Lo ammettono anche i dem: antisemitismo a sinistra

Lo ammettono anche i dem: antisemitismo a sinistra

L'antisemitismo di sinistra esiste eccome, e non è molto diverso da quello di matrice opposta. L'antisemitismo di sinistra esiste, e a volte può essere perfino più insidioso, capace com'è di mimetizzarsi (anzi di «nascondersi schifosamente») in forme generalmente considerate più presentabili.

Dopo giorni di polemiche spesso un po' insincere, l'accecante verità sull'odio antiebraico è stata finalmente svelata in un dibattito istituzionale dentro un'aula parlamentare, protagonisti Francesco Lollobrigida ed Emanuele Fiano. Il deputato Pd, tenendo fermo il punto sulla gravità e l'attualità della minaccia antisemita di estrema destra, ha ammesso chiaramente che esiste anche altro, «oltre a questo»; ha denunciato di avere ricevuto minacce «anche da coloro che si ritengono amici del popolo palestinese» e ha citato le assurde contestazioni patite dalla Brigata ebraica durante i cortei del 25 aprile. Sa bene di cosa parla Fiano, che è stato presidente della Comunità ebraica di Milano, dove da 15 anni le bandiere della formazione sionista che partecipò alla Liberazione dell'Italia vengono oltraggiate dai centri sociali. A Milano, d'altra parte, sono stati contestati - da «sinistra» - anche i reduci dei campi di sterminio (nel 2015) e il 25 aprile scorso l'ultimo sopravvissuto a Mauthausen è stato insultato da un antagonista, in un episodio talmente disgustoso da far dire all'Aned (l'Associazione nazionale degli ex deportati nei campi nazisti) che «in oltre 50 anni neanche i fascisti l'avevano mai fatto».

Con un breve intervento in apertura di seduta, era stato il capogruppo di Fdi ad aprire la discussione sul tema, sollevando i casi di «chef Rubio» e dell'assessora napoletana Eleonora de Majo. Il primo da tempo sfoga in rete un irrefrenabile odio anti-israeliano in un crescendo di incontinenza verbale che pare essergli costato il posto in un programma tv (nonostante lo sciagurato intervento del renziano Michele Anzaldi che ha auspicato per lui un programma Rai). La seconda, appena nominata dal sindaco partenopeo Luigi De Magistris, si è avventurata nel più odioso e infondato degli stereotipi, paragonando Israele e al nazismo e insultando l'ideale sionista, che da 120 anni vuole assicurare una casa sicura al popolo ebraico. Le affermazioni dell'improvvida assessora hanno suscitato comprensibile sconcerto nella Comunità ebraica di Napoli, ma sono state difese da De Magistris, che d'altra parte in passato ha voluto concedere la cittadinanza onoraria al successore di Yasser Arafat, Abu Mazen, e poi a Bilal Kayed, esponente del Fronte popolare per la liberazione della Palestina. E Mara Carfagna, che ieri come vicepresidente presiedeva i lavori della Camera, da consigliera comunale ha strenuamente osteggiato queste scelte, frutto di una sorta di malintesa «politica estera» municipale, la stessa che di recente ha visto un altro sindaco, il palermitano Leoluca Orlando, intitolare un tratto del lungomare allo stesso Arafat, storico patrocinatore del mondo terrorista palestinese.

Fiano, senza troppi giri di parole, ha definito «immonde» le parole dello «chef» e «inaccettabili» le dichiarazioni dell'assessora, sottolineando che il paragone Israele-nazismo «trascende nei tratti dell'antisemitismo».

Paradossale, ma eloquente, la circostanza che di tutto ciò si discuta mentre le città e i civili israeliani sono sotto il tiro di un numero senza precedenti di razzi che piovono da Gaza, la cui jihad è foraggiata dall'Iran che nega la Shoah.

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