All’ospedale di Pisa Veronica lotta per rimanere viva

Resta in prognosi riservata l’altra giovane vittima Il padre: "Aspettiamo, non possiamo dire niente"

All’ospedale di Pisa Veronica lotta per rimanere viva

Ci sono guerre che non si vincono in un giorno. Brindisi, Lecce, Pisa: il camino di Veronica è ancora lungo. I medici toscani le hanno tolto le apparecchiature che la aiutavano a respirare, ma non hanno ancora sciolto la prognosi. E il padre Maurizio Capodieci è solo una voce al telefono «Siamo a Pisa. Aspettiamo. E non possiamo dire niente». In casa sono in cinque: Maurizio, che ha un’azienda specializzata negli scavi e nel movimento terra, la moglie, un fratellino più piccolo, e le due sorelle. Vanessa e Veronica, precipitate insieme dentro la tragedia della scuola Francesca Morvillo. «Quella mattina - ricorda il presidente del consiglio comunale Fernando Orsini, il galantuomo che tutti gli italiani hanno visto in tv vicino al padre di Melissa - ho seguito Veronica che entrava in sala operatoria».
Le sue condizioni apparivano drammatiche, qualche agenzia si era spinta ad annunciare la sua morte. Ma quel filo non si è spezzato. Vanessa, classe 1993, la maturità a un passo, ferita in modo meno grave, ha già lasciato l’ospedale ed è tornata a Mesagne e alla sua vita. Veronica, invece, dovrà pazientare. Tutte le stragi italiane, e la contabilità purtroppo è lunga, nascondono fra le pieghe dell’ufficialità, drammi che per una ragione o per l’altra restano nella penombra e vengono dimenticati in fretta. L’Italia si è stretta intorno a Melissa che amava i bambini e si è portata in cielo i suoi sogni e nella bara il libro di psicologia.
Ma Veronica, più piccola di un anno di Melissa, venuta al mondo nel 97, è l’altra vittima della follia assassina di Giovanni Vantaggiato. Giovedì, dopo il suo arresto, Orsini ha convocato a Mesagne i giornalisti e la stampa per la prima volta ha potuto incontrare la mamma di Melissa, Rita, che in chiesa, ai funerali, era solo una foto incorniciata, scattata vent’anni fa e più il giorno del matrimonio, fra le mani del marito Massimo. «L’amo. Non l’ho mai amata così tanto - ha detto lui - solo grazie a lei posso andare avanti. Rita non ha detto una sola parola, ma è rimasta a fianco del suo uomo che dava forma ai suoi pensieri. Un po' come era capitato dall’altra parte dell’Italia, a Brembate, quando i genitori di Yara avevano affrontato le telecamere e lei, mamma Maura, si era rifugiata fra le parole di lui, papà Fulvio. In qualche modo la conferenza stampa di Mesagne, una sorta di cerimonia di commemorazione a quindici giorni dalle esequie con il presidente del consiglio, i politici e le tv di mezzo mondo, ha riconsegnato la mamma di Melissa alla vita quotidiana, anche se fra mille difficoltà e col dolore conficcato nel cuore come si conficca uno spillo.
Quella di Veronica no, è una storia che ha bisogno di discrezione: il ricovero, l’intervento d’urgenza, il trasbordo in un altro ospedale, il primo risveglio, l’emozione dell’incontro con il papà Maurizio nel reparto di rianimazione, un nuovo viaggio, altri interventi, la ricostruzione della pelle devastata dalle ustioni, la sofferenza che si allunga fuori dai tempi contingentati della cronaca.
«Cerchiamo di essere vicini alla famiglia di Veronica e Vanessa come a tutti quelli che sono stati coinvolti nell’attentato - spiega Orsini - e la regione Puglia ha stanziato duecentomila euro per aiutare economicamente chi dovrà fronteggiare cure lunghe e complesse».
Ora, ora che Melissa non c’è più e le ragazze ritornano lentamente alla normalità, l’attenzione va tutta all’assassino. Si cercano i complici, se ci sono, il fantomatico mandante.
Un movente che dica a tutti il perché di quell’orrore. Si studia la personalità di Vantaggiato, l’imprenditore che si era arricchito vendendo il gasolio e la benzina agricola. Si scompone il profilo enigmatico della moglie Pina. Si fotografa lo yacht e la barca ormeggiata alla Puerta del Sol di Porto Cesareo pare quasi un termometro dell’umana diabolicità.
C’è voglia di tornare alla normalità: a Brindisi e a Mesagne, nel centro storico con i palazzi e le chiese che raccontano gli splendori del barocco. Di Mesagne si è parlato tanto e forse troppo in queste settimane: a Mesagne fu fondata la Sacra corona unita; a Mesagne la Scu dava contributi a fondo perduto alle famiglie povere e di Mesagne sono alcuni dei pentiti dell’ultima stagione.


C’è voglia di chiuderla quella stagione che ributta il paese all’indietro, al sangue e alle burrasche degli anni scorsi. Il sindaco Franco Scoditti, una certa somiglianza con Toni Servillo, e la sua giunta, devono guardare avanti. Solo per Veronica e per i suoi il tempo della normalità è ancora lontano.

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