Stranieri che assumono stranieri, come badanti o collaboratori domestici, con l'unico scopo di far ottenere loro il permesso di soggiorno (o il rinnovo dello stesso), salvo poi licenziarli, non potendo garantire uno stipendio e tanto meno il versamento dei contributi. Insomma, una truffa in piena regola, che ha visto finire sotto inchiesta, in provincia di Imperia: 55 extracomunitari, in prevalenza nordafricani, accusati a vario titolo di violazioni della normativa sugli stranieri, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, inosservanza dei provvedimenti dell'autorità e truffa aggravata.
Nei guai, in particolare, sono finiti: 30 uomini e 8 donne, come soggetti assunti; e 14 uomini e 3 donne, nel ruolo di "datori di lavoro". L'indagine, battezzata "Ombra", è decollata nel 2018, condotta dai carabinieri dello Stazione di Sanremo con l'Ispettorato del Lavoro e coordinata dalla Procura di Imperia.
Da un'accurata analisi documentale, unitamente a controlli incrociati, gli investigatori hanno notato come diversi lavoratori venivano licenziati per “giusta causa oggettiva”. Quest'ultima riconducibile a ragioni inerenti all’attività produttiva, all’organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di essa”.
La realtà, tuttavia, era ben diversa e il lavoratore che, nel frattempo, aveva avviato le pratiche per ottenere il permesso di soggiorno, veniva lasciato a casa per l’impossibilità da parte del datore di erogare, o continuare a erogare, al dipendente lo stipendio e garantire il pagamento dei premi assistenziali e previdenziali. Ma non è tutto.
Alcuni lavoratori, oltre al permesso di soggiorno, erano riusciti a ottenere anche le indennità a sostegno della famiglia erogate dallo Stato e previste dalla normativa in materia di legislazione sociale. Ad esempio l’assegno per il nucleo familiare: prestazione economica a sostegno della famiglia erogata dall'Inps ai nuclei familiari dei lavoratori.
Quindi, l'assicurazione sociale per l’impiego, un sussidio erogato a domanda dell’interessato. E' concesso ai lavoratori dipendenti che abbiano perduto involontariamente l’occupazione (come nel caso del licenziamento per giustificato motivo), il cui requisito necessario è un anno di contribuzione dovuta dal datore di lavoro anche se non versata. L'indagine ha dimostrato come alcuni rapporti di lavoro domestico e le relazioni professionali fossero inverosimili nella sostanza, benché formalmente ineccepibili. La capacità reddituale del datore di lavoro domestico, infatti, era insufficiente per poter corrispondere uno stipendio al dipendente.
E poi c'erano: l'assenza di una idonea documentazione attestante l’avvenuta retribuzione al lavoratore domestico; l'inadempienza contributiva; la mancata esibizione della
documentazione chiesta ai datori di lavoro e, soprattutto, la prossimità alla scadenza del permesso di soggiorno del lavoratore domestico il quale, per poter restare sul territorio nazionale, necessitava di un rapporto d’impiego.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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