In aula col cellulare La scuola si arrende alla telefoninocrazia

Il sottosegretario all'Istruzione Faraone, impugnando la fiaccola dell'Illuminismo con l'aria del Prometeo che combatte la sorda oscurità dell'ignoranza, annuncia: «Basta proibizionismo. Lo smartphone può avere accesso nelle aule».

Di che si tratta?

Per molti che lo hanno sentito nominare e magari lo usano ma non sanno che si chiama così, ne riporto la definizione: «Lo smartphone, o telefono intelligente, cellulare intelligente, telefonino multimediale, è un telefono cellulare con capacità di calcolo, di memoria e di connessione dati molto più avanzato rispetto ai normali telefoni cellulari, basato su un sistema operativo per dispositivi (...)

(...) mobili». Favoloso. Nessun limite, nessun muro del Brennero. Ora entra in classe. Certo, ci saranno circolari dove si spiega che si può accendere però senza suoneria e con il filtro innestato per impedire l'accesso ai siti porno. Ci sarà l'obbligo di connettersi e di porre domande a Renzi durante le sue dirette multimediali. Insomma: una follia.

Non lui, il povero smartphone che mi fa pena e vive una vita stressatissima per un annetto e poi va in discarica peggio di un allenatore del Palermo. Ma è un delitto promuoverne l'uso perenne, devastante, totale. Infatti è ovvio quello che accadrà: si chiama imperativo tecnologico, e qualche arzillo professore di filosofia potrà spiegarlo al Faraone: ciò che è reso possibile dalla scienza e dalla tecnica e consentito dalle autorità diventa obbligatorio.

Qui non si è contro l'innovazione e la digitalizzazione. Sto scrivendo appunto usando una cosa che mi è stato specificato essere appunto una sottocategoria, sia pure démodé, di smartphone. Ma oggi la digitalizzazione è dovunque, si è insinuata come un serpente grigio che impedisce di guardarsi in faccia, di incontrare l'altro, il maestro e l'amico, nella sua stupida e stupenda materialità. Da strumento, da elettrodomestico, il super/cellulare si è elevato a nostro sostituto e dominatore.

Questa estate i genitori saranno tormentati dalla richiesta di prendere quello più bello, più nuovo, più caro; in vista del referendum, il governo elargirà il bonus apposito, mancia tecnologica ai ragazzi e rispettive famiglie nonché carezza ai poteri forti del web.

A messa, a confessarsi, tutto per email e l'ostia per tutti con la stampante 3D. E il battesimo con lo smartphone che resiste all'acqua.

Il colto Faraone, promuovendo lo smartphone, dice di voler dare un colpo definitivo al luddismo, ossia ai proseliti del movimento ottocentesco che

distruggeva le macchine perché toglievano lavoro alla gente. Ma il vero luddismo oggi è quello che, con tablet a connessione permanente, annienta la macchina umana per paura che rubi lavoro agli smartphone.

Renato Farina

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