Assalto al cantiere della Tav, i pm: "Terrorismo, non fu un atto isolato"

Chieste condanne per 9 anni e mezzo per gli antagonisti ritenuti responsabili

Nella foto distribuita il 14 maggio 2013 il materiale esplosivo utilizzato durante l'attacco notturno al cantiere Tav
Nella foto distribuita il 14 maggio 2013 il materiale esplosivo utilizzato durante l'attacco notturno al cantiere Tav

Si celebra nell'aula bunker alle Vallette il processo contro gli anarchici No Tav ritenuti responsabili per l'attacco al cantiere dell'Alta velocità di Chiomonte del 14 maggio 2013. Fatti per cui l'accusa ha chiesto condanne a nove anni e mezzo di carcere, per una serie di reati che contempla anche quello di terrorismo.

Il pubblico ministero Antonio Rinaudo ha definito l'assalto al cantiere "un atto di guerra e punitivo vero lo Stato", che va inserito in una cornice di "antagonismo estremo", pensato per "condannare le scelte di politica economica e condizionare lo Stato nelle scelte future".

Il pm ha citato "la lesione di beni tutelati a rango costituzionale" come danno

più rilevante commesso quel giorno, quando fu "posta in pericolo l'incolumità di più persone". E mette in chiaro che non fu "un episodio isolato", ma un modo per "colpire una scelta strategica".

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