riportati nei bilanci e nelle dichiarazioni fiscali falsi”.

Vancheri avrebbe fornito anche agli interessati i nominativi dei complici cui far riferimento per ottenere la documentazione falsa a sostegno del loro scopo. Fall e Ndiaye Papa avrebbero fatto da intermediari tra il professionista e gli stranieri della comunità senegalese di Agrigento. I due “avrebbero veicolato le direttive del professionista”. Fall, spiegano i militari “si sarebbe anche offerto di sottoscrivere fittizi contratti di locazione con gli stranieri, anche per periodi sovrapposti, al solo scopo di consentire loro di giustificare l'idoneità della situazione di alloggio quale presupposto per il conseguimento del permesso di soggiorno per lavoro autonomo”. Poi entrava in gioco l’imprenditore che avrebbe emesso “fatture false in favore di più stranieri, al fine di supportare le voci per costi d'acquisto riportate nei bilanci e delle dichiarazioni fiscali da presentare a corredo dell’istanza di permesso di soggiorno per lavoro autonomo”. Le indagini proseguono e altre quattro persone risultano indagate. Non si escludono altri colpi di scena.

Lo scalpore in Città

Papì Ndiaye

La notizia degli arresti ha destato scalpore ad Agrigento. A suscitare maggiore curiosità è stato, tra gli altri, il nome di Papa Papì Ndiaye, senegalese integrato da anni nella Città dei Templi e che si è sempre battuto negli anni contro l'illegalità.

La comunità senegalese di Agrigento è una delle prime che si è formata in Sicilia, negli anni ’90, e ha convissuto sempre in modo armonico con la popolazione locale.

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