Gentile direttore Feltri,
ho letto l'intervista a uno dei signori sfrattati qualche giorno fa a Bologna. Abitava abusivamente con tutta la famiglia e si è lamentato perché tempo fa gli era stata offerta sì una sistemazione alternativa, ma in un albergo a 50 km da dove dimorava illegalmente. Offerta che ha rifiutato perché, parole sue, «se i miei figli perdono il treno per un minuto, poi non riescono ad entrare a scuola». Io sono rimasta interdetta. Vivo in affitto, sono stata costretta a lasciare il centro di Milano e spostarmi in periferia perché l'affitto era diventato insostenibile. Pago di tasca mia, come tanti. I miei figli si alzano presto, prendono i mezzi. A nessuno di noi è stato regalato un tetto. Se la scuola fosse diventata troppo lontana, avremmo cercato una scuola più vicina. È la vita. È il buonsenso. Trovo sconcertante questa pretesa di abitare gratis dove più conviene, rifiutando una sistemazione decorosa e gratuita, solo perché «non è comoda». È una mentalità che ignora il senso del dovere, il rispetto delle regole, la fatica che fanno gli italiani onesti ogni giorno. Mi hanno colpita anche le parole dell'eurodeputata Ilaria Salis, che ha difeso apertamente l'occupazione abusiva. Ma l'occupazione è un reato, non una forma di lotta. È la violazione della proprietà altrui. E non capisco come si possa, oggi, scandalizzarsi per uno sgombero quando a scandalizzare dovrebbe essere l'arroganza di chi rifiuta una casa offerta gratuitamente perché troppo distante dal centro.
La ringrazio se vorrà rispondere.
Sofia Bianchi
Cara Sofia,
la tua indignazione è non solo comprensibile, ma necessaria. Perché viviamo in un Paese dove la legge viene applicata solo a chi la rispetta, mentre chi la viola pretende pure gli applausi. Uno occupa abusivamente una casa che non è sua, magari da anni, rifiuta una sistemazione decorosa e gratuita e, invece di essere grato, si lamenta perché «è scomoda». Scomoda?! Ma in che mondo viviamo? Forse questi signori non si sono accorti che milioni di italiani vivono fuori città, in periferia, in provincia, perché un affitto in centro è inaccessibile. I figli? Si alzano presto. Si organizzano. Fanno sacrifici. È la normalità. È la realtà. Quella che una certa sinistra ha deciso di ignorare, in nome di una nuova religione laica: il diritto senza dovere, la casa senza affitto, il beneficio senza merito.
Tu, Sofia, paghi un affitto. Come tanti. Con fatica. In silenzio. E nessun giornale ti dedica interviste strappalacrime. Ma basta che uno occupi abusivamente e subito parte il piagnisteo mediatico, lo scandalo, la mobilitazione. Il diritto alla casa è sacrosanto, ma non è il diritto di vivere dove si vuole, gratis, e a spese degli altri. È un diritto che va esercitato dentro le regole, non scavalcandole. Qui invece siamo all'anarchia giustificata, alla pretesa elevata a virtù. E mentre i cittadini perbene fanno mutui, sacrifici e rinunce, altri vivono nell'illegalità, rivendicandola come fosse giustizia.
E che dire di Ilaria Salis? Un'eurodeputata che elogia pubblicamente l'occupazione abusiva, cioè la violazione di un bene pubblico o privato. Una parlamentare che dovrebbe difendere la legalità, e invece benedice il reato. Ma ci rendiamo conto?
Siamo arrivati al punto che chi pretende rispetto della legge è il colpevole, mentre chi vive fuori da ogni regola è la vittima da compatire. No, Sofia. Tu hai ragione. Questo Paese ha bisogno di una cosa sola: ritrovare la cultura del limite. Il diritto alla casa non è il diritto al quartiere fighetto, né alla comodità personalizzata.
È un diritto da esercitare con dignità, dentro le regole. Chi le viola, va sgomberato. Punto.
E se gli offri una soluzione dignitosa e la rifiuta? Bene. A quel punto, si arrangia. Come fanno milioni di italiani, ogni santo giorno, senza abusare, senza occupare, senza lamentarsi. Senza pretendere. Senza calpestare il diritto altrui. Senza piagnistei. E senza violenza.