Coronavirus

Aria condizionata e Covid-19: l'incognita dell'"effetto vento"

Alcuni studi mostrano un possibile ruolo dell'aria condizionata nella propagazione del virus. Lopalco: "Il problema non è il flusso che crea"

Aria condizionata e Covid-19: l'incognita dell'"effetto vento"

Il caldo estivo potrebbe indebolire il virus. È dall'inizio della pandemia che circola questa ipotesi, facendo sperare che l'arrivo dell'estate possa migliorare la situazione. Ma ora, l'arrivo del caldo va di pari passo con la paura dell'eventuale ruolo dell'aria condizionata nella diffusione del nuovo coronavirus.

Lo studio al ristorante

Ad ipotizzare un rischio di contagi legato all'aria condizianata sono stati alcuni ricercatori, che hanno effettuato uno studio sui commensali di un ristorante di Guangzhou, in Cina. Lo scorso gennaio, una donna di 63 anni, positiva al Covid-19 ma ancora asintomatica, era andata al ristorante con la famiglia. Nelle settimane successive, altri 9 clienti sono risultati positivi al nuovo coronavirus. Di questi, 4 erano membri della famiglia, seduti al tavolo con la 63enne, mentre altri 5 erano seduti ai tavoli vicini. In sala c'erano altre 73 persone quello stesso giorno, che però non si sono ammalate, come è successo anche agli 8 camerieri di turno. I tavoli distavano un metro l'uno dall'altro e sopra uno di quesi era presente uno "split di aria condizionata che soffiava in direzione sud, attraversando tutti e tre i tavoli". Secondo i ricercatori, "il fattore chiave per l’infezione è stata la direzione del flusso d’aria": "Un forte flusso d’aria dal condizionatore d’aria potrebbe aver propagato le goccioline". Lo studio cinese, però, presenta dei limiti, dato che i campioni prelevati dal condizionatore sono risultati negativi.

Il call centre

Un altro studio, riportato dal Messaggero, riferisce di un'analisi effettuata in un call centre. Lo scorso 8 marzo, un lavoratore dello stesso palazzo in cui si trova anche il call centre era risultato positivo al nuovo coronavirus. Per questo, erano stati effettuati test su 1.143 persone, da cui erano emersi 97 casi positivi. Di questi, 94 erano lavoratori del call centre situato all'11esimo piano del palazzo. Tra i 94 dipendenti del call centre, 89 si trovavano nella stessa parte di open space, sullo stesso lato dell'edificio. Da queste considerazioni si è fatta strada la paura che l'aria condizionata potesse avere un ruolo nella trasmissione del Covid-19.

L'"effetto vento"

Dopo questi studi è stato ipotizzato che l'aria condizionata possa aerosolizzare il virus e trasmetterlo a distanza. "Non è assolutamente provato", ha commentato Giovanni Rezza, direttore Dipartimento di malattie infettive dell'Iss, spiegando che il titolo dell'articolo in cui si parlava di questi studi "era fuorviante perché affermava che il virus si era trasmesso attraverso l'aria condizionata". In realtà, spiega Rezza, "erano due famiglie che stavano su due tavoli vicini, distanziati a più di un metro, e l'aria condizionata aveva fatto in pratica da vento, spostando le goccioline di saliva a distanza. Si è tratta di un caso eccezionale, non è stata l'aria condizionata in sé a trasmettere il virus". Non sarebbe tanto l'aria condizionata a trasmettere il virus, quanto l'"effeto vento" che ha "spinto" le goccioline.

Dello stesso parere anche l'epidemiologo Per Luigi Lopalco: "È fuor di dubbio che l'aria condizionata in casa non possa avere alcun effetto sulla trasmissione. I problemi potrebbero essere i flussi d'aria che vengono creati dai condizionatori perché potrebbero spostare le famose goccioline che contengono il virus molto più lontano dal famoso metro di distanziamento.

Dipende dunque se l'aria condizionata crea dei flussi", ha spiegato.

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