Gas, Draghi spinge l'asse dei Paesi mediterranei contro le rigidità di Berlino

A Roma, summit tra Italia, Spagna, Grecia e Portogallo "Sì a una gestione comune del mercato dell’energia". D’accordo anche la Polonia

Gas, Draghi spinge l'asse dei Paesi mediterranei contro le rigidità di Berlino

A l di là delle dichiarazioni pubbliche e dell'ottimismo di facciata di quasi tutti i 27 leader dell'Ue, il Consiglio straordinario di Versailles della scorsa settimana si è risolto con un sostanziale buco nell'acqua. L'Europa, infatti, non è stata in grado di tirare le file di una crisi energetica che è alle porte. E l'unità d'intenti e la determinazione registrate nella risposta comune all'invasione russa dell'Ucraina non sono diventate le armi con cui combattere insieme quelle che Draghi definisce le «nostre crisi». Emergenze, dice il premier, che vanno «risolte» al più presto per «tutelare le economie europee dalle conseguenze della guerra», in particolare «dai rincari energetici». Sul punto, invece, l'Ue ha scelto di prendere tempo, imballata dal tradizionale braccio di ferro tra Paesi mediterranei e falchi del Nord. Quello, per capirci, che caratterizzò per mesi il muro contro muro sui fondi per il Recovery plan.

Stesso schema, identiche contrapposizioni e consuete rigidità. Nonostante, non è un dettaglio, le conseguenze economiche della guerra voluta da Putin siano già da settimane sotto gli occhi di tutti. E nonostante questa volta, come invece accadde tra febbraio e marzo del 2020 con l'emergenza Covid, nessuno possa davvero illudersi che non ci saranno ricadute. Anche per questo, forse, il fronte mediterraneo ha deciso di giocare d'anticipo. E ha scelto di riunirsi ieri a Roma, a Villa Madama. Un summit a quattro, con Draghi, il premier spagnolo Sanchez, il portoghese Costa e - in collegamento da Atene, causa Covid - il greco Mitsotakis. Un incontro, riconosce pubblicamente l'ex numero uno della Bce, voluto da Sanchez e che ha l'obiettivo di formalizzare una convergenza d'interessi intorno ad alcuni obiettivi chiave: tenere saldamente in piedi un governo europeista e battersi insieme per acquisti e stoccaggi comuni di energia. Tutti punti su cui si dice «fortemente» d'accordo anche il premier polacco Morawiecki. Bisogna «convincere» i Paesi dell'Ue che «hanno esigenze diverse dalle nostre», spiegano i quattro primi ministri nella conferenza stampa a Villa Madama. Perché, spiega Sanchez, l'unità europea è stata forte nella risposta alla «guerra di Putin», ma deve esserlo altrettanto «davanti alle conseguenze economiche» dell'aggressione russa. Serve, insomma, «una risposta unitaria» alla crisi energetica. Che, sul tema specifico, superi la dichiarata ostilità di Berlino e le note perplessità di Parigi.

È questo il non detto pubblico del summit di ieri, il motore principale di un vertice che ha l'obiettivo di creare un fronte compatto in vista del Consiglio europeo della prossima settimana. Lo dice chiaramente Costa, che auspica che il summit di Bruxelles del 24 e 25 marzo «non sia una riunione in cui tutti rinviano» come accaduto in Francia, ma un vertice «in cui si prendono finalmente decisioni effettive». Perché, spiega Mitsotakis, «l'emergenza del gas è un pericolo che minaccia la ripresa» e «può risvegliare l'incubo del populismo». Per questo, dice Draghi, bisogna «intervenire subito», fare «immediatamente» qualcosa di «sostanziale».

Ieri sera il Consiglio dei ministri ha approvato un altro pacchetto di misure per far fronte al caro prezzi dell'energia, ma è evidente che un cambio di passo vero lo si può ottenere solo con un unico fronte europeo. «Stoccaggi comuni - spiega Draghi - consentono di proteggerci a vicenda in caso di shock isolati. Acquisti comuni ci permettono di avere un peso negoziale migliore».

E ancora: bisogna «imporre un tetto al prezzo d'importazione del gas» e «separare il mercato dell'elettricità da quello del gas». Problemi - è il messaggio di Italia, Spagna, Portogallo e Grecia - di cui Germania e Francia devono farsi carico.

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