Non avremmo, probabilmente, i western di Sergio Leone, La Grande Guerra di Monicelli e nemmeno il Commissario Montalbano. Con la nuova direttiva allo studio del ministero dell'Interno le armi di scena non a norma verrano bandite dai set cinematografici e televisivi.
Lo hanno reso noto, in un comunicato, Anica e Apt, la Confindustria del grande e piccolo schermo, che lamentano le ingenti "perdite economiche e produttive per tutto il settore": da mercoledì cinque novembre non si potranno più girare scene di sparatorie, guerra o thriller a causa dell'ennesimo, clamoroso, caso di malaburocrazia. Secondo Il Secolo XIX, sarebbe a rischio anche il nuovo film di 007 con Daniel Craig, che a febbraio dovrebbe essere girato, in parte, anche nel nostro Paese.
"Gli sforzi per attrarre in Italia le produzioni cine audiovisive d’azione, saranno vanificate - si legge nel comunicato - Tutto ciò a causa della Legge che regolamenta la detenzione e l’uso delle armi a uso scenico, che ne stabilisce i requisiti tecnici e che indica le procedure per il relativo riconoscimento, ma con norme tecnicamente opinabili, oggettivamente inapplicabili e per di più con termini di attuazione perentori giunti oggi a scadenza."
"Al momento siamo arrivati solo alla mera stesura, da parte dei competenti Dicasteri, di un testo contenente la proroga dei termini, ma fermo da un mese nel suo iter promulgativo - proseguono Anica e Apt -Risultato: stop alle attività, stop allo sviluppo, stop all’occupazione, stop alla competitività. Il passo del gambero."
In attesa che dal ministero di Angelino Alfano riescano a trovare
una soluzione ai bizantinismi legislativi che impastoiano l'industria cinematografica e televiva nazionale, sono sempre di più i produttori che annunciano di essere pronti ad andare a girare in Svizzera.
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