Eravamo sorpresi che Tiziana Panella, anfitriona lo scorso anno di Coffee break, programma mattutino de La7 dedicato all'attualità (cioè un talk show), fosse scomparsa dal video. E ci domandavamo perché. Giubilata da Urbano Cairo? Impossibile. La signora faceva buoni ascolti ed era giudicata capace. E allora? Rieccola. Sempre sulla stessa emittente, ma nel primo pomeriggio. Stando alle prime puntate della nuova trasmissione (titolo: Tagadà, che poi vuol dire giostra), l'audience non è sfavillante, ma neanche da buttare, data l'ora in cui si presume che davanti al televisore siedano prevalentemente pensionate e casalinghe, qualche studente svogliato e alcuni malati, speriamo non gravi ai quali comunque auguriamo buona guarigione.Tiziana si conferma abile e, aggiungiamo, piacente, auspicando che la femminista nascosta (mica tanto) in lei non si offenda. Si sa mai. Una volta, se facevi un complimento di carattere estetico a una signora, questa ne era contenta, adesso magari ti accusa di essere sessista e di non rispettare le donne. Bisogna essere prudenti e chiedere anticipatamente scusa. Dando vita a Tagadà, La7 si è rafforzata nel campo dell'informazione, dove già brillava con vari format: L'Aria che tira e Otto e mezzo (quotidiani), La Gabbia, Ballarò eccetera senza contare lo spettacolo di Crozza, diventato un appuntamento imperdibile. Tornando a Tiziana Panella, merita segnalare che ella è molto attenta nella scelta dei temi che vanno per la maggiore, cosicché le discussioni tra i soliti immancabili ospiti sono - supponiamo - interessanti per il pubblico cui il «prodotto» si rivolge. Mercoledì scorso la conduttrice, bontà sua, mi ha invitato accogliendomi con grande cortesia, e gliene sono grato. Quanto agli argomenti trattati, non certo originalissimi, sottolineiamo che erano e sono quelli dei quali si parla in questo periodo nelle case, negli uffici, nei bar: le unioni civili (spacciate per matrimoni fra omosessuali) in procinto di essere approvate dal potere legislativo, e il cosiddetto linguaggio politicamente corretto. E qui è saltata fuori l'anima vagamente di sinistra non solo di Tiziana, ma anche della quasi totalità dei presenti in studio. Infatti, la brava intrattenitrice e giornalista, mi ha subito interpellato sui gay, nella convinzione che io fossi contrario all'ufficializzazione delle coppie non etero. Errore. In effetti sono da tempo persuaso sia opportuno che l'Italia si adegui al costume europeo, che prevede appunto le citate unioni civili. Ci mancherebbe altro. Mi sono poi limitato a un'osservazione: ormai gli omosessuali sono i soli che hanno il desiderio di sposarsi: lo realizzino pure, che ci importa? Agiscano come credono, anche se non sanno a che cosa vanno incontro.Si dà il caso che gli eterosessuali preferiscano convivere, evitando cerimonie vincolanti in municipio o in chiesa. La minoranza dei fidanzati che predilige il classico sposalizio si espone precocemente al pericolo di divorziare o di separarsi, ciò che comporta spese enormi, problemi per la prole eccetera. Il mio intervento non è stato gradito, ma me ne sono fatto una ragione. Ancora meno gradito, il discorso che ho pronunciato sul politicamente corretto. Panella e i suoi ospiti pensano che sia necessaria una legge per moderare i termini, dato che le parole feriscono più delle pietre.
Nulla di più sciocco. La guerra va dichiarata ai concetti, non al vocabolario. Si deve potere dire Ada Negri, non Ada Neri. Il turpiloquio è altra faccenda. Le persone educate non lo usino. Ma non lo si può proibire per decreto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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