Cronache

Le baby gang che terrorizzano la Lombardia tra aggressioni e rapine

Il fenomeno delle baby gang rischia di diventare una nuova emergenza in Lomabardia. Ecco come operano

Le baby gang che terrorizzano la Lombardia tra aggressioni e rapine

Salgono sui tram che arrivano dalle periferie o sui treni regionali, sono spesso privi di biglietto e incuranti della presenza di controllori, salgono sui mezzi con la sigaretta accesa, la bottiglia di birra o di vodka e lo sguardo di sfida, molti di loro sono convinti del fatto che in quanto minorenni tutto è concesso. Sono gruppetti di ragazzini, possono andare dai due fino alla dozzina, perché è il numero che da loro il coraggio per perpetrare le malfatte, visto che da soli non ne avrebbero la forza.

Non si dedicano solo ad atti vandalici ma deridono e insultano i passanti, bivaccano nei fast food e infastidiscono i clienti prima di essere allontanati dalla sicurezza, ma vanno anche ben oltre per aggredire e rapinare i loro coetanei, queste sono le attività predilette delle baby gang metropolitane, composte da ragazzi di età che può variare dai 13 ai 19 anni circa, italiani e stranieri, non tutti necessariamente provenienti da famiglie disagiate.

Nei primi due mesi del 2019 sono già stati segnalati diversi casi, come quello del 21 gennaio, quando un gruppetto composto da un egiziano di 19 anni, da un italiano e da un marocchino entrambi 17enni avevano rapinato ben sette ragazzini tra i 14 e i 17 anni in zona Monforte.

Il giorno seguente i tre erano stati individuati in corso Torino da una pattuglia della Polizia e, una volta posti in stato di fermo, avevano ammesso di far parte di un gruppo di rapinatori. I tre soggetti in questione provengono da famiglie normalissime e agivano in diverse zone della città e armati di coltello facevano razzia di contanti, telefonini e scarpe di marca.

Il 9 febbraio invece un diciassettenne egiziano, da solo in Italia e già noto alle forze dell’ordine, assieme a un italiano di 15 anni aveva avvicinato due minorenni alla fermata della metropolitana di Cimiano; i rapinatori avevano mostrato loro un coltello e il calcio di una pistola, rivelatasi poi a salve, facendosi consegnare telefonini e contanti. I due sono poi stati individuati e fermati dagli agenti che hanno anche ritrovato gli indumenti e le armi utilizzate per il colpo.

A fine gennaio il Tribunale dei Minori di Milano emetteva poi ben 17 misure di custodia cautelare nei confronti di componenti di una baby gang che operava tra Como e la Provincia. I reati contestati sono furto, rapina, danneggiamento, ricettazione, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.

Il gruppo era composto da giovanissimi di età compresa tra i 14 e 17 anni (quattro di 14 anni, cinque di 15 anni, quattro di 16 anni, due di 17 anni e un 18enne che al momento dei fatti non era ancora maggiorenne. Insieme a loro anche un 13enne di origine straniera che la famiglia aveva fatto rientrare in patria). La maggior parte dei ragazzi proveniva da Como, mentre altri da Cantù, Lipomo, Cernobbio e Montano Lucino. Uno degli arrestati è anche scappato dalla comunità dove era stato collocato, a Peschiera Borromeo ed è dunque stato trasferito al carcere minorile “Beccaria” lo scorso 21 febbraio.

Numerosi i casi segnalati anche nel 2018, come quello del 1° dicembre quando quattro ragazzini nordafricani (tre 17enni e un 18enne) hanno aggredito e rapinato due ragazzi poco più che ventenni in via Corrado II il Salico attorno alle 4:30 di mattina.

A inizio ottobre 2018 i Carabinieri di Desio sgominavano una baby gang composta da due italiani di 15 e 16 anni, un egiziano 17enne e un marocchino di 16; il gruppo è accusato di aver messo a segno ben cinque aggressioni a scopo di rapina, tra marzo e agosto, picchiando anche una guardia giurata che li aveva scoperti mentre cercavano di trafugare una lattina di Red Bull dal supermercato.

Un mese prima i Carabinieri di Corsico arrestavano una gang composta da ragazzini e ragazzine che avevano messo a segno diversi colpi nei confronti di loro coetanei ma anche nei confronti di uno studente universitario sul treno Albairate-Saronno e di un uomo, un cittadino marocchino residente a Seregno al quale era stato rubato anche la tessera bancomat.

Le tecniche di assalto della gang cambiavano a seconda del target: in alcuni casi erano le ragazzine, tramite ammiccamenti, a convincere le vittime (prevalentemente coetanei in questi casi) a mostrare il telefonino o il portafogli, poi a quel punto intervenivano i maschi che accerchiavano e derubavano il malcapitato. In altri casi i ragazzi mostravano coltelli e minacciavano la vittima di turno per farsi consegnare il bottino.

A maggio 2018 quattro ragazzini (tre minori italiani e un 18enne sudamericano) avevano massacrato di botte e mandato in coma un uomo di 56 anni che li aveva rimproverati per il rumore che stavano facendo con i motorini a tarda ora. I Carabinieri, grazie alle testimonianze, erano poi riusciti a risalire alle identità dei soggetti coinvolti e ad arrestarli.

Il fenomeno delle baby gang continua ad essere un problema in Lombardia, non soltanto per la frequenza dei casi, parecchi dei quali non vengono neanche denunciati se non sconfinano in vere e proprie aggressioni o rapine, ma anche per la crescente violenza con la quale questi gruppetti operano.

I target prediletti possono essere i loro coetanei (in parte perché magari più restii a denunciare) ma non è una peculiarità distintiva in quanto questi gruppetti aggrediscono chiunque se ritengono che le condizioni siano ottimali e se credono di poter farla franca.

Commenti