Arriva il conto delle promesse irrealizzabili

Anti-politica in crisi

Arriva il conto delle promesse irrealizzabili

Le balle non reggono più. Ieri è andato in scena il primo colossale - e nazionale - big bang a Cinque stelle. Schegge impazzite da tutte le parti, come in una gigantesca supernova. Il prologo della furia che avevamo già visto serpeggiare tra gli sfollati del crollo del Ponte Morandi. A Genova, in due mesi, gli applausi per i membri del governo erano diventati fischi. Perché prima o poi tutti i nodi vengono al pettine. E la chioma scarmigliata di Grillo è la rappresentazione plastica di tutti i casini che dovrà incontrare quel pettine. E ora i fischi stanno invadendo tutto il Paese.

Perché sono capaci tutti a fare i distruttori, gli anti sistema, i No Tav, i No Tap, i No Vax, i No Tutto quando si è all'opposizione. Più complesso mantenere la stessa linea quando si siede tra i banchi del governo. Perché tocca esprimere giudizi, non solo pregiudizi; bisogna calcolare i vantaggi, gli svantaggi, le penali, l'interesse vero del Paese e non solo quello di una minoranza rumorosa e violenta che vuole sempre bloccare tutto. Le parole incontrano la realtà, e spesso l'impatto avviene alla velocità di un Frecciarossa (che, tra l'altro, è una grande opera). Così ieri da Torino alla Puglia passando per la Capitale, sono detonati all'unisono tutti i bubboni grillini. A Roma migliaia di persone sono scese spontaneamente in piazza - come fino a qualche tempo fa si vantavano di fare proprio loro, i grillini della società civile - per protestare contro la sindaca pentastellata e la sua dissennata gestione. Cittadini contro casta. Ma questa volta a parti invertite. La Raggi è riuscita in un compito arduo: peggiorare una situazione che sembrava già pessima. Invece, con l'impegno dell'incapacità, ce l'ha fatta. E ora Roma è più sporca, più decadente, più pericolosa e violenta di prima. E il barbarico assassinio di Desirée è solo l'ennesima lapide nell'enorme camposanto di una città in preda alla violenza e alla clandestinità. Ma per la sindaca e il presidente della Camera Roberto Fico per fermare la violenza ci vuole amore, serve cuore. No, ci vuole fegato a dire delle scempiaggini di questo tenore.

Contemporaneamente a Melendugno, in Puglia, scoppiava un'altra grana. Perché dopo anni di battaglie No Tap ora il governo, per fortuna ha cambiato idea e ha deciso di fare questo benedetto gasdotto. Ma i No Tap non l'hanno presa bene, sono stati usati e gettati nell'immondizia. Immondizia dove hanno pubblicamente gettato la tessera del M5s, chiedendo le dimissioni di tutti gli eletti in Salento. Che a loro volta, avvinghiati allo scranno, sono andati all'assalto di Conte. È iniziata la luna di fiele.

E subito dopo ha iniziato a scaldarsi la poltrona della sindaca di Torino, Chiara Appendino, che si è affrettata a dire che sulla Tav deciderà il governo. Si prevedono altri colpi di scena. Una dopo l'altra si stanno smontando tutte le roboanti promesse elettorali dei grillini. Il problema, come sempre, non sono le grandi opere, ma i piccoli uomini.

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