Attacco alla moda italiana. I francesi ci riprovano

"Fashion Week di Milano: cronaca di un fiasco annunciato". Ecco il titolo sprezzante sparato ieri da Le Figaro con un articolo velenoso e pieno di errori scritto da Emilie Faure

Attacco alla moda italiana. I francesi ci riprovano

«Fashion Week di Milano: cronaca di un fiasco annunciato». Ecco il titolo sprezzante sparato ieri da Le Figaro con un articolo velenoso e pieno di errori scritto da Emilie Faure, seconda firma di moda del celebre quotidiano francese. La giovane collega che in genere sigla i pezzi sulle sfilate minori, stavolta usa la penna come un fucile a pallettoni per rimettere a posto noi cugini d'Oltralpe che oltre a essere degli inguaribili casinisti, abbiamo anche la pretesa di fare moda. Il che è davvero troppo essendo il prét-à-porter una cosa francese come quel famoso pittore Léonard che ogni anno porta milioni di visitatori al Louvre per guardare negli occhi una certa Gioconda. Peccato che in Italia ci sia una cosa chiamata manifattura di cui i marchi del lusso francese non possono fare a meno altrimenti il Gruppo LVMH (Louis Vuitton Moet Hennessy) non avrebbe aperto la fabbrica di occhiali Thelios a Longarone, quella di Celine a Radda in Chianti mentre Gucci che appartiene al Gruppo Kering di François Henri Pinault, ha un immenso quartier generale alle porte di Firenze. Il primo colpo di Le Figaro ha un bel ritorno di fiamma contro l'improvvisata giustiziera che ricorda la sfilata a porte chiuse di Armani del 23 febbraio come l'inizio dei nostri presunti disastri. «È stata la prima volta in assoluto» sentenzia EF dimenticando che nel marzo 1998 successe la stessa cosa. Allora Re Giorgio decise di sfilare senza pubblico sotto il mega tendone allestito sul sagrato di Saint-Sulpice perché la Prefettura di Parigi aveva emesso un inspiegabile e dispettoso veto. Stavolta invece la decisione è stata presa dall'intelligente prudenza del più famoso stilista del mondo. Da qui in poi i tiri mancini si moltiplicano. Secondo Le Figaro l'Italia è entrata in lockdown qualche ora dopo lo show di Armani, ovvero 15 giorni prima di quel drammatico 9 marzo. Le porte di Milano sono rimaste chiuse per mesi (come negarlo) ma, guarda caso, adesso il calendario delle sfilate si è arricchito di nomi come Valentino e Redemption solitamente in carico a Parigi. In realtà la «dolce» Emilie ce l'ha con il decreto ministeriale che impone il test a chi entra in Italia dalla Francia dove ieri si registravano oltre 13.000 casi di Covid. Stupende le reazioni dei nostri capitani coraggiosi.

«Mi spiace questa storia, perché è un bene ricominciare in modo corretto come stiamo facendo qui» ha detto Luigi Maramotti, presidente di Max Mara.

«Noi abbiamo scelto di non sfilare ma riceviamo di persona stampa e compratori, perché la presenza fisica in totale sicurezza serve a garantire il senso della magia» incalza Nicoletta Spagnoli presidente e amministratore delegato di Luisa Spagnoli. Per noi l'unico commento possibile è in romanesco: «Rosiconi!».

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