L’epitaffio se l’è scritto da solo. Un biglietto carico di orgoglio e disperazione: «La dignità vale più della vita».Pietro Paganelli,piccolo imprenditore napoletano, si è sparato alla tempia nell’officina che ormai gli dava solo problemi. Negli ultimi tempi aveva ricevuto due cartelle esattoriali: la prima in ottobre da 15 mila euro; a questo punto lui aveva intestato l’attività all’ultimo dei quattro figli, ma negli ultimi giorni la rincorsa del fisco era ricominciata e questa volta la cartella, da 11 mila euro, era stata recapitata proprio al giovane. Troppa sofferenza. Forse anche il senso di colpa per aver coinvolto gli affetti più cari in una catena di debiti senza possibile soluzione. Del resto la riparazione dellebarche non garantiva più l’agiatezza di una volta e così a 72 anni Paganelli ha deciso di farla finita. Ora è in condizioni disperate e l’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe si rivolge alle istituzioni perché «si interroghino sulle cause di questa situazione».
Per carità, ogni caso va valutato con freddezza ma è innegabile che l’Italia della crisi sia attraversata da un treno di suicidi e storie dolorose che fa paura. Da Napoli a Romano di Lombardia, dove giovedì pomeriggio Luigi Martinelli ha fatto irruzione nei locali dell’Agenzia delle entrate. Anche Martinelli era una formica dell’imprenditoria, settore delle pulizie, e si portava dietro un contenzioso con il fisco finché nella sua testa è scattato qualcosa. Così ha preso un fucile a pompa, due pistole un coltello e ha trasformato il proprio disagio un una minaccia per la collettività. A quanto ammonta il suo debito con l’erario? Per tutta la giornata di venerdì si sono fronteggiate due versioni incompatibili: quella del protagonista, rilanciata dalla Lega, che parlava di 44 mila euro, e l’altra di Equitalia che riduce il problema a circa duemila euro. Spiccioli, con rispetto parlando; comunque una cifra che pare poca cosa rispetto al pandemonio scatenato. Ma forse, la verità sta in qualche modo in mezzo: nei giorni scorsi Martinelli, sempre più cupo, era andato all’agenzia, aveva discusso, probabilmente aveva equivocato le parole dei funzionari.
«Quando sono entrato nei loro uffici - ha spiegato ieri al gip- mi hanno fatto vedere un plico con dei documenti e mi hanno detto che gli dovevo circa 40 mila euro». Non era vero, a quanto pare, ma lui è uscito da lì con questa convinzione ben salda in testa. E a quel punto non è più riuscito a controllarsi. Anche perché coltivava da sempre l’odio per il canone Rai: «È una tassa che non sopporto». Per il gip c’è una sproporzione evidente fra le motivazioni e il gesto compiuto. Per questo Martinelli deve rimanere in cella. Anche se l’imprenditore piccolo piccolo ha ripetuto che la sua «era un’azione dimostrativa e lui non voleva fare del male a nessuno ». Per il gip però potrebbe provarci di nuovo. Oltretutto a casa gli hanno trovato altre cinque carabine, due fucili, altrettante pistole, seicento munizioni e un chilo e mezzo di polvere da sparo. Il profilo dell’uomo giustifica l’arsenale: l’imprenditore è un cacciatore esperto, frequenta il poligono di tiro e le armi erano regolarmente detenute, anche se la licenza di caccia era scaduta. Però quelle ore vissute da pericolo pubblico numero uno potrebbero costargli care: fino a otto anni di carcere.
Difficile distinguere le ragioni del portafoglio dai misteri della psiche, indagabili solo dall’occhio dello psichiatra. Così è facile dare una lettura drammatica, agganciata all’attualità, anche a quel è accaduto a Palermo: il tentato suicidio di un impiegato dell’Amia, l’azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti. L’hanno afferrato due carabinieri mentre stava per lanciarsi da un ponte.
Ormai il bollettino di guerra va aggiornato con cadenza quotidiana. Vicino Enna un precario s’impicca dopo il taglio delle ore di lavoro e il retropensiero generale è sempre lo stesso: non ce la faceva più.
Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, toccato dalla tragedia di Paganelli, avverte che «bisogna stare attenti all’effetto emulazione ». Ma poi aggiunge che la stagione di Equitalia è alla fine, almeno nella sua città: «Dal gennaio 2013 non lavorerà più per noi e ci stiamo attrezzando con l’Anci per creare una nuova struttura».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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